Tracce di preistoria nellagro di Novoli Il frammento del menhir di “Pietragrossa”, Il Palazzo della Cavallerizza , Baronale il teatro Comunale

 

 

NOVOLI

Ha origini antichissime, testimoniate dai resti di un menhir e da numerose tracce, fatte risalire al Pleistocene, rinvenute nella gola ossifera detta del Cardamone.

Novoli è una tipica cittadina dell’entroterra salentino: a pochi chilometri da Lecce (capitale del barocco), in posizione centrale rispetto ai due mari che bagnano la penisola, inserita nel parco del Negroamaro (tipico vitigno pugliese) grazie alla presenza di numerosi e pregiati vigneti.

 

Numerose sono le testimonianze dell’influenza greca sulla cittadina: dai corredi funerari in ceramica (custoditi nel Museo Nazionale di Taranto), agli affreschi della Chiesa dell’Immacolata. Si deve proprio ad uno di questi affreschi (la Madonna in trono col Bambino) l’attuale stemma civico della città.

L’architettura risente dell’influenza di alcune nobili famiglie del tardo medio evo, in particolare la famiglia Mattei. Si deve a questo casato la costruzione di alcuni fra i monumenti più belli della cittadina, fra cui: il Palazzo Baronale, la Chiesa Matrice e la Chiesa ottagonale di San Salvatore. Si attribuisce agli antichi feudatari della città la costruzione di molte altre chiese e palazzi nobiliari di inestimabile valore culturale che oggi rappresentano uno dei maggiori motivi di visita da parte dei numerosi turisti. Fra questi: Il Palazzo della Cavallerizza e il Teatro Comunale.

Fra le attrazioni, ricordiamo, i numerosi frantoi ipogei, testimonianza dell’antico legame del territorio salentino con la produzione di olio d’oliva.

                                                   Chiesa di Sant'Oronzo cupola ottagonale.                                          

  Il pozzo di fronte al Santuario dell Chiesa patrona di Novoli "La Madonna del pane"                                                

Il frammento del menhir di “Pietragrossa”

è trapassato da parte a parte alla sommità da un foro.

notizie storiche:
Nel 1948 lo studioso Romeo Franchini segnalò i resti di una pietrafitta, che si trova a poco più di un chilometro sulla sinistra della strada per Campi e che ha dato il nome ad una contrada: Pietragrossa. Il rudere fu studiato e fotografato, nel 1950 e nel 1952 da Giuseppe Palumbo e, nel 1953, da Ciro Drago; entrambi confermarono trattarsi dei resti di un menhir. Qualche anno dopo, nel 1952, il dott. Salvatore Calabrese segnalò a Giuseppe Palumbo, a un chilometro circa dal rudere "Pietragrossa", ma in agro di Campi, un altro menhir anch'esso mutilo e meglio conservato. Un terzo menhir – sempre in agro di Campi, a circa sei chilometri da Pietragrossa, fu segnalato a Giuseppe Palumbo dallo stesso dottore Calabrese e dall'ing. De Matteis. Questi rinvenimenti, anche essi causali e del tutto inaspettati, attestano che il territorio di Novoli fu sicuramente abitato in età protostorica, durante le misteriose migrazioni dei popoli provenienti o diretti in Oriente.

Novoli è famosa in tutto il mondo per la festa della “Focara” (falò). Una tradizione antichissima fatta risalire all’anno mille e nata dal culto dei novolesi per il “Santo del fuoco”. La “Focara” è un’enorme falò realizzato con tralci di vite. Può raggiungere altezze notevoli (oltre i 25 metri). Viene realizzata con il contributo volontario di molti cittadini in onore del Santo protettore (Sant’Antonio Abate). La festa inizia il 7 gennaio e si chiude il 18 gennaio. Nel tempo, da tradizione locale, è diventato un evento che richiama persone da tutta la Regione, attirando anche l’interesse di media a carattere nazionale. In particolare National Geographic ha dedicato alla “Focara” un documentario in cui si illustra attraverso materiale video e fotografico la vita della cittadina durante questo particolare periodo dell’anno.

Fonte censimento valle della cupa  rilevatore Ersilio Teifreto