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Nel 1776 una parte dei beni antoniani, con l’abolizione dell’Ordine ospedaliero di Sant’Antonio di Vienne, entra nel patrimonio mauriziano: la celebre precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, con tutti i suoi poderi, le terre, i boschi, viene dunque inserita nel patrimonio mauriziano. Ma intanto l’Ordine ha intensificato anche notevolmente le sue attività: verso il 1720 a Stupinigi, altro pezzo di grosso calibro dell’Ordine la cui donazione risale ad Emanuele Filiberto, viene aperto il primo asilo infantile. Al 1764 risale, per la prima volta, la nomina di un cappellano mauriziano, don Pietro Bal, perché insegni ai ragazzi delle sezioni della scuola elementare (aperte nel frattempo a Stupinigi) le prime regole dello scrivere, leggere e far di conto. Viene intensificata anche l’attività assistenziale ed ospedaliera, grazie a nuovi lasciti testamentari, come quello della marchesa Delfina del Carretto di Mombaldone che favorisce la costruzione dell’ospedale di Valenza. Grande importanza continua ad avere l’ospedale torinese che, dal '700, occupa un vasto fabbricato tra via Porta Palatina, via Milano e Porta Palazzo, dove rimarrà sino al 1885, mentre i letti (inizialmente destinati a soli uomini) salgono da 40 a quasi 150. La situazione cambia bruscamente quando, dopo l’armistizio di Cherasco, il regno di Sardegna cade praticamente nelle mani dei francesi: l’abdicazione di Carlo Emanuele IV segna di fatto la nascita del regime repubblicano e l’abolizione degli ordini cavallereschi, con la confisca dei loro beni. Un momento veramente drammatico nella storia dell’ordine Mauriziano i cui archivi, nel 1798, vengono bruciati sotto l’Albero della Libertà. Un decreto datato 21 agosto 1800 della Consulta del Piemonte, nazionalizza i beni mauriziani e nell’anno successivo l’Ospedale Mauriziano di Torino, da sempre vessillo dell’Ordine, viene inglobato in quello di San Giovanni.
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