arneo

Veglie: diecimila abitanti, un'aria da paese greco; la corrie­ra deve fermarsi e aspettare un passaggio di capre, poi di donne vestite di nero che escono dalla chiesa portandosi appresso la sedia di casa. Le ragazze sono vestite di flanellina rosa, con le calze di lana nera fatte a mano. Sulla piazza sono riuniti gli uomini in capannelli. Per un comizio che vi hanno tenuto ieri sera, il Prefetto ha ordinato la chiusura per quindi­ci giorni del cinema Trento e Trieste. È il mattino dell'Epifania: a molti di questi uomini le feste hanno portato quest'anno la perdita del loro unico bene: la bicicletta.
«È la cosa più atroce che si poteva fare a un figlio di mamma!» ho sentito dire da più d'uno che avrebbe preferito perdere un figlio. Un figlio lo si sostituisce fin troppo presto, ma la bicicletta distrutta significherà migliaia di chilometri a piedi e notti passate nella nuda campagna, anche d'inverno.
All'uscita da Veglie brulicano le vigne come un fumo ros­sastro e sotto gli ulivi è una festa di pratoline bianche o gialle. Queste terre facevano parte anch'esse dell'Arneo, a cui sono state strappate, e mostrano una terra rossa e succosa. A Monteruga basta guardare da lontano il gruppo di case rosse della SEBI per rendersi conto che è un gioiello d'azienda. La macchia comincia bruscamente alle Case Arse: di colpo la campagna perde la sua aria di gentile pazienza e nonostante la mite mattinata invernale si fa ingrugnita e selvatica. Dei car­telli avvertono che è zona di caccia riservata. Riservata, pos­siamo aggiungere, a non più di cinque o sei nomi di feudata­ri. Le schegge che ricoprono il letto della strada schizzano con­tro i parafanghi: qualche gazza bianca e nera che cercava chis­sà che cibo fra le pietre si alza in volo. Non abbiamo visto per oltre quindici chilometri che un cacciatore e tre vacche. Ma ecco all'entrata di Carignano Piccolo un uomo su un calessi­no, il fucile fra le ginocchia e mezzo sigaro in bocca. E il fattore di Tamborrino. – Tutto calmo, grazie a Dio. Ormai non c'è più niente da fare per quei facinorosi. – L'avete visto, voi, l'aeroplano? – Io no. Ma l'hanno visto in molti. – Credete che ci sia veramente disoccupazione fra i contadini? – Ce n'è, ma se sono disoccupati vuol dire che non sono degli agricoltori veri. Gli agricoltori veri la terra ce l'hanno – dice con disprez­zo. – Ma è vero che Carignano Piccolo è tutto terra incolta? – Nossignore. – Cosa c'è? – Coltivabile e boscaglia. – Ho capi­to. E alle Fattizze? E a Cola Rizzo? – Lo stesso.Sul sentiero per Carignano incontriamo due pattuglie di carabinieri. Il comando è su una salitella da cui ci viene incon­tro un tenente, mentre una trentina di carabinieri che gioca­vano a pallone, alla vista dell'automobile, si dispongono in squadra e fanno evoluzioni militari. – Questa è zona militare – dice l'ufficiale restituendoci i documenti. – Dovete uscirne immediatamente. – Ma voi siete ufficiale dell'esercito! – Sono in esperimento – risponde un po' sconcertato. – E l'esperimento procede bene?