Come accennato prima, la scarsa disponibilità di documenti sulla storia e
sull’espansione degli Antoniani rende estremamente arduo ripercorrere le
tappe che portarono alla costituzione e allo sviluppo della Precettoria di
Sant’Antonio di Ranverso12. Ricordiamo infatti la perdita di gran parte degli
archivi prima nel 1422 a causa di un incendio, poi intorno all’anno 1567 per
le violenze e i saccheggi degli Ugonotti e ancora negli anni della Rivoluzione.
Le fonti più importanti a cui il lettore può far riferimento sono gli inventari
degli anni 1386, 1406, 1497 e 1499 conservati negli Archives Départementales du Rhône a Lione e i documenti conservati nell’Archivio Storico della
Fondazione Ordine Mauriziano e nell’Archivio di Stato di Torino.
Non si è in grado di stabilire la data esatta della costituzione della Precettoria di Ranverso, mentre si ha certezza che fu la prima fondazione
antoniana in Italia e la seconda per importanza a quella di Vienne.
Possiamo sintetizzare che l’Ordine degli Antoniani già nel XII secolo si sviluppò rapidamente, dando vita a numerose dipendenze, tant’è che la presenza degli Antoniani in Piemonte è attestata intorno all’anno 1186 nella
città di Susa, e successivamente a Ranverso, ove si insediarono in un complesso già esistente.
Non tutti gli studiosi concordano sulla data della fondazione di Ranverso.
Alcuni, e tra di loro Placido Bacco13, fanno risalire la nascita del nucleo originario al conte Umberto III di Savoia intorno all’anno 1098. Siamo negli
anni in cui in questa zona, tra Avigliana e Rivoli, imperversa un’epidemia
di “fuoco sacro” ed è verosimile la storia che vede una marchesa di Avigliana impegnata a chiedere al marito, di recente tornato da una crociata,
di intercedere presso il gran Maestro dell’Ordine, Gastone dei Gastoni, per
ottenere l’invio di frati infermieri Antoniani per fondare un Ospedale che
alleviasse le sofferenze della popolazione residente, in grandissima parte formata da poveri e miserabili contadini.
Per la realizzazione venne scelta una regione detta Rivus inversus, perché in
tale luogo scorreva un rio denominato Rio Inverso, dal termine piemontese
“invers”, che equivale a dire situato a nord, così come il complesso degli
12 Essenziali rimangono gli studi di Italo Ruffino, vedere bibliografia.
13 Placido Bacco, Cenni storici su Avigliana e Susa, Susa, tip. Gatti, 1881.
Sant’Antonio di Ranverso
Ranverso e… oltre
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Antica cartolina
di Ranverso
edifici è addossato ad una piccola collina esposta
al nord, da cui derivò la dizione di Sant’Antonio
d’Inverso, diventata successivamente Ranverso.
Come già accennato però, i primi documenti
attestano l’esistenza di un ospedale in Susa
nel 1186, ma è verosimile che la costituzione
del primo nucleo della Precettoria fu favorita
dalla donazione ai religiosi Antoniani, fatta
da Umberto III14 in data 27 giugno 1188. Con
quest’atto Umberto donò essenzialmente un
mulino e un bosco d’ontani situato tra la Dora e
Almese, concesse esenzioni di carattere economico e giurisdizionale, cedette
i suoi diritti sulle terre situate tra Ranverso ed Avigliana e promise una
simile cessione su San Colombano, condizionandola però alla costruzione
della chiesa a Ranverso.
A questa prima donazione ne seguirono ben presto altre. Da un documento conservato nell’Archivio Storico della Fondazione Ordine Mauriziano datato 29 gennaio 1202 (in realtà è una copia dell’originale e risale
alla prima metà del XV secolo), apprendiamo che il Principe Tommaso
di Savoia, conte di Moriana, confermò al Precettore di Sant’Antonio
di Ranverso, Guigo, le donazioni fatte da suo padre Umberto III, con
i diritti sovrani su quanto Guigo avrebbe potuto acquistare dal Mulino
Grossa Garda al bosco Suisinast, salvo il dovuto di ogni anno allo stesso
Tommaso e alla comunità di Avigliana; e cedette ancora i suoi diritti sulla
Balma Urtera presso il lago del Moncenisio15. (In appendice la copia del
documento, a pag. 119).
La seconda importante donazione al Precettore Guigo è del 2 maggio
1217: Macenda e suo figlio Giacomo cedono la montagna dell’Alpe Vallisella a un “prezzo di 30 libbre di buoni denari nuovi di Susa e l’annuo
canone di 6 denari16.
Vi furono altre donazioni, non moltissime, oltre ad acquisti in proprio. Già
alla fine del XIII secolo le terre di pianura possedute da Ranverso si estendevano per circa 250 ettari e, prima dello scioglimento dell’Ordine nella
14 Umberto III nacque ad Avigliana (TO) il 4 agosto del 1136 e morì a Chambéry, Savoia, il 4 marzo 1189. Fu Conte di Savoia e Conte d’Aosta e Moriana dal 1148 al 1189.
Figura sicuramente eclettica, sposato ben quattro volte, più per necessità di avere
un figlio maschio che per passione o indole, uomo di profonda fede, indubbiamente
acquisita in ambiente di antiche tradizioni cristiane, basti pensare alla figura di suo
padre Amedeo III, pellegrino e crociato in Terra Santa. Rivelò la sua munificenza
verso chiese, monasteri e verso i poveri. La sua prematura morte a soli cinquantadue
anni fu pianta con vero amore e sincerità da tutto il suo popolo. Fu il primo principe
della dinastia Sabauda ad essere seppellito nell’Abbazia di Hautecombe, che da allora
divenne una necropoli per la dinastia, tant’è che vi riposano anche gli ultimi sovrani
italiani: Umberto II e Maria José. Fu beatificato nel 1338 da papa Gregorio XVI.
15 ASOMT (Archivio Storico dell’Ordine Mauriziano di Torino) – Almesio I, 1 e SAR I, 6 – I, 8.
16 ASOMT – Momtecenisio, I, 1.
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Sant’Antonio di Ranverso
Umberto III
di Savoia
J. Cardon,
Mappa dei beni
di Ranverso, 1809
seconda metà del secolo XVIII, risultava una vastissima proprietà di terreni da pascolo nei pressi del lago del Moncenisio,
di circa 60 ettari: complessivamente le proprietà di Ranverso
erano di 1630 giornate piemontesi17, pari a circa 622 ettari.
Questo totale non si modificò molto con il cambio di
gestione dagli Antoniani all’Ordine Mauriziano e infatti,
all’inizio del XX secolo, la consistenza della stessa era di
circa 510 ettari, dei quali 275 adibiti a coltura agraria, 203
a estensione boschiva e i restanti ettari, circa 32, soggetti
a servitù di pascolo a favore degli abitanti del comune di
Buttigliera Alta. Da evidenziare sicuramente una miglioria
realizzata dall’Ordine Mauriziano per agevolare l’attraversamento della Dora: la costruzione di un ponte di legno,
detto “Ponte delle Guardie”.
L’intera tenuta si estendeva dalle falde del monte Musinè,
attraversava la vallata della Dora Riparia e risaliva sino alle colline di Buttigliera. I terreni a coltura agraria erano affittati ed erano divisi in 9 poderi:
Ospedaletto, Baraccone, Grangetta, Cascina Nuova e a seguire altri 5
costituiti da lotti senza specifica denominazione; inoltre alcuni appezzamenti periferici equivalenti a circa 70 ettari erano dati in affidamento per
piccoli lotti. fonte Edoardo Rotunno