Riassumiamo, in questo paragrafo, gli eventi che portarono alla stipula del Patto di Gemellaggio tra Buttigliera Alta
e Jougne, il 12 settembre 1981, con l’intenzione di restituire
alla memoria della nostra comunità uno dei passaggi fondamentali della sua evoluzione civica e sociale. La fonte delle
informazioni, a cui rimandiamo per gli approfondimenti, è
il libro di Riccardo Dosio “Ferriera: una fabbrica, un paese”.
Il Patto di Gemellaggio tra Buttigliera e Jounge fu molto di più di un atto formale che, come ben definito da un
settimanale francese dell’epoca (l’Est Republicain), fu un
“marriage d’amour”, un “matrimonio d’amore”, basato su
“rapporti di sangue”, di filiazione, ancora oggi ben evidenti
nell’urbanistica del paese, con il nucleo storico del villaggio
operaio tutto conservato; nei cognomi francesi di alcune famiglie ancora residenti e ricordati nella toponomastica, con
la piazza centrale dedicata a Jougne e una via intitolata ai
Vandel.
Il primo contatto tra le due comunità, dopo 80 anni dal ritorno dei Vandel, gli industriali fondatori di Ferriera, in Francia,
fu nel settembre del 1979, su iniziativa dello storico cittadino
Riccardo Dosio, che volle recarsi, insieme ad altri tre amici, a
Jougne, per concludere le ricerche sul libro che stava realizzando sulla storia
di Ferriera. Poté
vedere la Ferriere
Sous Jougne, già
allora sito produttivo abbandonato,
e Jougne, centro
svuotatosi, dopo
la chiusura della fabbrica, basato sull’economia turistica invernale, per la
stagione sciistica, ed estiva.
Durante questi due giorni, Dosio incontrò l’amministrazione
di Jougne, l’allora sindaco Marcel Parriaux e, da una battuta
di Victor David, erede di una delle famiglie francesi emigrate
nel 1891, compagno di viaggio di Dosio, si lanciò l’idea di
stringere un “patto di amicizia” tra i due paesi.
I contatti proseguirono: nell’ottobre del ’79, Dosio avviò un
rapporto epistolare con le due figlie di Julien Vandel: Odette e
Sabine, residenti a Parigi, ma nate a Ferriera (1899 e 1900),
nella casa dirigenziale di corso Susa. Le sorelle risposero
con entusiasmo, dimostrando vivo interesse a ricordare e
onorare l’impresa industriale del padre.
Le sorelle Vandel visitarono Ferriera nel settembre del 1980
e, nell’occasione, ottennero dall’Amministrazione Comunale, presieduta dal sindaco Paolo Monte, la cittadinanza onoraria buttiglierese.
Nel marzo del 1981, una delegazione istituzionale del Consiglio Comunale buttiglierese si recò a Jougne, per definire
i termini del gemellaggio, che fu sottoscritto a Buttigliera
il 12 settembre 1981, alla presenza dei due sindaci Marcel
Parriaux e Paolo Monte, delle sorelle Vandel e di una vasta
rappresentanza delle associazioni e della società civile delle
due comunità.
Nel giugno del 1982, un’ancora più nutrita delegazione buttiglierese, restituì la visita ai gemelli di Jougne.
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Speciale Gemellaggio Ferriera compie 130 anni. Riassumiamo, in questo paragrafo, gli eventi che portarono
alla fondazione di una delle parti più importanti del territorio buttiglierese: Ferriera con l’intenzione di restituire alla
memoria della nostra comunità uno dei passaggi fondamentali della sua evoluzione urbanistica, economica e sociale. La
fonte delle informazioni, a cui rimandiamo per gli approfondimenti, è il libro di Riccardo Dosio “Ferriera: una fabbrica,
un paese”.
Ferriera compie 130 anni dalla sua
fondazione, avvenuta nel corso
dell’anno 1891, per opera di una famiglia di imprenditori francesi, i Vandel,
emigrati, con le loro maestranze, nella
zona già allora chiave di cerniera tra la
fine dalla valle alpina di Susa e l’inizio dell’area metropolitana torinese.
Gli eventi che si intende qui riassumere sono accaduti in un
frangente storico molto differente dall’attuale: l’Italia, da
esattamente 30 anni, dopo la stagione risorgimentale, si è
unificata; regna Umberto I. All’epoca, Ferriera, chiamata con
il toponimo “Calatti”, era un’area completamente di campagna: una vasta pianura, stretta tra il fiume Dora e la neonata
ferrovia del Frejus. Le motivazioni che spinsero Julien Vandel
a scegliere la zona più settentrionale del territorio comunale di Buttigliera Alta, a 350 chilometri da Jougne furono: la
vicinanza alla Francia, ben collegata dalla strada del Moncenisio e dalla ferrovia del Frejus, e la vicinanza alla Dora,
fonte di energia idraulica. I Vandel volevano accrescere il
loro mercato italiano e a Jougne non erano riusciti a ottenere
un collegamento diretto con la ferrovia Parigi – Lione. Julien
si interessò subito alla struttura del Mulino, perché all’edificio era legata la concessione di captazione dell’acqua dalla
Dora. Contattò quindi il gestore dell’epoca, il mugnaio Domenico Goffi (i Goffi avevano acquisito dai Carron il mulino
e il diritto di captazione appena dieci anni prima, nel 1880),
e si accordò per la vendita, avvenuta il 25 aprile 1891. Forte
del diritto di captazione delle acque della Dora, Julien iniziò
a far scavare un nuovo canale, che avrebbe fornito energia
alle macchine del futuro stabilimento. Nel frattempo, prese
i contatti con la famiglia Carron, rappresentata dalla contessa Clementina, per acquistare i terreni su cui costruire la
fabbrica e un villaggio per le maestranze. Clementina Carron, secondo lo spirito che la contraddistingueva, comprese
subito l’importanza dell’arrivo di un sito produttivo per le
popolazioni dei dintorni: occupazione e crescita economica.
E così, il 19 maggio 1891 Julien Vandel firmò l’atto notarile
che gli concesse l’appezzamento tra il canale del Mulino, la
ferrovia, Cascinetta e Casa Tabone. Iniziò dunque la costruzione dello stabilimento, a nord della strada del Moncenisio,
che inizialmente produceva chiodi per scarpe, punteria e fil
di ferro. Le macchine erano alimentate da tre turbine ad acqua. Sempre a nord dell’attuale corso Susa, adiacente al sito
produttivo, c’erano la direzione dell’azienda, gli uffici e uno
spaccio con forno per il pane. A sud della strada del Moncenisio, Vandel realizzò invece la parte residenziale di Ferriera: un villaggio per ospitare tutte le maestranze necessarie
al funzionamento dell’azienda. Furono costruite la villa per
la famiglia Vandel e sei case per gli operai, a cavallo dell’attuale via Ferdinando Gatta. Tutto era pronto per accendere
i motori e, a fine 1891, dalla Francia, arrivò una colonia di
quasi 400 immigrati tra operai, impiegati, panettieri, domestici, sorveglianti, muratori, falegnami, meccanici, cuochi,
magazzinieri, carpentieri. A questi, si aggiunse una ventina
di Italiani, assunti in loco. Il primo nucleo di Ferriera era formato quindi da 401 persone, suddivise in 92 famiglie di cui
83 francesi e 9 italiane.