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Interpellanza Mauriziano -Situazione finanziaria dell'Ordine Mauriziano e attività degli ospedali Stampa E-mail
martedì 27 marzo 2007
Situazione finanziaria dell'Ordine Mauriziano e attività degli ospedali mauriziani
Luciano Violante

Cofirmatari:

Barbi, Bellillo, Buemi, Calgaro, Cardano, Chianale, Di Salvo, Fiorio, Giulietti, Lovelli, Lucà, Marcenaro, Marino, Giorgio Merlo, Provera, Rampi, Trepiccione, Leddi Maiola, Crapolicchio

Numero: 200388

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:
l'Ordine Mauriziano, posto sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è ente di diritto pubblico, previsto dalla XIV disposizione transitoria e finale della Costituzione, per il quale la legge speciale 15 novembre 1962 n. 1596, approvata in attuazione della citata disposizione costituzionale, ha definito organi di Governo, fini istituzionali, rapporti con le Amministrazioni Centrali dello Stato e modalità di funzionamento;
le successive leggi di riforma sanitaria, a partire dalla legge n. 833 del 1978, hanno sempre ribadito la natura pubblica dell'Ente, la collocazione nell'ambito della sanità pubblica degli ospedali mauriziani, nonché la natura obbligatoria del rapporto convenzionale da parte della Regione Piemonte;
numerose sentenze del Consiglio di Stato hanno riaffermato, nel corso degli anni, la rilevanza pubblica e la unitarietà dell'Ente, pur nella pluralità dei compiti affidati, garantendo all'Ordine Mauriziano una tutela derivante dalla configurazione costituzionale e dal ruolo di Alto Patronato esercitato dalla Presidenza della Repubblica;
a partire dal 1999, l'Ordine Mauriziano ha attraversato una complessa e pesante situazione finanziaria, derivante sia dagli insufficienti rimborsi, operati dalla Regione Piemonte, a fronte delle prestazioni sanitarie erogate dagli ospedali dell'Ente sia dalla mancata sottoscrizione, sempre da parte della Regione Piemonte, della convenzione, peraltro già deliberata dalla Regione stessa, che avrebbe dovuto regolare in modo corretto i rapporti finanziari tra le due Istituzioni;
l'Ordine Mauriziano è stato commissariato, con decreto del Presidente della Repubblica del 19 settembre 2002, in considerazione del grave stato di disavanzo finanziario riscontrato a seguito di ispezione disposta dal Ministero dell'interno ed è stata nominata Commissario straordinario la Prefetto A. Maria D'Ascenzo, già responsabile del Dipartimento del Ministero dell'Interno preposto alla vigilanza e tutela dell'Ordine;
la legge 21 gennaio 2005 n. 4 ha sostanzialmente congelato l'Ordine, costituendo una Fondazione Ordine Mauriziano con il compito esclusivo di alienare l'ingente patrimonio dell'Ente per onorare gli impegni con i creditori ed attualmente il prefetto D'Ascenzo è ancora Commissario dell'Ordine, ente di fatto svuotato dalle sue funzioni, ed in quanto tale Commissaria della Fondazione;
recenti sentenze della Corte dei conti hanno in realtà chiarito tutta la vicenda, iniziata con lo strangolamento finanziario dell'Ordine, ed hanno dato ampiamente ragione agli amministratori dell'Ordine Mauriziano, che da sempre indicavano la responsabilità della Regione Piemonte per il disavanzo per effetto dei mancati trasferimenti regionali di risorse a rimborso dell'attività sanitaria erogata dagli ospedali mauriziani;
la prima sentenza/ordinanza del 1o settembre 2005 n. 223, in particolare ha dimostrato come fosse senza fondamento il Commissariamento ed ha sancito che:
1) l'Ordine Mauriziano è Ente pubblico, a differenza di quanto sostenuto dalla precedente amministrazione regionale per giustificare le illegittime riduzioni apportate ai rimborsi dovuti per l'attività sanitaria esercitata dagli ospedali dell'Ente;
2) la precedente amministrazione regionale ha illegittimamente ridotto il rimborso annuale per l'attività sanitaria degli ospedali mauriziani, equiparati, dal 1999, alle case di cura private determinando conseguentemente il grave sbilancio finanziario dell'Ente;
3) l'Ordine Mauriziano, negli anni 1997-2002, a differenza di quanto sostenuto dalla Regione, dagli Ispettori e dal Commissario Straordinario, ha attivato servizi (Oncologia, Cardiochirurgia, Riabilitazione), inseriti a pieno titolo nella programmazione regionale e per i quali esistevano precisi atti di autorizzazione e di impegno finanziario della stessa istituzione regionale;
4) gli ospedali Mauriziani conseguentemente fanno parte, da sempre, e comunque a decorrere dalla stipula della prima convenzione con la Regione Piemonte (1984), della rete ospedaliera regionale pubblica e la loro attività è sempre stata inserita nella programmazione regionale;
la seconda sentenza del 29 dicembre 2006, n. 320, conferma tutte le decisioni assunte nella prima ed assolve definitivamente gli amministratori dell'Ordine Mauriziano. In particolare:
1) smentisce definitivamente l'assunto degli Ispettori e del Commissario straordinario circa il numero delle assunzioni effettuate dall'Ordine negli anni considerati; a fronte delle presunte 925 assunzioni, gli accertamenti della Corte dei conti, avvenuti su inconfutabili prove documentali, hanno consentito di stabilire che esse sono state in numero di 118 (di cui 103 per il Centro Oncologico di Candiolo);
2) smentisce l'assunto degli Ispettori e del Commissario sulle autorizzazioni ministeriali, precisando inconfutabilmente che gli amministratori dell'Ente hanno sempre correttamente trasmesso i documenti riguardanti gli ampliamenti di pianta organica ai ministeri competenti;
3) sostiene che bene fecero gli amministratori dell'Ente ad adoperarsi per l'attivazione dei nuovi servizi, tutti regolarmente autorizzati dalla regione Piemonte, in quanto questi hanno portato un notevole miglioramento della sanità piemontese ed una importante risposta ai bisogni di salute dei cittadini della Regione, essendo mirati a coprire carenze precedenti;
nonostante le due citate sentenze, il Commissariamento dell'Ente, in corso da quattro anni e mezzo, durata che forse non ha eguali nella pubblica Amministrazione, prosegue e nel frattempo risulta siano state dismesse, in contrasto con i dettami costituzionali, attività istituzionali e sia venuta ad aggravarsi considerevolmente la situazione debitoria;
si consideri che il Commissario straordinario, firmando il 17 novembre 2003 un Protocollo d'intesa con la regione Piemonte, accettò di ritirare i ricorsi e accettò la somma di 50 milioni di euro, che oggi, alla luce delle sopraccitate sentenze della Corte dei conti, appare immensamente al di sotto del dovuto;
l'attività sanitaria erogata dalla principale Struttura ospedaliera mauriziana, l'ospedale Umberto I di Torino, è stata progressivamente dequalificata dalla gestione commissariale, creando un grave danno per la città di Torino, se si considera che le tabelle ufficiali del ministero della salute collocavano nell'anno 2002 l'Ospedale Mauriziano Umberto I di Torino al secondo posto in Italia per qualità e complessità di cure;
se, sulla base degli atti depositati presso il ministero, risulti in base a quali elementi od atti amministrativi il Ministro dell'interno dell'epoca abbia deciso prima l'avvio di un'indagine ispettorile presso l'Ente e poi la proposta di commissariamento dell'Ordine e quale effetto abbiano avuto le conclusioni degli ispettori, nella relazione resa all'allora Ministro dell'interno, nel determinare il Commissariamento dell'Ente;
come la relazione stessa debba oggi essere valutata, alla luce delle citate sentenze della Corte dei conti, in particolare con riferimento alla accertata esistenza di autorizzazioni regionali all'avvio di nuovi servizi sanitari;
quale sia la situazione finanziaria dell'Ente, conseguente alla gestione commissariale, e quale sia la situazione finanziaria della gestione della Fondazione Ordine Mauriziano;
quali provvedimenti si intendano assumere onde far cessare la gestione Commissariale, che non ha certamente operato per il risanamento dell'Ente, come invece avrebbe dovuto fare in attuazione del mandato contenuto nel decreto di nomina del settembre 2002;
quali provvedimenti si intendano assumere circa la costituzione, ai sensi della legge n. 4 del 2005) degli organi della Fondazione Mauriziana e cosa si intenda prevedere in prospettiva per l'Ordine Mauriziano, Ente peraltro mantenuto in vita dalla citata legge.

 

Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 135 del 27/3/2007

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Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 10,09).


In assenza del rappresentante del Governo, competente per materia a rispondere all'interpellanza all'ordine del giorno, sospendo la seduta per alcuni minuti.

La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,15.

(Gestione dell'Ordine Mauriziano – n. 2-00388)

PRESIDENTE. L'onorevole Violante ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00388

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, la ringrazio. Illustrerò brevemente questa interpellanza e successivamente replicherà il collega Calgaro. Innanzitutto, mi scuso con i colleghi, il sottosegretario D'Andrea, il collega Calgaro e gli altri, perché non potrò assistere al seguito dello svolgimento dell'interpellanza in quanto la mia Commissione è convocata per le ore 10,30.
Noi abbiamo ripresentato questa interpellanza dopo che lo stesso testo era stato presentato con un altro atto parlamentare e la cui risposta da parte del Governo ci era sembrata del tutto insoddisfacente. Il punto è cogliere la ragione per la quale vi è stato un deficit rilevante nella gestione dell'Ordine Mauriziano. Il deficit c'è stato e gli ispettori del Ministero dell'economia sono andati a verificarne i motivi. Allo scopo, fu nominato un commissario che delineò la ragione di tale deficit nella cattiva gestione del precedente consiglio di amministrazione che avrebbe aperto questo «buco» nelle finanze dell'Ordine Mauriziano.
Attorno a questa questione si sono impiantate varie vertenze. Le più importanti

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sono state decise con due diverse sentenze della Corte dei conti. Il punto di fondo, emerso in entrambe le sentenze, è che la responsabilità del deficit non era del consiglio di amministrazione, ma della regione Piemonte – allora di centrodestra – che aveva assunto alcuni impegni con l'Ordine Mauriziano, il più grande proprietario terriero d'Europa (lo dico per inciso), il quale aveva eseguito la parte degli impegni che spettava a se stesso, ma che poi non aveva ricevuto i contributi che la regione si era impegnata a versare.
Leggo solo brevemente i due passaggi delle due diverse sentenze. La sentenza n. 223 del 2005 dice che: «Non è ininfluente sottolineare che l'istituzione delle nuove attività è avvenuta nell'ambito della programmazione sanitaria regionale, in seguito a specifici accordi promossi dalla regione Piemonte o della quale essa stessa era parte». La seconda sentenza, n. 320 del 2006, afferma che: «Il collegio è passato all'analisi dei comportamenti dei convenuti – cioè del vecchio consiglio di amministrazione precedente all'ottobre del 1989 -, esaminando la situazione del contesto nel quale l'Ordine mauriziano abbia deciso l'apertura delle nuove strutture di attività, rilevando che le stesse erano state istituite nell'ambito della programmazione sanitaria regionale ed in seguito a specifici accordi promossi dalla regione Piemonte o dei quali essa stessa era parte». Mi pare dunque che il quadro sia sufficientemente chiaro.
Qual è dunque il punto? La commissaria ha assunto un atteggiamento diverso, anche di dileggio nei confronti del consiglio di amministrazione. In un'occasione pubblica disse addirittura, con un'espressione forse non consona ad un alto funzionario dello Stato, che il consiglio di amministrazione si era «mangiato» l'Ordine Mauriziano. Usò proprio questa espressione ed è tuttora in corso un procedimento penale a suo carico per diffamazione, attivato da coloro che si sono sentiti offesi da quest'espressione. Sta di fatto che – mi pare – all'inizio della gestione commissariale il deficit era di 564 miliardi di lire e, secondo una delibera commissariale del 10 ottobre 2006, il deficit adesso è di 412 milioni di euro: cioè che è salito. Tanto per capirci, siamo a 800 miliardi di lire. Comunque, anche su questo, ci sarà qualcuno che intenderà e deciderà.
Insomma, ferma questa situazione e le decisioni della Corte dei conti, noi ci attendiamo adesso da parte del Governo una risposta che sia un risarcimento politico e morale per i componenti del consiglio di amministrazione precedente, che si sono comportati correttamente, ma che sono stati scorrettamente esposti – per così dire – al pubblico ludibrio dal commissario D'Ascenzo, il quale ha scaricato sul consiglio di amministrazione responsabilità che invece erano della regione Piemonte, allora presieduta dal presidente Ghigo.
Infine, si è proceduto alla nuova nomina del consiglio di amministrazione. Francamente, a molti di noi è spiaciuto che nel nuovo consiglio di amministrazione non fosse inserito nessuno dei vecchi componenti, perché probabilmente questo avrebbe sancito la possibilità del nuovo consiglio di avere una visione più completa e approfondita dei temi. Invece, ci si è trovati a iniziare nuovamente tutto daccapo.
Qualcuno in particolare si è battuto molto, per la verità, riuscendo ad ottenere: penso all'ingegner Franchi. Avremmo però preferito forse qualcosa che segnasse una linea di continuità tra la buona gestione del vecchio consiglio di amministrazione e quella – che speriamo buona – di quello attuale, per poter avere oggi un quadro più tranquillizzante.
Ci aspettiamo comunque che il Governo ristabilisca la verità ed anche una «restituzione» morale, che dobbiamo, a quel consiglio di amministrazione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Giampaolo Vittorio D'Andrea, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, onorevoli

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deputati, ritengo in primo luogo doveroso rassicurare gli interpellanti in merito alla particolare attenzione che il Governo presta alle complesse vicende che hanno portato alla creazione della fondazione Ordine Mauriziano, in ossequio al decreto-legge 19 novembre 2004, n. 277, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 4 del 2005, ente chiamato a subentrare nei rapporti patrimoniali attivi e passivi del disciolto Ordine Mauriziano e nella titolarità del patrimonio immobiliare di quest'ultimo, ed alle stesse vicende dell'azienda sanitaria ospedaliera (ASO) costituita con legge regionale n. 39 del 2004.
Sono ben note le vicende che hanno portato all'adozione del decreto-legge n. 277 del 2004, attraverso il quale l'Ordine Mauriziano, ente di diritto pubblico esplicitamente considerato dal comma terzo della XIV disposizione transitoria e finale della Costituzione, è stato costituito in azienda sanitaria ospedaliera mediante il rinvio alla legge regionale e, contestualmente, è stata istituita la fondazione Ordine Mauriziano con il trasferimento del patrimonio mobiliare e immobiliare dell'ente e sulla cui gestione vigila un Comitato (previsto dall'articolo 2, comma 2, del decreto-legge n. 277 del 2004), il cui presidente è nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
Nel settembre del 2002, a seguito dello scioglimento degli organi di amministrazione determinato da una grave situazione patrimoniale e finanziaria dell'ente, la gestione ordinaria delle attività dell'Ordine Mauriziano venne affidata ad un commissario chiamato ad accertarne la reale situazione.
È parimenti ben noto, anche agli onorevoli interroganti, come, da ultimo, la legge finanziaria per il 2007, ai commi 1349 e 1350, abbia regolato i rapporti tra i due enti per quanto riguarda la successione delle obbligazioni e per quanto attiene alla definizione della titolarità dei beni, tutti attribuiti alla fondazione, con esclusione dei beni immobili e mobili funzionalmente connessi allo svolgimento delle attività istituzionali del presidio ospedaliero Umberto I di Torino, nonché dei beni mobili funzionalmente connessi allo svolgimento delle attività istituzionali dell'Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo, attribuiti all'ASO-Ordine mauriziano.
Proprio in questi giorni, il Presidente del Consiglio dei ministri, a seguito dell'approvazione da parte del ministro dell'interno, di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze e con il ministro per i beni e le attività culturali, del nuovo statuto della fondazione, ha nominato il consiglio di amministrazione e il collegio dei revisori della fondazione stessa.
Proprio attraverso tali provvedimenti il Governo ha inteso dare un segnale di forte interesse per il risanamento della fondazione, comprovato dall'alto profilo dei componenti chiamati a far parte dell'organo di amministrazione, di estrazione prevalentemente universitaria con competenze in materia di diritto fallimentare, estimo e storia dell'arte. In particolare, l'incarico di presidente è stato conferito al dottor Francesco Staderini, presidente emerito della Corte dei conti, il quale, grazie all'esperienza e alla competenza dallo stesso maturate, assicurerà ogni contributo necessario per le esigenze e le prospettive della fondazione.
Sarà prioritario impegno dei neocostituiti organi ordinari di amministrazione della fondazione dedicare ogni sforzo all'attività di risanamento di un ente la cui situazione finanziaria è assolutamente delicata e che, allo stato, in mancanza dell'approvazione del bilancio relativo all'esercizio del 2006, può con il crisma dell'ufficialità essere ricondotta ai dati contenuti nella relazione del 3 ottobre 2006 al Presidente del Consiglio dei ministri da parte del Comitato di vigilanza della fondazione sulla gestione del patrimonio mobiliare e immobiliare per l'anno 2005, relazione che è stata trasmessa al Parlamento in data 16 ottobre 2006.
Per riferirne i dati essenziali, la gestione commissariale aveva, nella relazione,

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censito debiti per 392.582.449,21 euro e crediti ancora da riscuotere per 35.842.006 euro.
Il documento di bilancio è definito preconsuntivo, in quanto non può rappresentare dati definitivi ma solo provvisori, in relazione ad una situazione di incertezza circa la titolarità di alcune poste finanziarie in capo all'uno o all'altro ente.
In proposito, è da considerare che, con il comma 1349 della legge finanziaria per il 2007, è stato stabilito che la gestione finanziaria relativa all'ente Ordine Mauriziano transita all'azienda sanitaria ospedaliera (ASO) solo successivamente alla istituzione di quest'ultima. Ne consegue che le spese di gestione relative al periodo intercorrente tra l'entrata in vigore del decreto-legge n. 277 del 2004 e la istituzione dell'ASO-Ordine Mauriziano, avvenuta il 31 gennaio 2005, sono poste a carico dell'ex ente Ordine Mauriziano e, quindi, i relativi oneri acquisiti nello stato passivo della fondazione mauriziana.
In proposito, è da considerare che i dati della gestione del periodo considerato non sono nella disponibilità della fondazione vigilata ma dell'ASO, alla quale sono stati richiesti; ma non risultano ancora forniti. Solo all'esito dell'accertamento dell'ulteriore massa passiva, fino ad oggi non considerata, il comitato di vigilanza potrà riferire compiutamente al Parlamento. Pur disponendosi, in definitiva, di dati soltanto provvisori è da dire che il risultato di gestione della fondazione ha registrato un utile di esercizio di euro 19.146.945. Dal confronto di questo risultato presunto con quello del 2005 si rileva una differenza negativa pari ad euro 145.206, presumibilmente da ricondurre ai costi di avviamento della farmacia esterna intervenuti nell'esercizio finanziario 2006. Risultati, questi, che sono riferiti alla gestione di esercizio della fondazione e che vanno letti congiuntamente a quelli patrimoniali, strettamente connessi alle operazioni di risanamento economico in corso.
Circa quest'ultimo aspetto, si portano all'evidenza i dati sull'accertamento della massa passiva dei debiti dell'Ordine Mauriziano che si evincono dalla determinazione commissariale n. 449 del 10 ottobre 2006. A tale data, la massa passiva accertata è di euro 306.987.112 e quella attiva ammonta ad euro 38.395.988. Su tale situazione deficitaria, indubbiamente, incidono i costi di una vicenda, quella relativa all'ampliamento della pianta organica dell'ente Ordine Mauriziano da destinare alle strutture sanitarie disposto negli anni 1998-2000. Vicende sulle quali la Corte dei conti, con due pronunce, del 2005 e nel 2006, ha fatto definitiva chiarezza, ritenendo, in buona sostanza, esenti da responsabilità gli amministratori dell'ente che tali attività disposero, in quanto da ricondurre a fatto della regione Piemonte o, comunque, disposte per il raggiungimento di fini istituzionali e per finalità sociali e comunque nell'interesse della comunità.
Se sul lato della regolazione normativa e di quello dell'attività politico-amministrativa sono di recente intervenuti elementi di chiarezza, cui ho fatto sopra pur sommario cenno, è di tutta evidenza come l'opera di risanamento della fondazione sconti una serie di criticità, prima fra tutte quella della vendita del patrimonio immobiliare, da cui solo può derivare la massa attiva dell'ente, che richiede tempi e procedure lunghi e complessi.
Infatti, a fronte della vendita di un grande patrimonio dell'ente, i beni rimasti sono quelli di più difficile alienazione. È comunque preciso impegno del Governo seguire con la massima attenzione le attività degli organi della fondazione, intervenendo, ove necessario, con i provvedimenti di volta in volta più appropriati.

PRESIDENTE. L'onorevole Calgaro, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

MARCO CALGARO. Signor Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatto e spiegherò perché. Vi sono tre aspetti in questa vicenda da considerare. Il primo è di carattere storico. Si tratta di una storia indubbiamente inquietante e la sua risposta in tal senso è abbastanza completa. Certamente, è difficile spiegarsi perché, e

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sulla base di quale criterio, l'Ordine è stato commissariato a suo tempo ed è altrettanto difficile spiegarsi tutto questo a fronte di due sentenze della Corte costituzionale che, con tutta chiarezza, assolvono gli amministratori dell'ente a fronte di accuse molto pesanti loro rivolte, che hanno comportato, in una prima fase, anche la requisizione del loro patrimonio personale.
Ciò, a fronte di alcune certezze fornite dalle due sentenze della Corte dei conti, secondo cui non vi è stata alcuna irregolarità da parte degli amministratori e l'organismo vigilante – il Ministero dell'interno – è stato, sostanzialmente, sempre e correttamente informato degli atti compiuti dall'amministrazione dell'Ordine: nonostante questo si è giunti al commissariamento. Tra l'altro, la Corte dei conti ha chiarito che le responsabilità per il deficit sono, per la maggior parte, individuabili nel mancato pagamento da parte della regione di quanto dovuto, visto che gli ospedali mauriziani sono da sempre stati riconosciuti come totalmente pubblici.
A fronte dell'accertamento di queste verità, chi provvederà al risanamento dell'Ordine? È corretto che al risanamento dello stesso si provveda soltanto con la vendita di tutto il suo patrimonio, o vi è qualcuno che deve ancora rifondergli dei soldi?
I cittadini sono sostanzialmente interessati all'attività sanitaria svolta dall'Ordine, che per anni si è rivelata una delle più qualificate d'Italia. Vorrei ricordare che l'Ordine è conservato – come afferma la XIV disposizione transitoria e finale della Costituzione – come ente ospedaliero e funziona nei modi stabiliti dalla legge.
Nel 2002 l'attività sanitaria ospedaliera mauriziana era considerata al secondo posto in Italia per qualità e complessità di cure e nel periodo della gestione commissariale è, evidentemente, decaduta per mancanza di fondi e di finanziamenti, dovuta alla situazione le cui cause ormai sono note. Quale sarà l'evoluzione dell'ordine mauriziano? Se è possibile bisognerebbe continuare a farlo esistere anche senza la sua caratteristica di ente ospedaliero garantita dalla Costituzione. Si attendono ancora risposte; credo, tra l'altro, che il funzionamento sanitario dell'Ordine stia molto a cuore ai nostri cittadini.