Gioco delle cinque pietre
Il gioco delle cinque pietre detto anche degli astragali è un antico gioco di società praticato dai greci e dai romani. Le fanciulle greche e romane portavano sempre con sé un sacchetto con le pietre e si dilettavano in questo gioco. Testimonianze di questa pratica si trovano al Museo archeologico nazionale di Taranto [1]
Si gioca adoperando cinque pietruzze, preferibilmente di forma arrotondata. Tradizionalmente le pietre erano di proprietà personale del giocatore, ma le regole non vietano di usare le pietre di altri. Il numero minimo di giocatori è due.
Le regole moderne del gioco[modifica | modifica wikitesto]
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Lo scopo del gioco è totalizzare il numero di punti stabiliti in partenza dai giocatori. Inizia la partita la persona sorteggiata. Quando il giocatore corrente commette un errore, cede la mano al giocatore successivo. Il gioco si sviluppa in cinque passi.
- Primo passo: si lanciano le pietre su un piano, si prende una pietra in mano e, lanciandola in alto, con la stessa mano, si raccoglie una pietra, e poi si afferra la pietra lanciata, tale da avere in mano due pietre. Tenendo la seconda pietra in mano, si lancia la prima pietra in aria e si raccoglie una terza pietra, e poi una quarta pietra.
- Secondo passo: si lanciano le pietre su un piano, si prende una pietra in mano e, lanciandola in alto, con la stessa mano, si raccolgono, tenendole in mano, a due a due, le rimanti pietre.
- Terzo passo: si lanciano le pietre su un piano, si prende una pietra in mano e, lanciandola in alto, con la stessa mano, si raccoglie una pietra. Si lancia la prima pietra, tenendo in mano la seconda, e si raccolgono, tutti in una volta, le rimanenti tre pietre.
- Quarto passo: si lanciano le pietre su un piano, si prende una pietra in mano, e si tenta di raccogliere in un colpo solo le quattro pietre a terra e la quinta in aria (senza lasciarla cadere a terra).
- Quinto passo: si lanciano le pietre su un piano, si prende una pietra in mano e, lanciandola in alto, con la stessa mano si tenta di far passare, una alla volta, le altre pietre sotto il ponte formato da pollice e indice dell’altra mano, il ponte si posiziona una sola volta e non lo si può orientare di nuovo durante il tentativo, (il tutto senza far cadere a terra la pietra lanciata in aria).
- Sesto passo: si prendono in mano le cinque pietre le si lancia facendole ricadere sul dorso della mano. L’obiettivo è di riuscire a prendere tutte e cinque le pietre. Comunque sia, non si commette un errore se si prende un numero inferiore di pietre ma almeno una.
Ogni pietra raccolta vale un punto; il risultato finale è dato dalla somma dei punti ottenuti in ciascuna mano. Vince chi raggiunge per primo il totale stabilito all’inizio del gioco.
Quando si commette un errore, ovvero si viola una delle regole stabilite sopra, si passa la mano.
Testimonianze odierne[modifica | modifica wikitesto]
Ai giorni nostri il gioco è ancora praticato da sparuti gruppi di bambini in Calabria, in Sardegna, in Sicilia, in Basilicata e soprattutto in Puglia.
Esistono testimonianze della pratica del gioco in Madagascar [2] e più in generale in Africa, dove è chiamato Tsibato[3] in Mustang(Nepal)[4]. Pare inoltre che il gioco sia praticato in Argentina col nome di “pajana” e in Marocco.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Museo Nazionale Archeologico di Taranto
- ^ http://gcesare.provincia.venezia.it/ragazzi/giochi/GIOCHI%20NEL%20MONDO.htm
- ^ http://www.frosinone.coni.it/uploads/tx_pubblicazioni/Giochi_dal_mondo.pdf
- ^ http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html#ch=1&day=2011-06-16&v=68963&vd=2011-06-16&vc=1 (8:40)
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Luigi Chiriatti, Giocattoli di tradizione del Salento, Edizioni CIPSS (1989), Editore Lupo (2008)
- Cirino Gula, Franco Valenti, Luoghi della memoria, Ediprint (1992)
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Testimonianze del gioco in Sicilia, lentinionline.it.
- Testimonianze del gioco in Puglia, salentu.com.
rilevatore Ersilio Teifreto del blog ToriNovoli
li pitruddhri a Novoli Eccu comu se scioca alli Tuddrhi ? prima nna petra/2 petre si passa a 3 petre in un solo colpo poi 4petre insieme manu china, lassa e pia, panaru, furcina, coppa poi li puntiecc…
La pratica presso i romani, è presente nel sito archeologico di Ercolano dove sono ben visibili due fanciulle accovacciate nell’intento di lanciare gli astragali. Nel corso dei secoli il gioco subì delle varianti e una di queste divenne il nostro gioco Salentino dei pitruddhri. E’ facile constatare come quest’ultimo sia molto simile all’originario romano sia per il numero dei pezzi, cinque sassi al posto di cinque astragali, e sia lo scopo per il quale si compete.
Eccu comu se scioca ?
Prima prova. Il giocatore butta per terra i cinque sassi lasciando che si distribuiscano a caso sulla superficie. Il giocatore prende uno di questi, che chiamerà “padre”, e lo lancia per aria cercando di afferrare contemporaneamente uno dei pitruddhri che stanno in terra. Allo stesso tempo sarà recuperato al volo il “padre”. Passato poi il sasso preso da terra nella mano vuota, rilancerà ancora “il padre” rieseguendo la stessa sequenza finché tutti i sassi non saranno raccolti. Se uno di essi cade, il giocatore perde il “padre”, mentre se muove uno di quelli che stanno in terra senza afferrarlo dovrà fermarsi un turno e iniziare da capo la sequenza. Seconda prova. Il giocatore, come nella prima prova, deve lanciare il padre e raccogliere i sassolini da terra in gruppi di due. Terza prova. Lanciando il padre in aria, il giocatore cercherà di afferrare tre sassi da terra senza far cadere il padre. Quarta prova. Lanciando il padre in aria, il giocatore cercherà di afferrare questa volta tutti e quattro i sassi da terra. Quinta prova. Il giocatore forma un arco poggiando a terra il pollice e l’indice. Lanciando per aria il “padre” darà un colpetto contemporaneamente a uno dei cinque sassi rimasti per terra cercando di farlo passare attraverso l’arco. Ovviamente dovrà riprendere al volo il padre e ripeterà lo stesso movimento per i restanti sassi. Una volta passati tutti i pitruddhri sotto l’arco, il giocatore raccoglierà con una manata tutti i sassi e sarà decretato vincitore.
Non ci resta allora che giocare con i nostri figli ai pitruddhri, alla campana, a sciummu, a stacce e a fitu affinché anche il gioco diventi un pretesto per la diffusione della nostra cultura Salentina che è l’orgoglio di un popolo le cui origini affondano nella notte dei tempi.
Ersilio Teifreto