Vincent Van Gogh

Vincent Van Gogh (1853-1890), pittore olandese, rappresenta il prototipo più famoso di artista maledetto; di artista che vive la sua breve vita tormentato da enormi angosce ed ansie esistenziali, al punto di concludere tragicamente la sua vita suicidandosi.  Ed è un periodo, la fine dell'Ottocento, che vede la maggior parte degli artisti vivere una simile condizione di emarginazione ed angoscia: pittori come Toulouse-Lautrec o poeti come Rimbaud finiscono la loro vita dopo i trent'anni, corrosi dall'alcol e da una vita dissipata.  E, come loro, molti altri.  Il prototipo di artista maledetto era iniziato già con il romanticismo.  In questo periodo, però, la trasgressione era solo sociale: l'artista romantico era essenzialmente un ribelle antiborghese.  Viceversa, alla fine del secolo, gli artisti vivono una condizione di profonda ed intensa drammaticità nel confronti non della società ma della vita stessa.

L'attività di Van Gogh è stata breve ed intensa. I suoi quadri più famosi furono realizzati nel breve giro di quattro o cinque anni.  Egli, tuttavia, in vita non ebbe alcun riconoscimento o apprezzamento per la sua attività di pittore.  Solo una volta era apparso un articolo su di lui.  Dopo la sua morte, iniziò la sua riscoperta, fino a fame uno degli artisti più famosi di tutti i tempi.

Vari Gogh nell'immaginario collettivo rappresenta l'artista moderno per eccellenza.  Il pittore maledetto che identifica completamente la sua arte con la sua vita, vivendo l'una e l'altra con profonda drammaticità: l'artista che muore solo e disperato, per essere glorificato solo dopo la morte; per giungere a quella fama a cui, i grandi, arrivano solo nella riscoperta postuma.