Gerarchia e Vita dell’ordine templare Precettoria a capo un precettore o lAbate(Abbas) se apparteneva alla classe dei canonici/Bernardo compose il De laudae novae Militiae.

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Gerarchia e Vita dell’ordine templare

Dopo il Concilio di Troyes del 1129, in pochi anni, l’Europa cattolica assicurò ai Templari un consenso forte e quasi universale. La classe feudale sostenne fortemente l’Ordine. In Spagna, ad esempio, il re Alfonso d’Aragona assegnò in eredità ai Templari un terzo del proprio regno. Il tornaconto era rappresentato dalla possibilità di utilizzare i Templari nella lotta iberica contro i mussulmani.

Con la bolla Militum Templi Ierosolymitani, del 24 febbraio 1133, Papa Innocenzo II concede l’esenzione dalle tasse sulle rendite dei terreni.

Bernardo, che appoggia e sostiene apertamente l’Ordine, crede fortemente nelle potenzialità della confraternita monastica-cavalleresca. Scrivendo al proprio Vescovo, ne illustra la vita quotidiana e le qualità raggiunte: «obbediscono perfettamente al loro Signore, fuggono ogni superfluità, nel vestire e nel mangiare. Non hanno donne, non figliuoli, nulla di proprio posseggono, nemmeno la volontà. Mai oziosi né curiosi. … quando è tempo danno addosso al nemico senza temer numero, né furore di barbari; fidando non nelle proprie forze, ma nella possanza dell’Iddio degli eserciti; cosicché congiungono insieme mansuetudine di monaci e valore di soldati.»

Sollecitato da Ugo (non sappiamo se il primo Maestro, Ugo di Payns, o Ugo di Champagne) «… per una, duo, tre volte, se non erro, o dilettissimo Ugo, mi hai chiesto di scrivere un discorso di esortazione per te e i tuoi compagni d’arme e di brandire lo stilo, dal momento che non mi è concesso brandire la lancia, contro un nemico tirannico», (A
Dopo la morte di Ugo di Payns, il 24 maggio 1136, Roberto di Craon fu eletto nuovo Maestro dell’Ordine. Pochi anni dopo, Roberto ottenne un importante riconoscimento da parte del Papa Innocenzo II.
La bolla Omne datum optimum, datata 29 marzo 1139, concesse all’Ordine la totale indipendenza, compreso l’esonero dal pagamento di tasse e gabelle, oltre alla direttiva secondo la quale l’Ordine non doveva rendere conto a nessuno del suo operato, tranne che direttamente al Papa. In essa si precisa: «… noi vi esortiamo a combattere con ardore i nemici della croce, e in segno di riconoscenza vi permettiamo di tenere per voi tutto il bottino che prenderete ai Saraceni, senza che alcuno abbia il diritto di reclamarne una parte …»
Allo scopo di prevenire qualsiasi possibile interferenza esterna all’Ordine, nella bolla si aggiunge: «… al vostro decesso, caro figlio del Signore, Roberto, o a quello dei vostri successori, nessuno può essere eletto se non fa parte dell’Ordine … e che l’eletto sia scelto da tutti i fratelli o dai più saggi fra loro … »
L’Ordine del Tempio ottenne, così, una posizione molto privilegiata.

Gli ingenti introiti che giungevano all’Ordine grazie alla generosità di nobili e fedeli garantivano entrate sicure attraverso la donazione di proprietà e le sottoscrizioni volontarie di confraternite. I Templari offrivano, a coloro che contribuiva alla causa Crociata, la posizione di “fratello del Tempio”.

Nel 1144 fu emessa la bolla Milites Templi, che accordava particolari indulgenze a chiunque facesse donazioni al Tempio. L’anno successivo, nel 1145, la bolla Milites Dei confermava ed ampliava l’autorizzazione ad erigere cappelle del Tempio, con annessi cimiteri destinati ai confratelli.

A Parigi, il 4 aprile 1147, si tenne un Capitolo Generale in presenza del Papa Eugenio III e del re, in cui l’Ordine ricevette migliaia di proprietà terriere, in Inghilterra, Francia, Spagna e poi in tutta Europa. La presenza del Papa al Capitolo fu un chiaro segno del sostegno da parte della Chiesa. Fu in questa occasione che si concesse ai Cavalieri Templari di portare sul mantello la croce rossa all’altezza della spalla sinistra.

Questa rapida espansione richiese una vasta riorganizzazione per l’amministrazione delle proprietà e l’invio di denaro e rifornimenti in Terrasanta. La necessità di trasferire grosse quantità di denaro conferì ai Templari un nuovo ruolo: quello di banchieri, non solo per essi, ma anche per conto terzi. Dal momento che in Europa non esisteva ancora un sistema di deposito bancario, l’uso dell’Ordine del Tempio per il deposito e la trasmissione di fondi dette ai Templari una nuova ed imprevista importanza agli occhi dei principi feudali.

 

Struttura Gerarchica dei Templari

La struttura gerarchica (o struttura verticale), riguarda le funzioni in seno all’Ordine, molto semplice all’inizio, diviene un sistema molto gerarchizzato, ma flessibile nella sua applicazione.


Di seguito le figure principali, di cui parleremo, nella struttura dell’Ordine:

  • Maestro;
  • Siniscalco;
  • Maresciallo dell’Ordine;
  • Commendatario (di casa), o anche: Commendatore, Priore, Precettore;
  • Commendatario di provincia, o anche Maestro provinciale, Gran Precettore;
  • Maresciallo provinciale;
  • Drappiere;
  • Cappellano;
  • Commendatario dei cavalieri;
  • Cavaliere;
  • Turcopolo;
  • Sergente, o anche Fratello attendente;
  • Scudiero;
  • Gonfaloniere;
  • Fratello rurale;

 

 

Al vertice dell’Ordine stava il “Maestro”.
Scelto fra i Cavalieri del Tempio, è eletto da un collegio di tredici membri, «in memoria di Cristo e dei suoi dodici apostoli». Tra loro i Commendatari delle Province d’Oriente e Occidente.
Il segno del potere è l’abacus, un bastone ornato da una placca rotonda incisa con la croce dell’Ordine, davanti al quale ogni templare doveva fermarsi a tre lunghezze.

Il “Siniscalco” era il sostituto del Maestro.
Il “Maresciallo” era il responsabile della disciplina, delle questioni militari e dell’armamento dell’ordine. Vi furono anche Marescialli provinciali, subordinati al Maresciallo dell’Ordine. Queste grandi cariche feudali, di Siniscalco e Maresciallo, furono istituite al tempo della Seconda Crociata.

Figure di amministrazione (che contestualizzeremo successivamente, quando si parlerà di struttura territoriale) erano quelle di:
“Commendatario” o “Commendatore” o “Priore” o “Precettore” di casa o commenda.
“Commendatario” o “Commendatore” di provincia, detti anche “Maestro provinciale” o “Gran Precettore”.

Il “Drappiere” era il funzionario minore che si occupava dell’abbigliamento e della biancheria da letto.
I “Cappellani” celebravano gli uffici religiosi, erano gli unici autorizzati a ricevere la confessione dei fratelli. Dipendevano direttamente dal Maestro e dal papato.

I “Cavalieri” (milites) rappresentavano la forza viva, la figura centrale del Tempio. Nei primi anni di vita dell’Ordine, i Cavalieri non provenivano esclusivamente dalla nobiltà. Non di rado capitava di accogliere nella milizia semplici uomini d’arme o anche cavalieri secolari che si erano macchiati di crimini, e che, come lo stesso Bernardo aveva stigmatizzato, avevano la possibilità di “mondare” i propri peccati prendendo le armi per il Signore.
Inizialmente le distinzioni tra nobili e non, furono assai poco marcate. Ma nel secolo XIII i requisiti si fecero più rigorosi. Natali plebei avrebbero impedito di divenire cavaliere, come già precludevano il clericato.
Come definito già a partire dalla regola primitiva del 1129, oltre ai “Cavalieri professi”, che si impegnavano a prendere i voti ad vitam, erano ammessi anche “Cavalieri temporali”, cioè che si ingaggiavano per un servizio a scadenza (ad terminum).
Solo i Cavalieri professi portavano l’abito bianco. Nel 1146 Papa Eugenio II aggiunse all’abito la croce (tipicamente patente o latina) rossa sulla spalla sinistra. Tutti gli altri indossavano l’abito marrone o nero.
I cavalieri rispondevano direttamente ai “Commendatari dei cavalieri”, luogotenenti dei marescialli, a capo di squadre da dieci cavalieri.

Al di sotto del rango di Cavaliere del Tempio, vi era la classe dei “Sergenti” o “Fratelli attendenti” o “Fratelli serventi” (clientes o sergens in francese), anche questi dotati di cavalcatura (ed armamentario) del tutto simile a quella dei Cavalieri, ma non nobili. Anche i sergenti potevano essere a termine.

Rango inferiore per gli “Scudieri”. La Regola impone uno scudiero al servizio di ciascun cavaliere: «A ciascun militare è lecito possedere tre cavalli, poiché l’insigne povertà della casa di Dio e del Tempio di Salomone non permette di aumentare oltre, se non per licenza del maestro. Concediamo ai singoli militari per la stessa ragione un solo scudiero. Ma se gratuitamente e caritatevolmente quello scudiero appartiene a un soldato, a costui non è lecito flagellarlo, e neppure percuoterlo per qualsiasi colpa.»

Il “Turcopolo” era responsabile dei Sergenti, delgi scudieri e della cavalleria leggera ausiliaria dell’Ordine, spesso composta da cristiani orientali (maroniti, copti, ecc.), ma anche da musulmani convertiti.

Il “Gonfaloniere” era incaricato della disciplina e delle vettovaglie.

Infine v’erano i “Fratelli rurali” (frères casaliers) che aiutavano a condurre le proprietà terriere, e i “Fratelli di mestiere” (frères de métier) cui erano affidate le più umili mansioni della casa, come occuparsi delle stalle, della fucina del fabbro e della rimessa degli attrezzi.

Probabilmente la cavalleria pesante templare (cavalieri e sergenti) non contò, contemporaneamente, più di 300 unità per volta.
Contando, però, anche le altre unità armante (scudieri, truppe mercenarie), un nucleo di 50/60 Cavalieri Templari costituiva il nucleo di una guarnigione di 500/600 unità.

 

Struttura Territoriale

 

 

L’organizzazione territoriale (o struttura orizzontale) dell’Ordine si articolava su un sistema a tre livelli, tale da consentire una gestione centralizzata ed efficiente. La struttura si evolve parallelamente alla evoluzione ed alla espansione del Tempio, frutto di lasciti e donazioni, che fanno dell’Ordine del Tempio una potenza temporale ed economica.

Il livello più periferico e decentrato era costituito dalla “Precettoria” o “Convento” o “Commenda” (Commanderie in Francia), a un livello intermedio vi era la “Provincia”, infine, al vertice della struttura, dominava la “Sede Centrale” o “Casa Capitana”, prima in Terrasanta (Templum Domini di Gerusalemme), poi nel quartiere del Tempio a Parigi.

Commenda o Precettoria

La presenza di una Commenda, L’unità di base dell’amministrazione templare, era subordinata al possesso di una proprietà da parte dei Templari, in grado di consentire il mantenimento dei Cavalieri.
A capo della Commenda vi era il “Commendatario” o “Commendatore” o “Precettore” o “Priore” di Casa o commenda (Praeceptor domus), se era un Cavaliere (o in alcuni casi un Sergente), o “Abate” (Abbas) se apparteneva alla classe dei Canonici.
Il Commendatore aveva la responsabilità amministrativa dei beni della domus ed era anche il superiore della comunità; spesso erano coadiuvati da un Claviger o Camerarius, inoltre, secondo i costumi templari, il superiore del convento era tenuto a consultare i confratelli: ciascuna settimana si teneva regolarmente un capitolo, qualora i membri della comunità erano più di quattro. Tali assemblee svolgevano anche funzioni giudiziarie e potevano infliggere sanzioni disciplinari.

Provincia

Le Commende erano raggruppate in Province anche se, talvolta, nell’ambito provinciale vi erano ufficiali intermedi con autorità su un complesso di conventi. Le Province in genere coincidevano con i regni e i principati. Al vertice di ciascuna Provincia vi era un “Maestro Provinciale” (Magister) o “Gran Precettore” o “Commendatore di Provincia” che nominava i superiori dei conventi (Commendatori o Abati) e, nelle Province occidentali, ne riceveva parte delle rendite.
I Maestri Provinciali erano nominati dalla Sede Centrale e svolgevano compiti essenzialmente amministrativi come autorizzare o ratificare la stipula degli atti di compravendita, ricevere donazioni, effettuare permute, intervenire presso l’autorità pontificia o il potere politico per la soluzione di questioni giuridiche, intervenire nella soluzione delle controversie tra le domus templari o tra queste e altri Enti religiosi o ecclesiastici, presiedere alla cerimonia di ricezione nell’ordine dei postulanti. Con frequenza annuale si tenevano dei capitoli provinciali, ai quali prendevano parte i superiori dei conventi, durante i quali si discutevano i problemi della Provincia. Il Magister si faceva aiutare nel governo della Provincia da Vicari, Procuratores, Missi e Nunzi.
Il controllo da parte delle autorità centrali sulle Province avveniva mediante visite canoniche, con l’invio di un ufficiale, detto Visitatore, in una o più sedi provinciali.

Tra i Maestri Provinciali più importanti ricordiamo:
Il Commendatore della Terra e del Regno di Gerusalemme. Con compiti di tesoriere, amministrava tutti i beni mobili e immobili della Provincia di Gerusalemme. Controllava anche il porto di San Giovanni d’Acri ed era al comando della flotta dell’Ordine col titolo di Ammiraglio.
I Commendatori delle Province di Antiochia e di Tripoli. Possedevano le stesse prerogative, nei limiti del loro territorio, del Maestro, da cui ricevevano il titolo.

Sede Centrale o Casa Capitana

La direzione dell’Ordine, presso la Sede Centrale, spettava al “Maestro” (o “Gran Maestro”, termine utilizzato dal XV secolo). Dalla fondazione (1120) all’arresto dei Cavalieri (1307) si sono succeduti ventitré Gran Maestri, da Ugo di Payns (il primo) a Jacques de Molay (l’ultimo).
Come tutti gli altri superiori anche il Gran Maestro era tenuto a consultare gli ufficiali principali dell’Ordine riuniti in un Convento Centrale. Altro organo di governo era il Capitolo Generale costituito dai confratelli indicati dalle Province. Probabilmente tale assemblea generale dell’Ordine si riuniva una volta l’anno, nominava gli ufficiali più importanti e si ritiene che emanasse le modifiche alla Regola.

 

Presenza ed organizzazione in Italia

La penisola italiana era divisa in due unità territoriali: la parte centro-settentrionale e la Sardegna, detta Provincia d’Italia o di Lombardia, e la parte meridionale, detta Provincia di Apulia (Apulée), che comprendeva tutto il regno di Sicilia, anche se alcuni storici ritengono che la Sicilia potesse costituire una provincia autonoma.
Sino alla morte di Federico II, la Sicilia-Calabria ebbe una propria autonomia amministrativa e propri Maestri. A partire da Manfredi, e sino a Carlo I d’Angiò, le domus del Regno di Sicilia furono rette da un unico Gran Precettore di Apulia-Sicilia.
Sicuramente, con la guerra del Vespro e con il passaggio della Sicilia agli Aragonesi (1282) l’isola cessò di dipendere dalla provincia di Apulia e il centro amministrativo dell’Ordine divenne Messina.

Ciascuna provincia era retta da un Gran Precettore che aveva la propria dimora presso la casa madre della provincia. A S. Maria dell’Aventino (Roma) risiedevano i Maestri Provinciali della Lombardia, anche se, nel corso del tempo, questa domus perse d’importanza a vantaggio di quelle di Bologna e Piacenza; mentre a S. Maria Maddalena (Barletta) aveva la residenza il Gran Precettore dell’Apulia.

Al di sopra dei Maestri Provinciali vi era un ufficiale responsabile per tutta la penisola chiamato Magister Totius Italiae. Come già detto, a volte esistevano funzionari di rango intermedio con giurisdizione su un insieme di conventi che non costituivano una provincia. In Italia queste unità territoriali più circoscritte erano: Ducato di Puglia, Terra di Lavoro, Terra Romae, Patrimonio del Beato Pietro in Tuscia, Ducato di Spoleto, Marca Anconitana e Marca Trevigiana.

Nella provincia settentrionale i Gran Precettori, in particolare, e gli alti funzionari, in generale, provenivano dalla nobiltà locale, nel Regno di Sicilia c’era la prevalenza dei francesi, soprattutto dopo l’avvento della casa D’Angiò sul trono del Regno di Napoli. Due Maestri delle Province meridionali divennero Gran Maestri dell’Ordine: Armand de Peragors (1232-44) che fu Magister della Sicilia-Calabria nel 1229 e Guillaume de Beaujeu (1273-91), Magister Apuliae nel 1271.
La comunità-tipo della domus templare italiana era di solito molto ristretta ed era guidata da un Praeceptor o Prior, più raramente da un Magister e/o Minister. Il Precettore attuava le disposizioni impartite dal Magister Provinciale e amministrava il patrimonio della domus. Presso le comunità più importanti il Precettore era affiancato da “missi”, “priores” e “yconomi”.

 

Il ruolo nelle corti europee

I Templari divennero funzionari e compagni di re e principi: fin dall’inizio, nelle corti regie, furono trattati da amici fidati.
Le operazioni finanziarie dei Tmeplari l icondussero ad occuparsi direttamente dei tesori regi, della cui custodia vennero spesso incaricati. Dall’inizio del XIII secolo in poi, il Tempio di Parigi era anche la tesoreria della Corona francese. La Corona inglese dipese con minore assiduità dei finanzieri templari, ma se ne servì, e sotto Enrico III d’Inghilterra un fratello templare fu nominato guardarobiere del re, cioè il gestore delle principali spese correnti.

Il posto che i Templari trovarono a palazzo come “confidenti” fu altrettanto importante del ruolo che svolsero nel mondo finanziario. Quando, ad esempio, Margherita di Francia, regina di San Luigi, partorì nel grande castello templare di Chatel-Pélerin in Terrasanta, Il Maestro del Tempio fece da padrino al bimbo. L’evidente familiarità con la famiglia reale francese durò fin quasi alla catastrofe finale.
Come risultato i re influivano sulgi affari del Tempio: tanto Riccardo I d’Inghilterra che San Luigi di Francia proposero un proprio candidato alla carica di Maestro dell’Ordine.

Non dissimile fu il ruolo dei Templari presso le corti papali. In particolare a partire da Papa Alessandro III (1159), che probabilmente fu il più prodigo nel concedere privilegi all’Ordine. I Templari, ad esempio, furono coivolti nell’esazione delle tasse per le Crociate. Il papato chiese, ed ottenne, una presenza stabile dell’Ordine nello Stato pontificio.

Il cronista inglese Walter Map osservava: «per via dei loro compiti, [i Templari] sono trattati con cura e tenuti in alta considerazione da prelati e re, che si premurano di non far mancare i mezzi per onorarli».

Approfondimenti:
La nascita dell’ordine dei Templari.

Link Esterni:
Ordre Souverain et Militaire du Temple de Jarusalem – G.P.L.I.
Il portale di Ferrara medioevale
Medievale.it

Riferimenti Bibliografici
Riferimento bibliografico M. Barber – La Storia dei Templari. Piemme
Riferimento bibliografico P. Partner – I Templari. Einaudi
Riferimento bibliografico F. G. Giannini – I Templari. I Cavalieri del silenzio. Medioevo Dossier n. 2/2002. De Agostini – Rizzoli periodici
Riferimento bibliografico A. Demurger – I Cavalieri di Cristo. Medioevo n. 6/1997. De Agostini – Rizzoli periodici
Riferimento bibliografico L. Imperio – La nascita dell’Ordine del Tempio. Templari n. 1/2001. Trentini
Riferimento bibliografico B. Marillier – I Templari. Storia e segreti del più misterioso ordine medievale. Edizioni L’Età dell’Acquario
Riferimento bibliografico J. Markale – I Templari. Custodi di un mistero. Sperling