- Il problema delle fonti
Sul finire dell’XI secolo, presso La Motte Saint-Didier, nel Delfinato, si formò
una fraternità laica sotto l’invocazione di sant’Antonio d’Egitto1
. Secondo Aymar
Falco, primo storico antoniano, le spoglie del santo eremita furono portate nella
località dal cavaliere Jocelin2
, che le ricevette dall’imperatore di Bisanzio, Romano
IV Diogene (1068-1071), come riconoscimento e gratitudine per i servizi militari resi
da volontario.
1
La vita di Antonio d’Egitto, Antonio eremita o Antonio abate (251 ca- 357), anacoreta, è conosciuta
grazie alla Vita Antonii attribuita ad Atanasio vescovo di Alessandria (295- 373 ca), che combatté al
suo fianco contro l’arianesimo. L’opera, famosa soprattutto per la descrizione della lotta di Antonio
contro le tentazioni, ebbe un ruolo importante nell’affermazione degli ideali di vita monastica, cfr.
ATANASIO, Vita di Antonio, a cura di G. J. M. Bartelink, con introduzione di C. Mohrmann, Roma
- Morto il santo, le sue spoglie vennero sepolte in un luogo segreto, poi traslate ad Alessandria
d’Egitto e successivamente trasferite a Costantinopoli, cfr. L. FENELLI, Il Tau, il fuoco, il maiale,
Fondazione Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, Spoleto 2006, p. 19-24. Sulla traslazione
delle spoglie si veda anche A. FOSCATI, I tre corpi del santo. Le leggende di traslazione delle spoglie
di sant’Antonio abate in Occidente, «Hagiographica», 20 (2013), p. 144-181. La bibliografia
sull’ordine ospedaliero di S. Antonio di Vienne è molto ricca. Si farà riferimento nel corso del
capitolo a molteplici studi, ma il lavoro più noto è costituito dalla lunga serie di saggi pubblicati da
Luc Maillet-Guy nei premi decenni del ‘900, e dal più recente A. MISCHLEWSKI, Un ordre hospitalier
au Moyen Age. Les chanoines réguliers de Saint-Antoine-en-Viennois, Grenoble 1995. Il primo, nato
nel 1864, era conosciuto anche come Dom Germain Maillet-Guy. Fu canonico dell’Immacolata
Concezione, bibliotecario all’Université catholique di Lione e abate. Studiò la storia antoniana durante
i suoi anni di permanenza a Lione, raccogliendo, collazionando e trascrivendo interamente le fonti
archivistiche ma, quando nel 1930 la sua abitazione fu travolta da una terribile frana della Fourvière,
gran parte del suo prezioso archivio privato andò perduta. Adalbert Mischlewski, fondatore del Centro
Studi e dei quaderni annuali «Antoniter Forum» di Memmingen (Germania), è tra i maggiori esperti di
storia antoniana, e in particolare della storia antoniana in Germania. Il suo primo lavoro dato alle
stampe fu Der Antoniterorden in Deutschland, «Archiv für mittelrheinische Kirchengeschichte», 10
(1958), p. 39-66.
2
A. FALCO, Antonianae historiae compendium ex variis iisdemque gravissimis ecclesiasticis
scriptoribus, necnon rerum gestarum monumentis collectum, una cum externis rebus quam plurimis
scitu memoratuque dignissimis, excudebat Theobaldus Payen, Lugduni 1534, ff. 35v-39r. Il Falco fu il
primo biografo dell’ordine. Non è nota la sua biografia, lui stesso ne traccia un breve profilo
nell’opera (fol. 107v), ma senza alcun riferimento cronologico. Luc Maillet-Guy, servendosi dei
minutari del notaio Gohart custoditi presso gli Archives Départementales du Rhône a Lione (da qui
ADR), e di repertori quali G. DE RIVOIRE DE LA BATIE, Armorial de Dauphiné, contenant les
Armoiries figuerées de toutes les Familles nobles et notables de cette Province, accompagnées de
notices généalogiques completant les nobiliaires, Lyon 1867, e N. CHORIER, L’Estat politique de la
province de Dauphiné, III, Grenoble 1671, p. 244, lo presenta come esponente di una famiglia che
annoverava tra le sue fila numerosi canonici antoniani. Fu precettore della casa antoniana di Bar-leDuc, e successivamente di quelle di Grenoble e Montpellier. Fu inviato a Roma dal Capitolo Generale
dell’Ordine nel 1524, e richiamato nel 1528 a seguito delle diatribe scaturite dall’elezione a gran abate
di Antoine de Langeac, avvenuta un anno prima e confermata solo nel 1529 con la definitiva chiusura
della querelle. Il Falco fu vicario generale dell’abate de Langeac e del suo successore Jacques de
Joyeuse (1537-1542), e fu nuovamente inviato in Italia. Morì al principio del 1545. Cfr. L. MAILLETGUY, Aymar Falco, historien de St-Antoine, «Bulletin de la Société d’archéologie et de statistique de
la Drôme», 44 (1910), p. 45-61, in part. p. 46-48
Tra i documenti più antichi tramandati solo grazie all’Inventaire, è la prima
testimonianza di una chiesa di Saint-Antoine nella località di La Motte Saint-Didier.
Secondo tale fonte, Gontard, vescovo di Valence e vicario dell’arcivescovo di
Vienne, la donò insieme ad altre quattro chiese della regione, con le relative
pertinenze, al priorato benedettino di Montmajour20. Il fatto risaliva, secondo il
Maillet-Guy, al 1083. Lo studioso si basava sul fatto che in quell’anno il vescovo
Gontard era vicario di Vienne, la diocesi a cui apparteneva Saint-Antoine, per un
periodo di sede vacante. Un’altra fonte, anche questa non datata, informa di una
donazione ai benedettini di Montmajour di quattro delle cinque chiese citate nell’atto
di Gontard da parte di un notabile del luogo, Didier Mallen. Il Maillet-Guy, non
vedendovi contraddizione, datava anche questo documento al 108321.
Esistono altre copie di documenti dei primi secoli di attività dell’ordine che
hanno portato non pochi grattacapi agli studiosi. Il primo storico antoniano, Aymar
Falco, vissuto nel Cinquecento, trascriveva una bolla di consacrazione della chiesa di
Saint-Antoine, avvenuta il 20 marzo 1119 da parte di papa Callisto II, ma le ricerche
compiute nel secolo scorso da Adalbert Mischlewski hanno dimostrato che si trattava
di un falso. Tuttavia, il Mischlewski non escludeva che tale consacrazione fosse
avvenuta davvero sotto papa Callisto II, già arcivescovo di Vienne22.