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SOMMARIO.
/ . Undicesiina Gita sociale fQita di chiìisitra), 2. Il nostro Concorso
Fotografico, — 3. Necrologie. — 4. Itinerari nelle prealpi.
Undicesima Gita Sociale – 4 Novembre 1906.
(Gita di Chiusura delVannata 1906)
RIVOLI E SANtANTONIO Di RANVERSO
(Valle di Sùsa)
Aqno VII! — TORINO, 26 OTTOBRE 1906 — H. H ^
L’Escursionista
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SOMMARIO.
/ . Undicesiina Gita sociale fQita di chiìisitra), 2. Il nostro Concorso
Fotografico, — 3. Necrologie. — 4. Itinerari nelle prealpi.
Undicesima Gita Sociale – 4 Novembre 1906.
(Gita di Chiusura delVannata 1906)
RIVOLI E SANtANTONIO Di RANVERSO
(Valle di Sùsa)
ITINERARIO e PROGRAMMA
Partenza Ferrovìa Torino-Rivoli ore 14,15. – Arrivo a Rivoli ore 14,50 - A piedi a Sant’Antonio di Ranverso – Arrivo ore 16 – fermata 314 d’ora
per la visita alla Chiesa sotto la guida artistica del (“av. Ing. Riccardo
Bravda – Ritorno a Rivoli ore 18 – Pranzo, ore 18.15 all’Albergo della
Sirena – Partenza per Torino, ore 21.30 circa^ con treno speciale – Arrivo
a Torino, ore 22.
Spesa complessiva L. 4,50.
AVVERTENZE
- Tja gita avrà luogo qualunque tempo faccia alla partenza.
- Le iscrizioni si ricevono alla Sede dell’Unione nelle ore serali dei
giorni feriali fino alla sera di Venerdì 2 Novembre. - La minuta del pranzo è visibile all’albo sociale.
(jiiida Artistica: ^Direttori:
Ing. Cav. RICCARDO BRAVDA. BERRLTO DOMI-NTCO – RAPETTI GIOVANNI.
LESCURSI0NISTA SANT’ANTONIO DI RANVERSO Fra i più splendidi esemplari Piemontesi dell’arte della terra cotta, va annoverata certamente la facciata della chiesa di Sant’Antonio di Ranverso. Quest’edizio possiede parecchi segni caratteristici, che non possono sfuggire alla memoria di chi, anche una sola volta, ha potuto osservarlo; e, fra questi, il remoto sito dov’è innalzato, accanto al paesello di Rosta (presso Rivoli), sull’antica strada che da Torino conduceva ad Avigliana e Susa; e la facciata straordinariamente ricca di decorazioni in cotto. Le impronte d’età diverse lasciate sul monumento e qualche prova tratta da documenti e tradizioni, indicano lunga assai l’istoria di questo prezioso avanzo dell’epoca di mezzo, che sarebbe sicuramente interessante di conoscere; ma poiché non mi fu possibile trovare documenti autentici, ne lascio lo studio ai ricercatori di antiche carte, alhnchè riesca di aiuto all’architetto, al quale non è dato che l’esame delle singole parti architettoniche, nei varii periodi costrutte. Citerò solo quanto ci narra il Mella, il più dotto, diligente e benemerito fra gli scrittori di monumenti piemontesi, parlando dell’Abbazia e chiesa di Sant’Antonio di Ranverso (i). a Vuoisi che questa Abbazia sia stata fondata nel 1156 dai monaci « ospitalieri di Sant’Antonio, venuti da La Motte Saint-Didier di Francia « e che la chiesa sorgesse successivamente nel 1188 al tempo del beato « Umberto 111 di Savoia, che fu largo di soccorsi a quei monaci ». Non si hanno che poche traccie dell’antica costruzione corrispondenti alle epoche suindicate. Ricordando però che quasi tutti gli edihzi che hanno lungo tempo servito agli usi delle popolazioni, ricevettero dalle generazioni che si succedettero le impronte del loro passaggio, con aggiunte e modificazioni, questa fabbrica puossi ben dire fortunata, giacche vissuta in tempi abbastanza armonici fra di loro, fu abbandonata nel periodo barocco, nel quale tali edilìzi furono completamente svisati, epperciò non ebbe addizioni troppo discordanti dal suo primitivo impianto. E se guasto vi fu, questo risale^ purtroppo, ad epoche da noi non molto lontane. La chiesa attuale presenta un quadrilatero di forma basilicale, diviso longitudinalmente in tre navi complessivamente di m. 16 nella media sua irregolare larghezza. L’orientazione è quasi perfetta. (1) Alti (lellii Socielà <ìi Arduoloijìd >• Ilcllc .irli /icr In /’ntrunia ili Turino, vuliiin^
L ESCURSIONlàtA 3
La sua facciata si scorge oggidi con minore altezza di quella che fosse
allorché venne edificata, giacché è dessa interrata di ben oltre un metro;
e tale altezza fu da me verificata allorché, facendo il rilievo del l’intero
edifizio, ebbi ad eseguirne lo scavo, che mi permise di rinvenire le basi
delle colonnine che ne decorano il prospetto^ nonché l’antico gradino
pel quale si ascendeva al pronao, mentre ora bisogna discendere per
visitarlo.
Questo pronao, davanti al quadrilatero della Chiesa, é un rarissimo
esemplare del quale non si può scorgere la primitiva bellezza, giacché
trovasi rinserrato da mura, porte e cancelli, che ne impediscono l’accesso.
Nell’esame dell’insieme di questa fabbrici, riescono ben distinti i tre
periodi principali, nei quali fu costrutta, abbellita e riparata.
L’interno ed il pronao si possono far risalire al principio del secolo
Xir\ La facci.ita, senza alcun dubbio, fu eseguita posteriormente, ed al
certo sullo scorcio del secolo WV^ e fu poi riattata nei primordi del
secolo XV°.
La rassomiglianza dei capitelli in pietra con quelli delle costruzioni
coeve, esistenti nella vicina Avigliana ed alla Sacra di vSan Michele, ci ‘
può indicare a un dispresso l’epoca nella quale furono scolpiti. Quelli
posati sulle svelte colonne dell’interno, sono a foglie, taluni ricordano
quelli a cubo del periodo lombardo, ed altri arieggiano i capitelli corinzii
dell’epoca romana, quelli invece situati sulle tozze colonne del
pronao, sono scolpiti con mostri, foglie, teste di monaci e di animali,
stranamente intrecciati. Non mi soffermo a discutere sul simbolismo che
molti attribuiscono a queste decorazioni. Certo si è che la fantasia degli
artisti di quell’epoca era tale, e tanta era la libertà loro concessa, che
non di sole foglie, ma di mostri d’ogni forma si servivano, pur di rendere
ricca la scoltura decorativa. Non è il simbolismo che deve cercarsi
in quelle composizioni, bensi la fantasia e l’originalità che in esse spicca
maestrevolmente.
Le lussureggianti ornamentazioni in cotto della facciata non hanno
riscontro nei paesi circostanti, e sono, per la maniera colla quale vennero
modellate del pii^i bel periodo gotico che abbia fiorito in Piemonte
sulla fine del secolo XIV”.
I colonnini a tortiglione alternati colle fascie formate di mattoni sovrapposti
ed ornate a fogliami girati, fiori e frutta rendono animati i
fianchi delle cuspidi principali e ne sono il fondamentale ornamento.
E degna di nota la cornice orizzontale sulla quale poggiano le finestre
di mezzo e che viene intercettata dalle tre ghimberghe^ e quella terminale
ad archetti intrecciati.
L’ESCURSIONISTA
L’uso invalso in Piemonte di dipingere le facciate delle chiese con
fascie, bozze, od altro a chiaroscuro, ci fornisce la data importante, nella
quale fu riattato questo edilizio, il principio cioè del secolo XV”.
Imperocché a quell’epoca si fanno risalire le facciate della chiesa
parrocchiale di Andorno e quella di San Sebastiano di Biella, le pitture
esterne delle quali tanto ricordano quella ricchissima di Sant’ Antonio.
Per certo in quell’epoca fu adattato quel tettuccio il quale, se molto
ha giovato a conservare le decorazioni delle cuspidi assai sporgenti, toglie
però molto effetto all’elevazione della facciata.
La chiesa è partita, come dissi, in tre navate. Quella centrale, misura
m. 21,50 in lunghezza e m. 6,70 in media larghezza ed è divisa
dalle altre due, mediante archi a sesto acuto, alcuno dei quali impostato
sul pavimento. Le dimensioni delle navate laterali variano assai fra di
loro. Quella a destra è pii^i larga, forse per ragione di maggior spazio
concesso, non credo per ragione simbolica, come si volle da taluno attribuire
all’architetto.
1 campi delle navi sono coperti con volte a crociera le cui costole,
evidentissime, partono, talune dai piedi dei pilastri croci formi, tal altre,
dall’abaco del capitello delle colonne. Le serraglie degli archi, in pietra,
al pari delle costole, portano scolpito il Tau. simbolo dei frati Antoniani,
che si vede pure eseguito in ferro sui pinacoli delle cuspidi e su
quelli della parte superiore della facciata.
Importante assai come costruzione è l’abside, tanto internamente
quanto all’esterno. N’uolsi però lamentare che un muro fronteggiante la
strada ne deturpi la visuale esterna, e che una moderna decorazione in
stile così detto gotico ne scemi la maestà dell’interno, e forse ne nasconda
le antiche pitture, che certamente vi esistevano, poiché ancor si
riesce a scorgerne sotto l’intonaco nella navata di sinistra e si ammirano
fortunatamente quelle della cappella laterale a destra, ora convertita in
sacrestia.
Questa cappella eretta nel 1360 a lianco del Sancta SaNitonnn^ ha
non lieve importanza per la sua costruzione a volta ogivale, le cui nervature
son dipinte ad amati di stile dello scorcio del secolo XV” ed a
quest’epoca devonsi pure attribuire le pitture decoranti la volta e le
pareti che sono tutte di buon fresco.
Nella parete maggiore verso Nord havvi una pittura rappresentante
Pascesa del Redentore al Calvario, che è notevole tanto per la composizione,
che per lo studio archeologico di armi e vestiari del secolo XV.”
Essa fu riprodotta egregiamente nella cappella del Castello Medioevale
dagli artisti Vacca e Rollini.
L’ESCURSIONISTA 5
L’accesso alla Chiesa è dato da una porticina, che comunica col
chiostro e da un’altra che è sita nel centro del pronao. Su quest’ultima
si conserva ancora un dipinto di bellissima fattura.
Il pronao ha un’altezza di m. 5,60 misurata dal pavimento alla serraglia
dell’arco, e le volte che lo ricoprono sono destinate a sorreggere
la cantorìa.
Questa è illuminata dalle due finestre e da un finestrino, che vedonsi
nel prospetto ai lati delle ghimberghe, e dalla rosa che è sita nel centro
della facciata. L’accesso alla cantorìa si aveva dal chiostro per mezzo di apposita
scaletta. Questa parte delFantica chiesa è ora ridotta a granaio, ed
alla conservazione dei cereali sono pure consacrate alcune camere adiacenti,
che nella forma e decorazione delle pareti conservano tutta l’apparenza
primitiva.
A compiere questo breve riassunto descrittivo di un tale gioiello architettonico,
non mancherebbe che la descrizione della facciata. Ma la mia
penna è incapace di dar a dividere con chiarezza gli artifizi usati dall’abile
architetto del secolo XI\'” per ottenere tanta eleganza in spazio
così stretto. .^
L’animazione della parete, ottenuta per mezzo delle tre ghimberghe
sormontate da eleganti pinacoli, forma una caratteristica di questa facciata.
Di tali cuspidi, assai ditterenti da quelli esistenti nelle chiese del
Nord, abbiamo molti esemplari nel Piemonte ; quali a tramontana di
Torino, Ciriè e Chivasso. a levante Chieri, a mezzodì Saluzzo, ma in
nessun edifizio di queste città trovansi le ghimberghe così riavvicinate
e quasi di uguale altezza, come pure in nessuno si riconosce la composizione
e finitezza del lavoro in terra cotta, quale si ammira in questa
chiesa vetusta.
L’occhio dell’osservatore rimane colpito nel vedere la poca corrispondenza
dell’asse della cuspide centrale col centro della facciata. La
differenza è di cm. 36.
Anche qui si volle applicare il simbolismo, poiché, avvezzi come
siamo alla straordinaria e fredda esattezza nella simmetria delle moderne
costruzioni, ci stupisce il vedere questa dissimetria, causata forse dalla
difficoltà della sovrapposizione dei singoli pezzi decorativi, dissimetria
che si riconosce in quasi tutti gli editìzi delPepoca di mezzo e della
quale quei grandi architetti poco si curavano, e che forse è causa che
ai nostri occhi riescano più simpatici.
L’intonaco ha coperto le pitture esistenti sui campi mistilinei delle
tre ghimberghe, come pure furono imbiancati i dipinti’sovrastanti ai tre
L’ESCURSIONISTA
portali, dei quali è dato ancora di scorgere tracce di angeli genuflessi
recanti scudi con imprese e cartellini svolazzanti, sui quali era scritto ;
Et oinnis lingua coufiieatiir^ quia Dominus Jesus Crisliis in gloria
est Dei T^atris,
In nomine Jesus omnes genuflecfaiitur ceìestiuni terrestriuìn et ifijer-
7ioruni,
Nel xviii’* secolo fu dipinta sulla ghimberga centrale lo stemma di
\’ittorio Amedeo Duca di Savoia.
Uguale stemma, quale segno di patronato, fu ripetuto sulla porta
dell’Ospedale.
Fu salva dal vandalismo a cui andò soggetto questo edifizio negli
scorsi secoli, la statua del Santo protettore che tiene ai piedi il solito
animale, il quale serve a ricordare la benefica istituzione dell’Ordine dei
frati Spedalieri, che leniva con semplici frizioni del grasso di maiale le
pene agli ammalati del fuoco sacro che ivi convenivano.
Questa statua, lavoro del xv” secolo, è scolpita nel legno e colorata.
Fortuna volle che fosse eziandio salvo il celebre trittico, eseguito per
la città di Moncalieri, da De fendente De l^’erraris da Chivasso.
« Questo importante trittico, cosi scrive il Gamba (r), colle sue con
lonne di doppio ordine, sovrapposte l’una all’altra, colle sue cornici
« di finissimo intaglio, col suo incoronamento e base, forma come un
4 elegante edifìcio sul quale stanno incastrati i molti preziosi dipinti »>.
Data dal i 530.
II campanile di questa chiesa, avente l’altezza di m. 31 circa misurata
dalla base al termine della guglia centrale, è rimarchevole specialmente
per le ciotole verniciate che decorano i timpani arcuati delle
finestre bifore.
Di tale decorazione si hanno splendidi esemplari sui campanili della
\cm2i Avigliana.
Degna di nota per l’architetto si è la facciata dell’antico Ospedale
che sorge vicino alla chiesa.
La sua costruzione ricorda quella della chiesa stessa e ne è di questa
meglio conservata la decorazione in cotto.
Vi si scorgono tuttora le fascette a losanghe bianche e rosse che dipinte
sotto la cornice terminale ne accrescono la bellezza, e rimangono ancora
le mensole che dovevano sorreggere due statue in cotto, ora scomparse.
(1) Aiti (iella Sock’td di Archeologia e IJvììe Arii.
L’ESCURSIONISJTA
Qui pure per la sopra-elevazione del suolo, le basi delle colonnine
che decorano la porta, rimangono interrate e ne risulta perciò assai meno
grandioso il prospetto di questo rarissimo esempio di Ospedale che ora
non è più che un modesto cascinale. ^ ‘
Chi si reca a visitare questi esemplari dell’arte architettonica è duopo
si sofl’ermi ad esaminare la croce di marmo che è piantata su di una
rocca a sinistra della chiesa.
Dell’uso di mettere all’ingresso dei villaggi un amblema religioso, è
questo uno dei rari esempi rimasti in Piemonte, e questa croce che il
Regaldi nella sua Dora^ trova che PAKLA ALL’INTELLETTO ED AL CUORE,
io mi io dovere di farla notare quale un originale lavoro di scoltura
del xiv” secolo.
R. BRAYUA.
Il giorno 8 ottobre mancava ai vivi il nostro consocio Lupo
Carlo (abitante, via Cei’naia, 20) fratello del fu Cav. Filiberto tanto
noto ai Soci dell’Unione, per l’interessamento che sempre dimostrò
alla nostra Società.
Sentiamo il dovere di mandare un tributo di condoglianza profonda
alla desolata famiglia, alla quale non giungerà discaro il nostro
compianto, e speriamo servirà a lenire alquanto il dolore della perdita
irreparabile.
Lo stesso giorno 8 ottobre, decedeva a Bussoleno il Cav. Teodoro
Blanc, capitano dei Carabinieri nella riserva, socio aggregato della
nostra Unione.
/Mia desolata vedova vadano i sensi del nostro mesto compianto
ed il reverente saluto dei nostri Soci.
8 LESCURS10NISTA Il nostro Concorso Fotografico Si avvicina l’epoca di questo nostro concorso il quale, speriamo, riescirà interessante sotto tutti i rapporti. Infatti numerose sono giunte le domande di spazio ed il nome dei concorrenti ci é ^rra sicura di buon esito. Avvisiamo ora i signori dilettanti che ancora non presentarono la loro domanda, che le iscrizioni saranno chiuse il giorno 10 novembre p. V., per cui li invitiamo a volerci inviare al più presto la loro adesione onde poter in tempo provvedere per riserbare loro lo spazio desiderato. Certi del loro valido concorso a nome dell’Unione ringraziamo sentitamente. LA COMMISSIONE. ” -‘^<8g6>°’
Prof. Gr. GussoNi, Direttore-responsabile.
Torino 1906 – Tip. M. Massaro, Galleria Umberto I