La città di Moncalieri nel 1530 donò il Polittico di Defendente Ferrari al Santuario della Chiesa Abbaziale di Sant’Antonio di Ranverso per il miracolo ottenuto da Sant’Antonio Abate per averli salvati dalla peste e grazia ricevuta. Nei secoli seguenti la città di Moncalieri continuò la tradizione di recarsi in processione con una delegazione al Santuario di Ranverso durante il giorno della festa dedicata al Santo.

Posted on

 

                       

 

BUTTIGLIERA ALTA – ROSTA (To). Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, Pala d’altare.

Descrizione:

 

 

IL POLITTICO SULL’ALTARE MAGGIORE

Poco dopo la metà del XIX secolo un frate barnabita, di nome Luigi Bruzza, che conduceva degli studi sulla storia della città di Moncalieri, mentre consultava vecchie carte presso chiese e nel municipio della città, ebbe la fortuna di imbattersi nel  “libro rosso” del comune, ossia una sorta di registro che riportava le deliberazioni dell’autorità fin dal periodo medievale.
In data 21 aprile 1530 il “libro rosso” riportava uno strumento di locazione d’opera col quale un cosindaco moncalierese affidava al “ Magistro Deffendente Ferrariis de Clavaxio Pictore” l’incarico di “facere, dipingere et perficere unam  pulchram et ornatam anconam”.
Il documento specificava, con estrema precisione, che l’opera doveva avere due porte dorate, intagli e lavori all’interno, che doveva essere alta 16 piedi e larga10 piedi.
Al centro doveva trovarsi la Madonna “quem genuit adoravit“, ossia in adorazione del proprio figlio, circondata da Sant’Antonio Abate, San Rocco, San Sebastiano, San Bernardino e nelle predelle dovevano comparire non meno di sette storie di Sant’Antonio Abate.
Con ammirevole trasparenza il “ libro rosso “ stabiliva che al pittore sarebbero stati pagati 800 fiorini più 10 grassi segusini di piccolo taglio e pare che allora non fossero previsti gli sforamenti del budget che sono oggi una regola, all’atto del consuntivo, per i lavori pubblici.
Fin dal momento della committenza veniva stabilito che l’opera era destinata ad essere donata alla Chiesa Abbaziale del Santuario di Sant’Antonio di Ranverso per il miracolo ricevuto da  Sant’Antonio Abate che salvò gli abitanti della  città di Moncalieri dalla pestilenza nell’anno 1.530  per  grazia ricevuta.
(…..la rapidità con cui l’incarico venne deciso, deliberato e messo in atto nell’anno stesso rappresenta un altro esempio significativo di efficienza dell’amministrazione di quasi cinquecento anni fa….).
Una volta terminato il polittico, la cui cornice è sormontata dai simboli della città di Moncalieri, venne portato in solenne processione al Santuario di  Sant’Antonio di Ranverso dalla popolazione di Moncalieri. Ranverso si gloriava di venerare la figura di quel grande santo protettore del borgo, e si dice che in memoria si dava la prelazione ai cittadini di Moncalieri che per devozione arrivavano scalzi al Santuario per portare in processione il  Statua pregiata in  legno del 1.500 circa, opera di un ebanista Francese

santo sotto il baldacchino a rappresentare la loro protezione, ogni anno si solennizzava nel giorno della sua festa.
Nel capitolo sul polittico di Defendente Ferrari, all’interno del volume su Sant’Antonio di Ranverso della collana dell’Ordine Mauriziano scritto da Giorgio Giaccaglia ed edito da Gribaudo Editore nel 1990, si afferma  che : “L’opera ha un particolare interesse per lo studioso di memorie artistiche del Piemonte, poiché è stata la prima ad essere attribuita a questo pittore, il cui nome sarebbe rimasto ignoto chissà per quanto ancora……Prima di allora le opere di Defendente venivano attribuite ad artisti nordici e, a chi scorra vecchi libri, non riuscirà difficile vedere quest’opera attribuita sovente al pennello di Alberto Dürer.
Dalle schede di Alessandro Baudi di Vesme (L’arte in Piemonte, IV, pag. 1270 e seg.) pubblicate in Torino nel 1982 risulta che il polittico fosse installato con piena soddisfazione di committenti e riceventi il 17 gennaio 1532, nella stessa precettoria antoniana in cui oggi lo possiamo ammirare in tutto il suo splendore.

Autore: Mario Busatto,                    rilevatore  Ersilio Teifreto