Poesia Romanesca Poesia di Gioachino Belli Er discissette ggennaro

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Poesia Romanesca
Poesia di Gioachino Belli
Er discissette ggennaro

Nostròdine! cor zanto Madrimonio
sem’iti a vvisità Ssanta Pressede,
e ddoppo a Ssammartino, e ddoppo a vvede
a bbenedì le gubbie a Ssant’ Antonio.

Er prete era cuer pezzo de demonio
de don Pangrazzio, e stava in cotta in piede
a aspettà cco l’asperge che la fede
je portassi .le bbestie armercimonio.

Porchi, somari, pecore, cavalli,
s’alnàveno tutti in una turma,
pieni de fiocchi bbianchi, e rrossi e ggialli.

E ddon Pangrazzio, fascenno1o una toppa
de quadrini, strillava a cquella sciurma!:
«fijji, la carità nnun è mmai troppa».

Der medemo

Roma, 8 gennaio 1833


Il giorno di Sant’ Antonio Abate, protettore degli animali, si faceva (e ancor oggi in molti luoghi si fa) la benedizione degli animali, una cerimonia molto importante del calendario non soltanto di Roma, che segnava anche l’inizio del carnevale.
Il Thomas dice che quel giorno tutti, compresi il papa, i cardinali, e i principi, mandavano i loro cavalli e i loro muli in chiesa per farli benedire: «Da una porticina presso l’ingresso della chiesa un prete asperge gli animali e gli equipaggi a nome e per l’amore del santo»:
La cerimonia si svolgeva a piazza S. Maria Maggiore, come raccontano Goethe, che la vide nel 1787, e David Silvagni: «Questi animali, bardati pomposamente, con fiori e pennacchi, erano condotti alla chiesa insieme ad oblazioni e larghe elemosine».