Storia della Fòcara unica al mondo

La Focara di Novoli e il culto di Sant’Antonio Abate

06 gen 2015

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aboutsalento

Sant’Antonio Abate, patrono di Novoli e protettore degli animali di stalla e da cortile, rappresentato iconograficamente con accanto un porcellino e con in mano un bastone con un campanello utilizzato per richiamare gli animali, è il santo intorno al quale si “accendono” importanti riti e festeggiamenti nel freddo gennaio, precisamente dai giorni che vanno dal 7 al 18. I giorni sicuramente resi più celebri però, sono quelli dell’accensione della grande focara, un falò di dimensioni maestose, 20 metri di altezza per 25 di diametro, che sta cercando da qualche anno di entrare a far parte della lista dei beni immateriali e intangibili dell’UNESCO.

I festeggiamenti del Santo presso il comune salentino iniziano dal lontano 1664 su concessione del vescovo Luigi Pappacoda che dichiarò Sant’Antonio Abate protettore di Novoli, accogliendo le richieste dell’Università e del clero.

Diverse testimonianze cartacee accertano la presenza della focara nel tempo: nel 1868 anno in cui un documento attesta la presenza di un comitato eletto dall’amministrazione comunale; nel 1905, anno forse della prima focara, tra l’altro disturbata da una forte nevicata nel giorno della vigilia; altre sparse tra gli inizi degli anni 10 e la fine degli anni 30 del secolo scorso.

Alcune teorie, come quelle esposte nell’articolo di Antonio Bruno, vedrebbero la focara come una tradizione originata e importata nel Salento nel territorio veneziano, data la similitudine con alcuni riti del fuoco e la massiccia presenza in passato di nuclei di veneziani in tutto il Salento leccese, soprattutto nel centro del capoluogo di provincia.

In passato il rito della focara cominciava un mese prima del giorno dell’accensione, il 17 Dicembre, giorno dal quale si iniziava a raccogliere le fascine e i rami secchi necessari. Per le strade di Novoli girava un ragazzino con il suo carretto per raccogliere tutto il necessario: oltre che rami e tralci di vite venivano accumulati anche oggetti combustibili che la gente non utilizzava più. Tutto era offerto in devozione al Santo. Oggi la costruzione vera e propria inizia il 7 gennaio per concludersi a mezzogiorno della vigilia della festa, festeggiato da rintocchi di campane. Tutto il paese collabora attivamente alla raccolta del materiale necessario.

Circa 90.000 fascine (ognuna composta da oltre duecento tralci di vite) vengono accatastate con grande maestria, da circa 100 persone in equilibrio su lunghe scale, secondo una tradizione tramadata da generazione in generazione.

La forma della focara è cambiata con il tempo, anche a seconda dei gusti di chi dirige i lavori. Sulla cima si innalza l’effige del Santo, dalla quale si inizia a dar fuoco all’ammasso di fascine. Un tempo invece si soleva mettere un ramo di arancio con frutti pendenti raccolto dal giardino di un prete.

L’accensione avviene la sera del 16 Gennaio, tramite uno spettacolo pirotecnico. La focara è destinata a bruciare per tutta la notte ed il giorno seguente, spargendo nell’aria grandi quantità di cenere che simboleggia la purificazione, e milioni di minuscole favilla che accendono la fredda notte invernale. Uno spettacolo davvero suggestivo.

Il numero di tradizioni che si susseguono intorno alla focara è veramente vasto. Tanto per cominciare il rito della benedizione degli animali, una volta associata alla distribuzione di pane benedetto da dar loro da mangiare nel caso fossero stati affetti da alcune malattie; in questo modo si chiedeva al santo di intercedere per la loro guarigione.  Negli anni ’40 qualche devoto acquistava una maialino, che veniva allegramente chiamato lu ‘ntunieddru, al quale veniva legato un fiocco rosso al collo e gli veniva concesso di fare qualsiasi cosa avesse voluto, scorazzando tra le strade del paese. La benedizione avviene subito prima dell’inizio della processione religiosa, che in passato si distribuiva in due giornate e capitanata dalla statua del santo: il primo giorno vedeva tutti i partecipanti camminare scalzi, portando pesanti ceri;  la mattina del giorno successivo prevedeva la sola partecipazione dei forestieri che avevano fatto voto e che avrebbero accompagnato la statua del santo fino alla Chiesa Matrice per il panegirico. Durante questa processione veniva sparata la strascina (oggi sostituita da palloni aerostatici), una lunghissima batteria che terminava con uno sparo più potente e fragoroso, il quale doveva coincidere con l’arrivo della statua in piazza Mercato, antistante la Chiesa Matrice.

La processione coinvolgeva i giorni del 16 e 17 Gennaio (svolta ora solo in una giornata), anche oggi i giorni centrali della festa. Il 17 è inoltre caratterizzato anche da una tradizionale alimentazione costituita da  pesce, pittule e dolci tipici delle festività natalizie, astenendosi quindi dal mangiare prodotti provenienti dagli stessi animali che Sant’Antonio protegge.

Dal 1947 vengono anche stampati dei numeri unici, giornali dalle diverse testate e dalla diversa longevità, che raccontano e testimoniano anno dopo anno l’evoluzione del culto di Sant’Antonio e delle focara a Novoli.

Alcuni studiosi ritengono che il culto di Sant’Antonio Abate, diffuso in molti comuni del Salento, tutti quanti accomunati dall’accensione delle fucareddhe, possa rappresentare una possibile cristianizzazione del culto pagano del dio Fauno, il corrispettivo greco del dio romano Pan, dalle sembianze grottesche:  la parte superiore del corpo antropomorfa, anche se provvista di corna, e quella inferiore più simile a quella di una capra. Questo era un dio burlone che se ne andava in giro a terrorizzare le ninfe dei boschi e a suonare il suo famoso strumento, il flauto di Pan.

Il Fauno era molto venerato nell’Italia meridionale, tanto che ancora oggi esistono delle zone, nel territorio salvese, che ne ricordano il nome.

Il maialino, animale come abbiamo visto molto legato alla figura del Santo Cristiano, svolgeva una funzione cardine agli albori del culto del protettore degli animali: la sua associazione allegorica alla fugura di Satana, che nel deserto tentò Gesù a cedere al peccato, ne richiedeva il sacrificio così come avveniva per i sacrifici animali in onore di Fauno. Queste associazioni collegherebbero in maniera indissolubile le due figure, separate solo dal retaggio culturale e religioso del tempo in cui i singoli eventi si sono verificati. Non sarebbe quindi un caso che la progressiva cancellazione del culto del dio pagano sia stata contemporaneamente rimpiazzata con quella di Sant’Antonio Abate.

Con l’edizione 2010, grazie alla collaborazione della Provincia di Lecce, l’assessore alle politiche giovanili Bruno Ciccarese, ed all’associazione nazionale “Concerto per la Vita e per la Pace”, il “fuoco buono della Fòcara è divenuto ambasciatore di Pace in Terra Santa per il Natale 2009”.
La fiamma, della Fòcara di Novoli ha raggiunto la città di Betlemme, come elemento propiziatorio del processo di distensione in area mediterranea, e affidata al Custode della Grotta della Natività, per accendere un fuoco nella Piazza antistante la Grotta.

Il fuoco buono della Fòcara sarà offerto attraverso lu Cuccu, oggetto in terracotta, testimonial della tradizione novolese, che terrà accesa anche per il futuro, senza più spegnersi, la fiamma del “fuoco buono della Fòcara, ambasciatore di Pace e dei diritti umani nel mondo”, e sarà conservato nel Santuario di Sant’Antonio Abate.

Marco Piccinni

SITOGRAFIA e BIBLIOGRAFIA: