Jean De MontchenuRanverso il 22 aprile 1470 nominato da papa Paolo II Abate Commendatario della commenda di Ranverso.

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Commendatore di Sant’Antonio a Roma e poi a Ranverso, protonotaio apostolico, ambasciatore di Luigi XI, consigliere del vescovo di Ginevra, monaco guerriero, monaco poeta se non libertino, incaricato demissione dal papa, vescovo di Agen e poi di Viviers, Costruttore del castello di Largentière prima di passare otto anni in cattività come ostaggio dei pirati barbareschi…. Il suo curriculum vitae lascia sognare meriterebbe un libro! Godendo della protezione del suo prozio, studiò a Roma e ottenne il priorato di Roma nel 1459, poi divenne commendatore di Sant’Antonio di Ranverso. Il 14 giugno 1460 fu nominato protonotario apostolico presso il papa. Due volte scomunicato, nel 1461 e nel 1496, conserva tuttavia la fiducia dei papi successivi (Pio II nel 1458, Paolo II nel 1464 e Sisto IV nel 1471), e Aymar Falco, lo storico degli Antonini, Ma, appunto, è lecito avere qualche dubbio, Falco come molti storici (Tra l’altro, Auguste Roche nel suo armorial dei vescovi di Viviers nel 1894, Don Germain Maillet-Guydans il suo articolo del 1905 nel bollettino storico della Drôme e Jean Porcher che lo cita nel 1991 nella biografia associata allo studio del chansonnier cordiforme) hanno talvolta confuso i dueGiovanni.Gli archivi conservati dalla famiglia hanno il merito di fornire prove indiscutibili che è opportuno confrontare con le fonti storiche diverse.In primo luogo, il primo non è l’atto più glorioso, ma è cronologicamente il più sanciano: la scomunica pronunciata il 19 dicembre 1461 dall’officiale di Viennequi sembra, in ogni caso, dimostrare che Giovanni de Montchenu, In quel periodo, non aveva le qualità richieste per un religioso!

La scomunica menziona che già nel 1461 Giovanni aveva la commenda di Ranvers, che senza dubbio gli era stata ritirata a causa di questa sanzione, ma ne sarà nuovamente dotato ufficialmente il 22 aprile 1470 da papa Paolo II. Questo documento, purtroppo non tradotto, non indica la ragione di un tale obbrobrio, ma il proseguimento del percorso di Giovanni di Monchenu può spiegarlo a posteri. Così, il cronista ginevrino François Bonivard ne dà nel 1867 un ritratto poco lusinghiero: «era un grande mascalzone, di una condotta vergognosa, impudica tra tutte, dissoluta, piena di vizi» Quando era consigliere del vescovo di Ginevra e aveva per vari fatti di armi e malversazioni provocato l’ira di papa Sisto IV. Del suo passaggio presso il vescovo di Ginevra tra il 1468 e il 1476 si ricordano alcuni episodi armati a fianco di Carlo il Temerario. Poi, abbandonando l’alleanza con i Borgognoni, Jean de Montchenu si avvicinò al re di Francia che lo incaricava di preparare un trattato di pace con il duca di Bretagna, e Luigi XI, senza dubbio soddisfatto dei suoi servizi, lo fa nominare vescovo di Agen nel 1477 e poi di Viviers l’anno successivo. Papa Sisto IV, non avendo convalidato la nomina al vescovato di Agen, ottenne il vescovato di Viviers dove si perse in contese con gli ufficiali del re, gli abitanti di Châteauneuf del Rodano e di Bourg Saint Andéol e anche con i religiosi dell’abbazia di Cruas. Contemporaneamente intraprese gli ampliamenti del castello di Largentière, Ingrandimenti che saranno proseguiti dal suo successore Claude de Tournon e che portano sul recinto con due torri che sovrastano la porta principale e un corpo di edificio che collega le due torri al torrione. Si segnalò con numerosi processi che gli valsero la collera di tutte le istanze della regione al punto di essere senza dubbio oggetto di una nuova scomunica nel 1496.

Si tratta di una piccola raccolta di 72 pagine di canti d’amore latini e francesi su pergamena a forma di cuore (doppio cuore aperto), unica per l’epoca. Dopo molte vicissitudini, questo documento pervenne per lascito al barone de Rothshild che lo donò alla Biblioteca Nazionale nel 1949. Datato con certezza tra il 1460 e il 1470, reca lo scudo di Montchenu e Ternier (suo nonno materno), il tau degli antonini e il cappello nero ecclesiastico dei protonotari (incarico che Giovanni ricopriva in quel momento presso la Santa Sede), un ulteriore segno di datazione che indicava che non era ancora vescovo. Infine, nonostante questo percorso atipico, Jean de Montchenu conserverà la fiducia del papato, che nel 1491 gli affida la missione di dirimere per quattro secoli la disputa tra Sant’Antonio en Viennois e l’abbazia di Montmajour in materia di reliquie di Sant’Antonio. In origine le reliquie erano state affidate ai benedettini di Montmajour per fondare un priorato a La Motte aux Bois, ma vista la crescente fama del santo e l’afflusso di pellegrini nel Delfinato, poi la decisione del papa di creare l’ordine del Antonini, l’antagonismo tra le due abbazie è solo peggiorato nel tempo. Abbazia di Montmajour I benedettini rivendicando il possesso delle reliquie, sostenendo anche che sembra – ma nessuna fonte storica attendibile lo conferma – averne conservato parte, il papa mandò in missione Jean de Montchenu per cercare di dirimere la controversia. In effetti, il problema di fondo riguardava anche – e soprattutto – il? – una questione pecuniaria, il compenso che Saint Antoine en Viennois doveva pagare ogni anno ai Benedettini di Montmajour in qualità di sussidiaria. Le trattative si conclusero con una bolla papale del 31 dicembre 1495 che sopprimeva l’unione delle due abbazie, ma la questione delle reliquie sembra essere rimasta irrisolta. Rimangono ancora oggi due reliquiari, uno a Saint Antoine e un altro ad Arles presso la chiesa di Saint Trophime dove fu trasferito dopo le rovine di Montmajour… Che dire della questione dell’autenticità dell’una o dell’altra reliquia?? Reliquiari di Sant’Antonio l’Abbaye e San Trophime Jean de Monchenu morì nel 1505 o 1506 nella casa madre di Sant’Antonio. Un terzo religioso antonino Jean de Montchenu nel XV secolo? Tra il prozio Jean e il nipotino JeanPhilibert, anche un altro Jean, zio di Jean-Philibert, e quindi nipote del prozio Jean (segui?), prese l’abito degli Antonini. È lui o JeanPhilibert che sarebbe rappresentato nel “Libro d’ore ad uso degli Antonini” del XV secolo? Questo “Libro d’ore ad uso di Antonini” conservato presso la biblioteca comunale di Clermont Ferrand con il riferimento MS84 è stato oggetto di una tesi di dottorato di Nathalie Foron-Dauphin (i miniatori alla corte dei duchi di Savoia nel XV secolo – Clermont Ferrand 1986) che purtroppo non ho potuto ottenere. Questa storica non solo attribuisce il possesso di questo documento a Jean de Montchenu, ma specifica che vi è rappresentato nei fogli 19 e 77. Nella foto sopra (foglio 19 – fonte internet), vediamo due monaci antonini, l’abate, in piedi , e un canonico, inginocchiato, (lo attestano i tau cuciti sulle loro vesti, l’abito tipico degli Ospitalieri di Sant’Antonio a Vienne), uno dei quali sarebbe quindi Jean de Monchenu. L’autore del libro d’ore, miniatore alla Corte dei Principi del Piemonte, titolo che i duchi di Savoia hanno assunto dall’Amedée VIII nel 1418, avrebbe dunque ricevuto un ordine da questo Jean de Montchenu? Il collegamento che inevitabilmente si può stabilire con il cordiforme suggerisce che sia proprio lo stesso Jean all’origine di questi due documenti. In assenza di qualsiasi altro elemento, conserveremo semplicemente una nuova prova del coinvolgimento dei Montchenu nella vita degli Antonini per ammirare di sfuggita questo magnifico manoscritto. Un articolo riccamente illustrato è stato pubblicato sulla rivista “les Antonins”, (n°26 di gennaio 2017 Association française des amis des Antonins à Saint Antoine l’Abbaye). Sono rappresentate un gran numero di miniature e commenti riguardanti questo manoscritto di 150 fogli su pergamena dove sono dettagliate le “ore” di preghiera: mattutino, lodi, primo, terzo, sesto, none, vespro e compieta. Jean Louis Coste 371

“Penultimo gennaio 1496. Sentenza di scomunica e sospensione pronunciata da Pierre de Sinemuro, dottore dei diritti, canonico custode della chiesa di Lione, giudice commissario ed esecutore apostolico, contro il venerabile fratello Jean de Montchenu, vescovo di Vivarais e cellario del monastero di Sant’Antonio, ingiunzione a tutti gli abati, priori, sacrestani, canonici, arcipreti, parroci e altri rettori di chiese di pubblicare la suddetta scomunica al suono di campane, candele accese…” Variano poi alquanto gli avvenimenti riportati dagli storici, e le date citati non sembrano corrispondere alla realtà. Così, secondo una versione controversa, recatosi a Napoli per mare nel 1497, fu fatto prigioniero dai Re Barbareschi e consegnato nel 1505 dai monaci dell’Ordine della Misericordia – (L’Ordine dei Mercedari, detto anche Ordine di Nostra Signora della Misericordia, è un ordine religioso fondato durante le Crociate per riscattare i cristiani prigionieri dai pirati moreschi e ridotti in schiavitù). Un documento del 1495 firmato da Carlo VIII, figlio di Luigi XI, viene però ad accreditare questo episodio che si sarebbe dunque verificato prima di questa data, e non dopo il 1497. Nessuna certezza per mancanza di esplicita precisione, ma il fatto che si potrebbe credere alla morte Jean de Montchenu sembra confermarlo: “Carlo, per grazia di Dio Re di Francia, Sicilia e Gerusalemme, al siniscalco di Beaucaire, balia di Vivarais ea tutti gli altri nostri giudici, ufficiali o loro luogotenenti, salute; … perché ci era stato detto contro il vero che il nostro amato e fedele consigliere Jean de Montchenu, vescovo di Viviers, era passato dalla vita alla morte, aveva concesso alle nostre lettere il brevetto per mettere il temporale del suo detto vescovado e i frutti che da esso dipendono nelle nostre mani…. …da cui e poiché siamo stati informati al vero che non era morto ma in piena vita, e che sotto il colore del detto falso dato a intendere non vorremmo che fosse rimasto impedito (dal percepire i frutti della sua vescovado),… anche in favore dei buoni e piacevoli servizi che ci ha reso,… con la presente ordiniamo e ci impegniamo… a sollevare e rimuovere la nostra presa a suo vantaggio… e fargli godere e usare pienamente così che fece prima del detto sequestro… ….dato a Torino il giorno ventiduesimo di agosto dell’anno millequattrocentonovantacinque, dei nostri regni di Francia dodicesimo e di Sicilia primo. Da dal Re alla relazione del suo Consiglio, Damont. Tra il 1478, data della nomina di Jean de Montchenu al vescovado di Viviers, e il 1495, passano quasi 20 anni durante i quali è abbastanza plausibile collocare questo episodio nelle mani dei Barbareschi. Il fatto che fosse creduto morto corrobora perfettamente questa lunga scomparsa. Più sorprendente è la data della seconda scomunica: gennaio 1496.! Cosa avrebbe potuto fare tra l’agosto 1495 e il gennaio 1496 per portare a una scomunica unita alla pena della “sospensione”? Anche il documento non è tradotto, ma la sentenza sospensiva che comporta l’interdizione all’interessato dall’esercizio del suo ufficio si spiega con la combinazione delle funzioni di vescovo e comandante di Sant’Antonio, carica che Jean de Montchenu non ha mai voluto dare per motivi lucrativi, mentre i due sono incompatibili. In mancanza di altri documenti, ci atterremo a queste ipotesi, che sono probabilmente abbastanza vicine alla realtà. Una breve digressione storica per ricordare perché Carlo VIII, Re di Francia, si fregò anche dei titoli di Re di Sicilia e Re di Gerusalemme. Il regno di Gerusalemme creato durante la prima crociata nel 1099 scomparve nel 1291 con la riconquista dei musulmani, ma il titolo, prestigioso e carico di storia, rimase appannaggio della casa d’Angiò poi dei re di Francia fin dai tempi di Carlo d’Angiò , fratello di Luigi IX (San Luigi) e figlio minore del re Luigi VIII di Francia e di Bianca di Castiglia, che fu incoronato re di Sicilia a Roma nel 1266 e re di Gerusalemme nel 1278. Il Regno di Sicilia o Napoli, anch’egli nato da le crociate nel 1130, passò nelle mani dei sovrani d’Aragona ma con il matrimonio di Luigi II d’Angiò e Iolanda d’Aragona, ritornò per successione in seno alla casa d’Angiò nel 1435. Renato d’Angiò, “il buon re René”, lascia il suo regno di Provenza a Luigi XI con il titolo più onorifico che reale di Re di Sicilia e di Gerusalemme. Il figlio di Luigi XI, Carlo VIII, intende far valere i diritti della corona di Francia e apre un secolo di battaglie in Italia a cui parteciperà Marin de Montchenu. Torniamo per il momento a Jean de Montchenu, con il cantore cordiforme e un’ultima missione, a dir poco sorprendente, riguardante l’autenticità delle reliquie di Sant’Antonio. Questo “cantautore cordiforme”, non che questa sia la sua principale pretesa di fama, darà un’impronta particolarmente originale alla sua carriera monastica.

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