E poi nel Salento si festeggia SantAntonio Abate del fuoco /Da “ Epistolario salentino /Sul tuo mutamento la mia vita trascorre E ha il tuo nome la Puglia La tua voce lo Jonio E la paura acerba di vederti partire.

 

 E poi  nel Salento si festeggia Sant'Antonio Abate del fuoco

Qui
Pitagora dedusse il numero
principio e fine
d'ogni congiunzione di pensieri,
di fede
e musica
di navigati mappamondi
dove il poeta «vede» un solo mare:
l’Jonio, il mare della magnagrecia
anche quando i paesi del Salento si chiamino Otranto e Castro, egli svaria
sulle rotte di Odisseo luminoso
quando il canto si sostanzia dell'amore sensuale e corposo, nelle ultime liriche della raccolta, si realizza il processo di identificazione donna terra mare:
Sul tuo mutamento
la mia vita trascorre
E ha il tuo nome la Puglia
La tua voce lo Jonio
E la paura acerba di vederti partire.
Il tempo poetico di Epifani annulla il trascorso cronologico, cioè il tempo storico; egli riduce tutto il passato al presente, come rivolge in realtà, anche in realtà simbolica rifuggendo del tutto dalla metafora, il mito: gli antichi Normanni, gli assedianti Saraceni, le galere dei Turchi, il Sultano, il mito d'Enea e la favola di don Chisciotte, non sono artifizi di immaginazione o sprazzi di vicende storiche e di fantasie epiche, ma simboli di una realtà in essere sofferta da lui stesso, uno dei tanti costretti a subire la condanna all'esilio dalla patria:
Non crediate che sia per turismo
distaccarci da questi paesi
indolenti rudi bianchi di calce
………….
Paesi dimenticati dal mondo del lavoro
che lo fa prorompere in accenti scotellariani di rampogna sociale:
Voi che sedete su scanni di velluto
calpestate questa terra ricca
delle nostre fatiche quotidiane;
lui che, dopo essere approdato, sempre esule, alla terra di don Chisciotte, amaramente, al
rientro, rimugina tra sè
e per sopravvivere
questo solo mi resta
combatto i Mulini
tra le ortiche
e i limoni.
Il motivo dominante della raccolta è l'esilio compiuto, superato dal ritorno, un esilio che non è stato fuga, pulsione comune di tanti meridionali e ansia di poeti come Gatto, Quasimodo, Bodini, dei quali risuona la presenza, specie dell'ultimo nella cui poesia si confrontano l'odio e l'amore per la terra natale, ma condanna subita che accentua la devozione filiale e non consente la minima concessione al risentimento di esservi nato:
Se oltre questo mare
un'altra casa
un'altra terra
chiamano
la mia sorte è partire
per non morire solo
come la cicala
appena è Autunno
…il legame che stringe il giovane poeta al più anziano, anche lui, e tanti anni prima, scomparso, non è solo dovuto al sortilegio dei luoghi, ma soprattutto all'assorbimento della lezione, all'appropriazione spirituale del mondo culturale ed ideale, all'ambizione di percorrere lo stesso percorso stilistico se non quello formale della versificazione, in Epifani assolutamente autonomo … una legittimazione per l'inserimento di Epifani in quella ipotetica «linea salentina» di cui Bodini è certamente il capofila, senza diminuzione alcuna per la valenza del tono, in assurde ma tuttavia ricorrenti graduatorie, in campo nazionale.
Bruno Epifani aveva coscienza di un suo tirocinio poetico che curava con estrema serietà di ricerca e di impegno; ma, come gli ingegni lucidi e preveggenti, avvertiva il presagio dell' irreparabile, se riuscì a scrivere:
Non costruitemi una tomba senza nome
con una croce da portare dopo morto
lo voglio essere l'albero della vigna
e il seme
che scoppia nella terra
Voglio essere la luce
e l'ombra della sera.
Questa raccolta è il segno, chi sa se avvertito, ora, da lui, che egli è, insieme, albero e seme, luce ed ombra.


L'OPERA


Da “ Epistolario salentino “

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La terra vuole riscatti
Come una bara
morte e canti
Gli uomini di pura razza
– e questi lo sono in petto
con il forte orgoglio ferito –
muoiono qui
al sole del Sud
Perché hanno fede

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Ho udito parole
di cicale
rompersi
contro le pietre
Ho spremuto
Il verde del grano
tra le mie dita
che hanno sempre cercato
e sempre cercano
perché è tanto duro resistere quaggiù
Resistere.
al dolore di questa terra
che pure ha sangue
e cuore profondo
se aiuta a vivere
un poco.

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Il corvo
va e viene
Tra il rosone
del campanile
E l’orto
dei limoni

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