Lo scaffale
Parla con me. Comunicare con i nostri figli è difficile? Consigli, situazioni, soluzioni per un dialogo sereno
Copertina libro "Parla con me"
Non si può non comunicare e come genitori dobbiamo sempre pensare agli effetti che la nostra comunicazione avrà sui destinatari dei nostri messaggi, cioè i nostri figli. Non esiste solo una comunicazione verbale atta a trasmettere concetti e significati, esiste anche una comunicazione implicita, non verbale, caratterizzata da comportamenti e da atteggiamenti attraverso i quali i bambini percepiscono cosa i genitori pensano di loro e sono il veicolo di emozioni e sentimenti.
In questo libro, di sole 80 pagine, Claudio Cecchi e Chiara Mercurio, due psicologi e psicoterapeuti, basandosi sulla propria esperienza clinica e personale, danno un quadro preciso su quelli che sono i più diffusi “errori” comunicativi che noi genitori, anche in perfetta “buona fede”, compiamo quando ci rapportiamo con i nostri bambini o ragazzi. Imparando dagli errori svolgeremo al meglio anche il nostro compito: “educare”, che vuol dire essenzialmente rendere i nostri figli autonomi, responsabili e in grado soprattutto di conoscere se stessi e la propria interiorità e “dialogare” che vuol dire stabilire un contatto che sia costruttivo e funzionale alla relazione affettiva. Ogni capitolo è dedicato ad una modalità comunicativa che i genitori adottano e che non sempre può rivelarsi positiva per il vissuto dei figli. Che risposte diamo agli atteggiamenti inadeguati dei nostri figli? Se le nostre aspettative saranno negative non faremo che rafforzare il comportamento problematico, mentre minimizzando daremo un messaggio di non comprensione del disagio. Spesso esageriamo a proteggerli e ad aiutarli per render loro la vita più facile e non ci accorgiamo che questo nostro comportamento provocherà insicurezza esistenziale anche in età adulta. Oppure siamo genitori perfezionisti, esigiamo standard alti a scuola facendo vivere a nostro figlio anche il più piccolo errore come un fallimento non accorgendoci che tutto ciò potrebbe scatenare stress , sbalzi d’umore, insoddisfazione, solitudine. E i sacrifici? Chi non ha mai detto. “Sei un ingrato! Dopo tutto quello che ho fatto per te!” generando sensi di colpa che inibiscono lo sviluppo dell’identità personale. I rimproveri esagerati e reiterati nel tempo o l’obbligo tassativo del rispetto delle regole o lo stile genitoriale basato sulle prediche, causano spesso ribellione o al contrario sottomissione. Infine sappiamo gestire il dolore, la rabbia, l’ansia e il trauma? Cerchiamo di evitare di parlarne? Cerchiamo di razionalizzare le emozioni negative? Costruiamo grandi argini contro la rabbia distruttiva oppure la lasciamo defluire cercando di canalizzarla verso altri scopi? Comunichiamo in modo efficace la nostra vicinanza anche e semplicemente stando in silenzio, lasciando ai nostri figli l’opportunità di esprimersi senza interrompere? Sappiamo ascoltare senza dover dare per forza delle risposte accettando così i nostri limiti? Alla fine di ogni capitolo i due studiosi ci propongono delle “psicosoluzioni” che non vogliono essere assolutamente indicazioni da “manuale del perfetto genitore”, ma consigli e suggerimenti per mettersi in discussione e instaurare un rapporto consapevole coi propri figli. Ogni genitore si riconoscerà in qualche “scambio” comunicativo e potrà correggere il “tiro”.