- NG Vintage
- FOOD
- diario di viaggio
- Foto desktop
- #Sapevatelo
- Foto dei lettori
- invia la tua foto
- servizio clienti
|
National Geographic Italia, marzo 2012
Insegua quel masso!
Una fotografo sulle tracce degli affascinanti massi erratici, grosse pietre che i ghiacciai hanno spostato nei punti più impensati
di Hannah Holmes fotografie di Fritz Hoffmann
- « PRECEDENTE
- Foto 1 di 13
- SUCCESSIVO »
Vedi anche
I segreti della Grotta dei Cristalli
- Mare di pietra
- Le pietre di Stonehenge
furono trasportate per 250 km - Come furono spostati
i massi di Stonehenge? - La grotta più grande del mondo
Il fotografo Fritz Hoffmann ha cominciato ad appassionarsi ai massi erratici (nella foto quelli di Central Park, a New York) mentre si documentava sui macigni che vedeva disseminati in modo casuale nella sua proprietà in Connecticut. Poi, durante un viaggio in auto in Massachusetts, si trovò a sfrecciare davanti a un cartello stradale che indicava la direzione per Plymouth Rock. "Un momento! Chissà se…" e dopo una rapida inversione di marcia parcheggiò l'auto davanti al centro informazioni turistiche del sito. "Ho una sola domanda," disse alle impiegate che trovò al banco, che stavano già raccogliendo degli opuscoli da dargli. "Plymouth Rock è un masso erratico?"
È stato portato fin qui da un ghiacciaio, se è questo che intende," fu la risposta.
I viaggi dei massi erratici, trasportati dai ghiacciai in un susseguirsi di epoche glaciali, erano molto lunghi, a volte centinaia di chilometri. Il nome di questi massi viene dal latino errare, ed è appropriato, perché si tratta di macigni che il ghiaccio ha spostato dai luoghi originari a quelli in cui li troviamo depositati oggi, che sono sparsi in tutto il nord degli Stati Uniti. L'orizzonte delle praterie è spezzato dalla presenza anomala di queste pietre. I primi incisori ci scolpivano sopra costole e zoccoli per farle somigliare a bisonti; invece, in epoche più recenti, gli appassionati le hanno dipinte, ci hanno inciso sopra le loro iniziali o le hanno celebrate con targhe onorifiche. Ci appaiono nelle foreste, in mezzo agli alberi, come gigantesche e misteriose formazioni. Oppure in bilico sulle cime dei monti, come se le tenessero in equilibrio dita invisibili.
Come hanno fatto queste rocce ad arrivare in posti così improbabili? Le ha eruttate un vulcano primordiale? O è stato l'Oceano Artico a riversarsi con una violenza tale da trascinare i macigni fin sopra le montagne? È possibile che uno spostamento dell'orbita terrestre abbia causato delle valanghe verso l'alto?
Fu Louis Agassiz, un ricercatore svizzero di Harvard, a divulgare la teoria della glaciazione per spiegare come questi macigni abbiano potuto raggiungere le loro attuali e insolite posizioni.
Agassiz aveva esplorato i ghiacciai delle Alpi svizzere, osservando che le fronti glaciali in via di fusione rilasciavano rocce molto danneggiate. Aveva visto depositi di rocce simili nelle Isole Britanniche, dove oggi non c'è nessun ghiacciaio, così ebbe l'intuizione che un tempo i ghiacciai fossero molto più estesi.
Nel 1871 Agassiz presentò le sue osservazioni sui massi sparsi per le montagne del Berkshire, in Massachusetts: un ghiacciaio doveva essersi mosso lentamente dal nord fino a laggiù, inghiottendo tutto quello che trovava sul suo cammino. Quando poi il ghiaccio s'era sciolto, sul terreno erano rimasti i detriti. Per di più, riferiva nella sua relazione Agassiz, i macigni trasportati dal ghiacciaio, staccandosi, avevano lasciato scalfitture su pareti di rilievi a 3.400 metri d'altitudine, nelle Montagne Rocciose.
Questo significa che il Rollstone Boulder, Plymouth Rock e tutti i loro simili un tempo appartenevano a pareti di montagne o sostrati rocciosi, da dove si erano probabilmente staccati a causa dell'alternarsi ciclico di periodi di glaciazione e disgelo: quando l'acqua filtrata nelle fratture della roccia si trasformava in cristalli di ghiaccio, aumentava di volume staccando i massi dalla roccia madre.
Quando, 25.000 anni fa, il clima si raffreddò facendo espandere i ghiacciai, si venne a formare una calotta di ghiaccio che avanzò verso sud coprendo come uno strato di melassa i massi ormai separati dalla roccia madre e trascinandoli con sé. Sepolti da uno strato di ghiaccio spesso forse più di un chilometro, i massi si levigavano nell'attrito con le altre pietre, lasciando tracce rivelatrici sulle rocce su cui passavano. Il ghiaccio li trascinò sul sostrato roccioso – poi si fermò. E a un certo punto, più o meno 21.000 anni fa, cominciò a sciogliersi.
"Ci serviamo ancora dei massi erratici per mappare i depositi glaciali," dice Carrie Jennings, geologa del Minnesota Geological Survey. "In certi depositi più antichi, dove la parte di sedimento a grana più piccola, composta da argilla, sabbia e pietrisco, è stata erosa dal vento e dall'acqua, i massi, a volte, sono tutto ciò che resta."
Se qualcuno ancora dubitasse del fascino esercitato da queste rocce, deve soltanto informarsi sul Rollstone. Molto tempo fa si trovava ai margini della città, sospeso in bilico, un po' come Humpty Dumpty, sull'orlo di una cava in espansione. I suoi sostenitori, temendo che potesse precipitare, lo fecero saltare in aria, e poi, ridotto in pezzi, trasportarono tutte le sue 110 tonnellate fino al posto d'onore che gli era stato assegnato, dove lo ricostruirono. È lì dal 1930, attorniato da cartelli stradali, idranti, biciclette e passeggini – e ogni maggio cittadini pieni di ammirazione gli piantano intorno un giardino di fiori.