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Dell'antico complesso monastico si sono conservati la chiesa con il campanile e la sacrestia, un lato del chiostro, l'ospedale, il convento e le cascine; questo insieme di edifici è una testimonianza della fervida vita monastica che, dall'Abbazia della Novalesa a quella della Sacra di San Michele, svolse opera di assistenza nelle zone alpine e prealpine durante i secoli più bui della storia piemontese. La chiesa ha risentito, nei secoli, di molte trasformazioni ed ampliamenti, così da risultare oggi scarsamente omogenea e fortemente asimmetrica.
(Immagine tratta da: Nel corso dei lavori di restauro condotti nel 1914, un accurato studio del monumento ha permesso di ricavare dati preziosi, atti a stabilire quali siano state le alterne vicende dell'Abbazia; si è potuto stabilire che la chiesa, sul finire del XII secolo, era di piccole dimensioni, a navata unica con abside semicircolare ed aveva un campanile non tanto alto che costituì la base del campanile che ancora oggi si eleva sul fianco nord della chiesa (composto da tre piani scanditi da bifore ed archetti pensili e terminante con quattro pinnacoli ed una cuspide ottogonale). Una prima trasformazione dell'impianto si ebbe nel XIII secolo con la demolizione dell'abside semicircolare e con la costruzione, al suo posto, di un presbiterio a pianta quadrata coperto da volta a crociera. Nella prima metà del XIV secolo, furono edificate le cappelle del lato nord e nella seconda metà dello stesso secolo furono compiuti importanti lavori di ampliamento. Nella prima metà del XV secolo non vennero eseguiti ulteriori ampliamenti, mentre vennero compiute importanti opere di decorazione. Nell'ultimo trentennio del secolo, per volere di Giovanni di Montchenu, vescovo di Viviers, nominato abate commendatario e Cellerario di Ranverso il 22 aprile 1470 da papa Paolo II, la chiesa venne nuovamente allungata verso levante con la costruzione dell'abside poligonale; contemporaneamente vennero demolite le volte del presbiterio e della campata a fianco del campanile per essere ricostruite ad un'altezza superiore e in relazione con la volta dell'abside. La facciata della chiesa è di forme gotiche-lombarde; essa guarda a ponente, come avveniva per tradizione in tutte le Chiese cristiane antiche, in modo che l'officiante, durante la celebrazione della Santa Messa, fosse rivolto a Gerusalemme. La stessa abside poligonale presenta sei alti pinnacoli, posti su robusti contrafforti, terminanti con motivi ad archetti intrecciati e con un cornicione a sbalzo. Ogni lato del poligono absidale presenta inoltre una finestra monofora di notevole dimensione, incorniciata da decorazioni in cotto; al di sopra delle monofore sono sistemati altrettanti rosoni, anch'essi con decorazioni in cotto. All'inizio del XV secolo la facciata venne dipinta con motivi geometrici a punta di diamante, in chiaro-scuro. Il nartece conserva resti di affreschi del '400: nella lunetta sovrastante il portale centrale è raffigurata una Madonna col Bambino, Santi e Angeli, mentre negli scomparti della volta mediana è rappresentata la scena del Trasporto delle reliquie di S.Antonio nel Delfinato (fine Quattrocento).
Altrettanto importanti sono gli affreschi dell'abside che, con quelli della sacrestia compongono il ciclo narrativo lasciatoci dal pittore torinese Giacomo Jaquerio, di cui, nel 1914, venne alla luce la firma nel presbiterio (Madonna col Bambino, Profeti e Santi). Gli affreschi meglio conservati si trovano nella sacrestia: Salita al Calvario, e, nella volta, figure dei quattro Evangelisti; quindi, nelle lunette laterali Annunciazione e Orazione nell'orto e, di fronte alla lunetta centrale, SS.Pietro e Paolo. Sulla parete destra del profondo presbiterio sono presenti altri affreschi (in precario stato di conservazione) di Jaquerio: Cristo uscente dal Sepolcro, Simboli della Passione e Storie di S.Antonio. Anche nella cappella al termine della navata sinistra si possono osservare affreschi deteriorati attribuibili a Jaquerio (Annunciazione e SS.Eutropio e Dionigi) ed altri di datazione più antica (Epifania, Presentazione di Gesù al Tempio). Sul lato sinistro della navata centrale, sopra l'arcata che precede la sporgenza della base del campanile, sono raffigurati Cristo benedicente tra i simboli degli Evangelisti e Sei Apostoli, affreschi in cattivo stato di conservazione risalenti all'inizio del '300. Nell'ultima campata della navata destra si apre la Cappella di S.Biagio, ornata di importanti affreschi dovuti a Giacomo Jaquerio: ai lati della finestra di fondo Santa Barbara e due Santi; sulla parete destra e di fronte, sopra l'arcata, Storie di S.Biagio; nella volta Simboli Evangelici non attribuibili però a Jaquerio. Dalla navata destra si passa all'unica ala superstite del chiostro, risalente all'ultimo trentennio del XV secolo. Nel piazzale, sul lato nord dell'Abbazia, si trova una stele ottagonale di granito, posta su di un masso erratico, risalente al XIV secolo; questa rappresentava un segnale per i pellegrini che cercavano ospitalità. Vicino al piazzale (con ingresso sull'antica via per Avigliana), incorporata in una casa rurale, si può ancora vedere la facciata dell'Ospedale della Precettoria, edificato nell'ultimo trentennio del XV secolo, con motivi che richiamano quelli della chiesa: un'alta ghimberga che orna il portone centrale, finestre in cotto, archetti pensili e pinnacoli che si allineano sul coronamento. Davanti all'ingresso si può vedere l'antico percorso stradale lastricato posto circa mezzo metro sotto il livello dell'attuale strada. |