Il valore degli erratici come “finestre” sul passato della Terra IL masso erratico sentinella di pietra vigila l’Abbazia di Ranverso.

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Luigi Motta e Michele Motta

 

Rischi geomorfologici e sport all’aria aperta: il bouldering nell’anfiteatro morenicodi Rivoli – Avigliana

 Parte II

 

alore ambientale dei massi erratici e valutazioned’impatto ambientale dell’arrampicata

 

Abstract: The V.I.A. of bouldering on the erratic blocks of Susa Valley.

The Susa Valley is rich in erratic blocks left by Quaternary glaciations. While in ancient times they wereranked among the most important elements of the landscape, in the past few centuries they have beengradually destroyed. At first in order to use them as building materials, then to make room for buildinglots and the expansion of towns. Their scientific value as geological and paleoclimatic indicators is, as of yet, still high and not thoroughly investigated. This is way they fall into the category of protectedenvironmental properties; however, the lack of knowledge concerning their whereabouts and the scarceinformation about their value ultimately make them all the more prone to gradual destruction. Since a fewdecades erratic blocks are central in a discipline belonging to sporting climbing, that is nowadays diffusedagain after a time of decadence. This sport increased public interest towards the kind of blocks that werepeculiar to it. In this work the blocks’ factors of geological, geomorphologic and archaeological interest,and the possible interaction between them and the sporting activity are analysed. Modern block-climbingpractice follows rules that account for the smallest damage to erratic blocks. The damage is widelycounterbalanced by the increase in public feeling for their usefulness, which protects them from usesimplying a largely bigger damage, or their utter destruction altogether. Simple interventions to promotethis activity are therefore strongly hoped for. They have the twin purposes of increasing the appeal of areas otherwise badly deprived in that department, and of constituting a starting platform for the publicityand promotion of the more naturalistic aspects of erratic blocks. 

Introduzione 

La Valle di Susa è una delle valli piemontesi in cui è maggiormente sviluppato il turismo. Quest’ultimo èperò essenzialmente legato alla risorsa neve, e quindi concentrato nella stagione invernale e in pochelocalità congestionate. D’altra parte molte località valsusine possiedono beni geomorfologicipotenzialmente sfruttabili come risorsa turistica, tramite i cosiddetti “sport all’aria aperta”. Tuttavia, lamancanza di conoscenze sulle loro potenzialità ne ha finora impedito un’adeguata valorizzazione,nonostante siano un’alternativa ecosostenibile ai centri e alle forme di turismo alpino tradizionali. In molticasi, inoltre non si hanno precise conoscenze sul possibile impatto ambientale degli sport all’aria aperta.Nel presente lavoro si valuta la potenzialità turistica, l’impatto ambientale e i possibili interventimigliorativi dell’arrampicata sui massi erratici, mediante il confronto dei siti sfruttabili con quellianaloghi di altre zone europee già sfruttati turisticamente. 

Il valore degli erratici come “finestre” sul passato della Terra 

La Valle di Susa ha una forte impronta glaciale, che la rende ben delimitata anche al suo sbocco inpianura, dove costituisce il grande anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana, una serie di cerchieconcentriche in cui si trova la maggior parte dei massi erratici valsusini. Questi sono formati soprattuttoda “Pietre Verdi”, rocce prevalentemente diffuse sui versanti della bassa valle sia in destra sia in sinistraorografica. In gran parte non derivano quindi dall’alta valle o dalla Val Cenischia, da cui proveniva latotalità o quasi del ghiaccio, ma si sono aggiunti al ghiacciaio valsusino solo nella parte finale del suo

 

 

Massi della valletta di Pra Bassehttp://www.dst.unito.it/bacheca/erratici/errap2.htm2 di 2526/10/2006 17.46

percorso. Le enormi dimensioni di alcuni massi erratici dell’anfiteatro hanno attirato l’attenzione sin deiprimi geologi che si sono occupati del Piemonte. Anfiteatri di maggiori dimensioni, come la Serra d’Ivreaconservano, infatti, solo massi di dimensioni di molto inferiori. Due sono le ipotesi genetiche piùverosimili. Secondo la prima, i massi derivano principalmente da grandi frane avvenute sui versanti dellabassa Valle Susa, dove più marcata è la morfologia a U della valle. Ancora oggi, gli affioramenti di PietreVerdi della bassa valle sono costituiti da placconate con fratture beanti parallele al versante (Caprie) esperoni in rilievo fratturati, che tendono a originare crolli di massi anche di enormi dimensioni. Laseconda si basa non sull’aspetto delle Pietre Verdi in affioramento, ma su quello che presentano ingallerie, dove appaiono nuclei poco scistosi più resistenti, immersi in masse molto scistose e assai friabili.L’isolamento per erosione selettiva dei nuclei più resistenti può portare al loro crollo, e spiegherebbeanche come mai rocce normalmente piuttosto friabili come i serpentinoscisti, sui massi erratici appaianoassai compatte.Un’altra caratteristica dei massi dell’anfiteatro è di presentare litologie prevalenti differenti da un’areaall’altra. Il Moncuni presenta quasi esclusivamente massi di serpentinoscisto, come l’area dei laghi diAvigliana; nella valletta di Pra Basse compaiono anche prasiniti, che assieme ai metagabbri diventanoprevalenti nella zona di Almese. Tra le due ipotesi sopra esposte, la prima potrebbe indicare che inciascun’area i massi derivano da poche grandi frane; la seconda, che il trasporto dalle aree di provenienzaè stato assai limitato. Quest’ultimo è sicuramente il caso di alcuni grandi massi addossati ai versanti deimonti Musinè e Pirchiriano, sovrastanti le due opposte estremità dell’anfiteatro. Il masso di Torre dellaVigna è di lherzolite, roccia che in Valle di Susa affiora soltanto sul Musinè, la montagna su cui il massosi trova tuttora. Presenta però sicure strie glaciali, ed è quindi un vero e proprio erratico, anche se iltrasporto è stato assai ridotto. Lo stesso si può dire per Pera Filbert (SACCO, 1922b) e il Masso di S.Ambrogio, costituiti della medesima serpentinite dei versanti soprastanti.All’interno della Valle di Susa sono presenti massi erratici generalmente di dimensioni più ridotte. Unodei più noti e caratteristici, di forma ovoidale, si trova all’interno delle mura del Castello del Conte Verdefra Caprie e Condove. Più a monte, il Masso del Belvedere e il Masso Bruno, entrambi sopra Condove, sidistinguono per la quota elevata sul fondovalle, che li correla ai massi dell’anfiteatro. Il primo appartienea un’unità attribuita sulla carta geologica 1: 50.000 “Susa” al Pleistocene superiore (Würm

auctorum

); ilsecondo è correlabile con massi attribuiti alla penultima glaciazione (Riss

auct.;

Pleistocene medio). Imassi di San Valeriano e di Grange di Bussoleno, invece, appartengono alla fase di deglaciazione finaledel Pleistocene superiore (tardo Würm

auct.

), in cui il ghiacciaio arretrava sempre più all’interno dellavalle. Il ritiro innescava estesi fenomeni gravitativi, che coinvolgevano anche depositi glaciali, causandola risedimentazione di erratici sul fondovalle al piede dei versanti.I massi dell’alta valle non si trovano nel fondovalle principale, ma nei valloni laterali, e sono tutti di etàancora più recente, della fine del Pleistocene superiore o dell’Olocene inferiore. Le aree dove sonomaggiormente concentrati sono quelle di rocce compatte, piuttosto rare in alta valle, nella qualeprevalgono rocce molto scistose come i calcescisti. Nel Vallone di Galambra, sopra Exilles, si ha lamaggior concentrazione di massi, costituiti quasi tutti da gneiss minuti. Infine in Valle Stretta, ormai allatestata della valle, si ha una delle poche aree di massi calcareo-dolomitici, il cui trasporto glaciale è peròdubbio.Anche gli erratici interni alla valle si presentano in gruppi piuttosto omogenei litologicamente, indicantiscarso trasporto. A parte quelli dell’alta valle, ovviamente costituiti soltanto delle litologie locali, i massidi Bussoleno sono prevalentemente di micascisti, affioranti localmente, quelli di San Valeriano sono tuttidi gneiss granitoide, affiorante solo nella zona da San Valeriano a Borgone. Derivano perciòprobabilmente da frane accumulate sul bordo del ghiacciaio pleistocenico, i cui materiali sono statiridistribuiti sulla morena laterale dopo breve percorso. I blocchi giunti più lontano dal bordo hanno potutocompiere distanze maggiori, come quello del Castello del Conte Verde, deposto circa tre chilometri più avalle.

 Morfologie superficiali

 Gli erratici presentano micromorfologie superficiali conseguenti alle due principali tappe della loro storiageologica:

 

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 il periodo di trasporto glaciale, con la conseguente esarazione che ha lasciato superfici striate (fig. 1) euna forma generale subangolosa e levigata; il periodo successivo alla messa in posto, in cui hanno agito i processi di degradazione meteorica (fig.2), sia nelle condizioni climatiche attuali sia in condizioni diverse, specialmente sui massi dellapenultima glaciazione alcuni massi, trovandosi lungo impluvi percorsi da torrenti, sono stati anche levigati e arrotondati dalleacque correnti. 

Fig. 1 – Strie glaciali su serpentinite fratturata. Fig. 2 – Su una superficie striata (graffi quasiorizzontali) si è sviluppato un reticolo di graffi più profondi e larghi (pseudokarren) per l’esposizione agliagenti di degradazione meteorica. Fig. 3 – Aspetto tipico della superficie di un erratico incondizioni naturali (non ripulito per l’arrampicata)nell’anfiteatro di Rivoli-Avigliana. L’azione degli agentidi degradazione meteorica e degli organismi viventi(muschi, radici) ha scolpito sulla superficie del masso unreticolo di solchi (pseudokarren), distruggendototalmente le originarie superfici levigate e striate. Fig. 4 – Honeycomb. Su questa superficiedel Roc d’la Rocia si ha weatheringgrade 4 per le condizioni ambientali egeomorfologiche eccezionalmente

 

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 favorevoli: microclima particolarmenteumido, roccia costituita da anfibolite facilmente alterabile, abbondanza divegetazione, in particolare edera, che favorisce il ristagno di umidità el’aumento di aggressività delle acque discorrimento superficiale. Fig. 5 – Tafoni, detti localmente sacocie(=tasche), sull’omonimo masso. Honeycomb weathering grade = 2.

 Le forme di degradazione meteorica, sia perché recenti sia perché agiscono rapidamente, distruggonoquasi totalmente le morfologie precedenti (fig. 3). Le striature glaciali sono perciò osservabili solo sullesuperfici rimaste sepolte sino a tempi molto recenti. Nei climi temperati, infatti, i tempi di sviluppo dellemicroforme da degradazione meteorica hanno ordini di grandezza di 10

 

– 100

 

anni (MOTTERSHEAD,1994). Le microforme di degradazione meteorica più frequenti sono le seguenti.

 

Croste e patine d’alterazione

.

Le più caratteristiche si trovano su serpentiniti e lherzoliti. Sono tipiche deimassi della penultima glaciazione, che hanno subito gli effetti del clima dell’ultimo interglaciale. A volte,come nel caso di Pietra Alta e delle Pere Grosse di Caselette e Rosta, ricordano per colore e caratteristichele “vernici del deserto”, croste lucide indicative di condizioni subaride.

 

Superfici a nido d’ape

 (honeycomb

 di ROBINSON & WILLIAMS, 1994a; fig. 4). Sono gruppi diprofonde cavità centimetriche, caratteristici in Valsusa delle anfiboliti, rocce molto alterabili. SecondoROBINSON & WILLIAMS si formano generalmente per aloclastismo, in ambienti costieri o subaridi:sono quindi correlabili con le croste tipo “vernici del deserto” sopra ricordate. MOTTERSHEAD (1994)ha proposto la classificazione del grado d’alterazione superficiale da

honeycomb

 riportata in tab. 1.In Valsusa questa classificazione va applicata con cautela, poiché alcuni litotipi, specialmente leserpentiniti, hanno scarsa o nulla tendenza a formare cavità di degradazione. Sull’anfiteatro morenico irestanti litotipi hanno alterazione di grado 1 o 2, con l’esclusione di Pera Pluc, che giunge al grado 3, e delRoc d’la Rocia, che giunge al grado 4. La definizione del tipo e grado d’alterazione può rendere i massierratici preziosi elementi di datazione e di correlazione dei depositi glaciali.

 

Tafoni

.

Sono simili agli

honeycomb

, ma isolati e più grandi (dimensioni almeno decimetriche; fig. 5).Sono formati da qualsiasi processo di alterazione che provochi la migrazione di ioni verso la superficiedella roccia, dove si ha la rideposizione per evaporazione, con l’indurimento della superficie, che diventapiù resistente dell’interno della roccia (PARAGUASSU, 1972; WHALLEY, 1978). Anch’essi sonoconsiderati indicatori climatici di aridità o subaridità (MAINGUET, 1972). In Valsusa prediligono lepareti rocciose a bassa quota e i lati dei massi soleggiati. 

 Pseudokarren

.

 Comprendono i

 flutes,

 solchi subparalleli osservabili talvolta sui fianchi ripidi dellasommità di massi. La loro genesi è certamente legata all’azione della pioggia, ma ancora poco conosciuta.

 

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0Forme di degradazione non visibili1Buchi circolari isolati2Buchi interessanti meno del 50% dell’area3Presenza di

honeycomb

4

 Honeycomb

 su più del 50% dell’area5

 Honeycomb

con talvolta punti di coalescenza(“clessidre”; francese

lunules

)6

 Honeycomb

parzialmente coalescenti7

 Honeycomb

 coalescenti su più del 50% dell’area8Persistenza solo di alcuni dei setti fra gli

honeycomb

9Scomparsa dei settiIn Valsusa sono rari e limitati a rocce acide. Meno tipiche, ma abbondanti sui serpentinoscisti, incisionicon sezione a V formate in corrispondenza a microfratture della roccia (fig. 6), come i graffi carsici.Anche sulle altre rocce le fratture prendono sovente l’aspetto di solchi svasati per il progressivoallargamento dei bordi a causa di processi d’idrolisi. Secondo ROBINSON & WILLIAMS (1994b) sonoforme legate al clima attuale, di rapido sviluppo, di età anche inferiori a 300 anni.

 

Conche di degradazione meteorica

.

Si formano nei punti d’accumulo di terriccio e detriti vegetali, chemantengono la roccia umida accelerandone la degradazione. Sono quindi presenti sia alla sommità, siasui fianchi dei massi. Gli

gnamma

 (ROBINSON & WILLIAMS, 1994a) sono depressioni chiuse diprofondità tale da causare ristagni d’acqua piovana (fig. 7). L’acidità di quest’ultima accelera lo sviluppodegli

gnamma

portandoli prima alla fusione in forme complesse, infine a formare un confuso mosaico dibacini collegati da solchi ad andamento circa angolare (

meringue surface

 di TWIDALE, 1982; figg. 8 e9), che simula incisioni preistoriche. 

Fig. 6 – Pseudokarren simili a graffi sono comuni suimassi di serpentiniti, in questo caso la Pera d’le Masche.

 

Tab. 1 – Classificazione dell’honeycombweathering grade di MOTTERSHEAD(1994). In 30-35 anni in ambiente costiero possono comparire forme di grado 3, el’autore citato ha dimostratoinoppugnabilmente che in 105 anni sonocomparse forme di grado 7 nel porto diWeston, UK. Si noti che anche in ambientisubalpini, come le mura di Avignone, sono presenti forme di grado 3 – 5 sicuramentecon pochi secoli di vita.

 

Fig. 7 – Gnamma alla sommità del masso 27 (Moncuni).

 

 

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 Fig. 8 – Le meringue surface si sviluppano per azionedell’idrolisi sotto copertura di muschi e licheni, come inquesto masso presso Pera d’le Sacocie. Fig. 9 – Meringue surface su un piccolo erratico pressoPian Topie.

 Anche molte delle altre morfologie descritte sono state sovente scambiate per segni dell’uomo. Lesuperfici striate possono essere confuse con

 polissoir 

, superfici d’affilatura di lame. Conche e tafoni sonostati molto spesso descritti come coppelle e nicchie artificiali votive o cultuali.A scala maggiore, le morfologie più vistose sono profonde spaccature causate dai cicli gelo-disgelo, chesovente dividono i grandi massi in più individui. SACCO (1922b) riferisce che i tre elementi in cui si èdivisa Pera Filbert, nell’’800 erano ancora così vicini che si poteva saltare da uno all’altro, cosa che giànel 1922 era divenuta impossibile.

 

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