Nelle mie ricerche sulla stadera ne ho incontrata una nel castello di Neive simile a quella di Ranverso, mentre in Italia la più grande e la più nota e quella della Precettoria dell’abbazia di Ranverso (TO):

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http://www.piemontetopnews.it/le-cantine-del-castello-di-neive-alle-origini-del-barbaresco-moderno/

69- Pese pubbliche: i primordi

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… di Riofreddo a Murialdo (SV) e quella più nota della Precettoria dellabbazia di Ranverso (TO): in questi casi le stadere funzionano come delle bilance .

Il rapporto tra Oudart e Camillo Bongiovanni conte di Castelborgo è invece assodato. Al secondo livello delle cantine del castello di Neive, dove c’è la corte, sono ancora visibili due strumenti legati alla lavorazione dell’uva fatti installare proprio da Oudart: una grande stadera per pesare i carri d’uva e vino, in entrata e in uscita, e un torchio con un avanzato sistema di tiro della barra. Da queste e altre migliorie applicate alla gestione delle vigne e della cantina l’enologo francese ottenne un vino secco e stabile, ricavato da uve Nebbiolo, che presentò con il nome “Neive” all’Esposizione di Londra del 1862, guadagnando la medaglia d’oro. Oudart anticipò così di circa trent’anni la produzione delle prime bottiglie etichettate ufficialmente come “Barbaresco”, uscite dalle cantine del castello di Barbaresco nel 1894, grazie all’opera di Domizio Cavazza, agronomo, ampelografo e produttore di vini. Se così non fosse accaduto, Neive godrebbe oggi di maggiore celebrità!