Carlo Levi descrive la festa di Sant’Antonio Abate ad Aliano,

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Tradizioni: “Maschere pastorali della Lucania arcaica”

Tratto dal “Cammino di Puglia”: il Tratturo Regio Melfi Castellaneta e la via Appia (testi di Antonio Bavusi – Itinerario GIS Vito L’Erario)

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“Venivano a grandi salti, e urlavano come animali inferociti, esaltandosi delle loro stesse grida…portavano in mano delle pelli di pecora secche, arrotolate come bastoni, e le bandivano minacciosi, e battevano con esse sulla schiena e sul capo tutti quelli che non si scansavano in tempo …”. Carlo Levi nel “Cristo si è fermato ad Eboli” descrisse così i personaggi delle maschere cornute ad Aliano, sfilare in occasione del Carnevale. Esse rievocano la transumanza e la figura demoniaca del caprone barbuto durante la festa in onore di Sant’Antonio Abate, di cui il monaco eremita Antonio ne curava le ferite con il grasso del maiale.

Sant’Antonio Abate è infatti raffigurato con il bastone da pellegrino che termina con una croce a forma di tau al quale è appeso un campanello.Nella lucana arcaica e pastorale, gli uomini vestono le sembianze antropomorfe anche a Tricarico dove – scrisse Carlo Levi – “andai apposta con Rocco Scotellaro. Il paese era svegliato, a notte ancora fonda, di battiti di strumenti cavi di legno, come campane fessurate: un rumore di foresta primitiva che entrava nelle viscere come un richiamo infinitamente remoto; e tutti salivano sul monte, uomini e animali”Fino alla Cappella alta sulla cima…qui venivano portati gli animali che giravano tre volte attorno al luogo sacro, e vi entravano, e venivano benedetti nella messa, con una totale coincidenza del rituale arcaico e magico con quello cattolico assimilante…”.

Gli uomini stessi diventano animali vestendone le sembianze a Carnevale, secondo un rituale risalente ad un sincretismo magico religioso lucano entrato in contatto con il mondo greco della costa con la transumanza. Rituali che si ricollegavano ai riti di fecondità ed iniziazione dei giovani.

Le mucche e i tori sfilano nel paese:la maschera della mucca è costituita da un cappello cinto da nastri colorati che scendono lungo l’altezza della persona e ne celano le sembianze umane. Il costume del toro è identico alla mucca ma completamente nero con alcuni nastri di colore rosso. Mucche e Tori portano, come gli animali al pascolo, campanacci diversi nella forma e nel suono. I tori inseguono poi le mucche e mimano l’accoppiamento, prima di ricondurle nella mandria. Secondo alcuni studiosi, tale rappresentazione rievocherebbe il mito greco della fertilità e dell’iniziazione: Proteitos (impersonificato nel Carnevale Tricaricese dal vaccaro) ha generato figlie (le Pretidi) che rifiutano di essere mogli e diventano pazze vagando sulle montagne e cibandosi di uomini, fino a quando Proteitos prega Artemis, protettrice degli animali, di liberarle dalla pazzia, in cambio del sacrificio di venti giovenche rosse.

Ed è il segnale sonoro dei campanacci al collo degli animali delle mandrie che durante il Carnevale di San Mauro Forte che rievoca il rito di iniziazione e fecondità. In occasione della festività di Sant’Antonio Abate, vengono portati in corteo i campanacci per le vie del paese, dopo aver fatto tre giri intorno alla chiesa di San Rocco. Ai campanacci più lunghi è attribuito il sesso maschile, mentre a quelli più larghi, il sesso femminile. La rievocazione della Transumanza durante il Carnevale riperpetua così il ciclo delle stagioni celebrato anche dalle feste dei “maggi” che si tengono in  diversi comuni della Lucania.