5 Commenti a L’Epifania e l’”ufanetà”
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Ersilio Teifreto ha detto:
Buonasera Prof Polito, articolo interessante specie pe nui Noulini ca ne ngiurane Ufani puru subbra Wikipedia, una mia domanda oltre a tutti i significati segnalati da lei sulla parola Ufane può starci pure Patriottico?
I migliori saluti
E. Teifreto Novolese-
Armando Polito ha detto:
La ringrazio per l’aggiunta di questa simpatica nota di colore sugli abitanti di Novoli che, per dirla tutta, hanno nel tempo accumulato,oltre a quello da lei ricordato, altri nomignoli: da “facce te quatari” a “trapulini”, da nasi chiusi” a “pupi te Nòule”. Proprio quest’ultimo è la variante più sferzante e pittoresca di “ufani”. Io capisco che lo spirito campanilistico induca in qualche modo ad addolcire la pillola, ma non credo proprio che ”ufanità” possa arrivare a diventare sinonimo di “patriottismo”, anche se proprio la tavola relativa alla nascita del Delfino voleva, secondo me, darla a bere in questo senso.
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Ersilio Teifreto ha detto:
Buonasera Professore grazie per tenerci sempre correttamente informati, è possibile che ci siano tutti questi nomignoli sui paesani Novolesi che molti come me non conoscevano?
Cerco di dare dei significati:
Quatari= la faccia scura ricordo si parlava di carbonai a Novoli
Trapulin = come è noto i Novolesi erano abili commercianti
Nasi chiusi= sicuramente e disprezzativo proprio per la loro dialettica nel convincere ad acquistare la dote per gli sposi.
Pupi te Noule = Il popolo dei pupi di Novoli brulica nel presepe
Ma lei può sicuramente dare altri significati a questi nomignoli e perché poi tutti a Novoli?
Non ho capito bene la tavola relativa alla nascita del Delfino.
E vero nei sinonimi patriottismo e orgoglio non esiste ufaneria.
un cortese saluto
Ersilio Teifreto Noularu -
Ersilio Teifreto ha detto:
Un invito ai Salentini di intromettersi commentando questo particolare articolo del Professore sui nomignoli attribuiti al luogo dove vivi.
Ersilio Teifreto-
Armando Polito ha detto:
Premetto che raramente, come succede per le persone, dei nomignoli restano testimonianze che non siano orali e che, perciò, essi si conservano solo se qualcuno prima o poi li registra in un qualunque scritto, sia esso un saggio o un’opera letteraria. Sotto questo punto di vista preziosa è una pubblicazione dal titolo Babbarabbà, agenda allegata al Quotidiano, uscita una prima volta nel dicembre 1990 e una seconda nel novembre 1991 (quest’ultima edizione è stata ripubblicata nel dicembre 1996). A tal proposito le segnalohttp://www.fondazioneterradotranto.it/2013/05/02/quando-unagenda-vale-come-e-piu-di-un-libro/.
Nella mia precedente risposta ho riportato i nomignoli dei Novolesi a memoria; ora, invece, riproduco integralmente dalla fonte appena citata:
“A Campi Salentina, secondo le più antiche testimonianze, dicevano dei vicini “Noulari, facce te quatari” (Novolesi dalla faccia tinta con il nero del fondo della pentola) come dire scuri di viso. Ciò poteva essere oggettivamente vero tenuto conto delle origini medioorientali dei primi Salentini e della presenza a Novoli di schiavi neri catturati dai predatori cristiani. E poi, Sant’Antonio Abate, patrono del paese, non veniva dall’Egitto e non aveva forse la pelle scura? Ma ai Novolesi quell’epiteto non andava giù, e per tutta risposta dicevano dei Campiensi “camauri te Campie (neri più del nero).
Stando sempre ad antiche testimonianze, i Novolesi sono chiamati dagli abitanti di Trepuzzi “Noulini trapulini” (Novolesi imbroglioni). Si riferivano all’intraprendenza dei Novolesi la cui economia è stata sempre caratterizzata dal commercio del vino e dell’olio in un primo momento, e più recentemente da quello dei tessuti (famosi sono infatti “li marcanti te Nóule” (i mercanti di Novoli). In passato, si sa, il commercio non aveva una nomea del tutto positiva, il commerciante era sempre un po’ lesto di mano oltre che di parola, ecco spiegato allora quel “trapulini”. Il nomignolo (in dialetto “ngiúru”, ingiuria), tuttavia, se pure rispecchiava un luogo comune, non era ovviamente ben accetto; da qui la reazione immediata dei Novolesi: “Fessianti te Tripuzze” (Fessi di Trepuzzi).
Anche gli abitanti di Carmiano avevano da dire la loro su quelli di Novoli, così li chiamavano “nasi uddhati” (nasi chiusi) per via della parlata nasale. Ma anche in questo caso, pronta la replica: “Carmignoti senz’iddhìcu” (Carmianesi senza ombelico). I Novolesi, si è detto, avevano un atteggiamento di distacco nei riguardi degli abitanti dei paesi vicini. La cosa non andava giù e, d’altro canto quel loro essere “ufàni “ (vanitosi), sempre lustri e azzimati, non suscitava certo le simpatie. Ecco allora l’epiteto sferzante: “Pupi te Nóule”, come dire belli, perfetti, ma somiglianti ai pupi del presepe.”.Per quanto riguarda la tavola non mi sono lasciato sfuggire l’occasione di mostrare le miserie del potere (questa volta è toccato a quello politico) che mescola il sacro (nel quale, non so se sinceramente o per convenienza, crede) con il profano, per cui la rappresentazione della nascita dell’erede al trono di Francia ricalca l’adorazione dei Magi. Il delfino corrisponde a Gesù Bambino, il re a san Giuseppe, la regina alla Madonna, i cortigiani ossequianti ai Magi. Manca solo il popolo, che ben sarebbe stato rappresentato dal bue e dall’asinello (chiedo scusa a questi cosiddetti animali) … ma, se Cristo in povere fasce poteva sopportare la loro puzza (e non solo), poteva farlo un re vestito (lo dico a costo di essere tacciato di ignoranza totale della storia della moda) da buffone? …
Quanto all’auspicata “intromissione” debbo amaramente constatare che, a parte isolate eccezioni, sono apparsi fino ad ora più partecipi gli “stranieri”, gli ”immigrati” (per così dire salentini d’adozione) o gli “emigrati” come lei.
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