Tra i luoghi più misteriosi del Piemonte vi è il Monte Musinè,

all’imbocco della Valle di Susa e a pochi chilometri dalla Torino magica che con Lione e Praga forma il cosiddetto triangolo della Magia Bianca, e quello della Magia Nera con Londra e San Francisco.
Ma anche il territorio che circonda la città è legato al Triangolo e a molti misteri che si irradiano da quello che è considerato un monte sacro, misterioso, magico: il Musinè.
Provate a tracciare delle linee di congiunzione tra il Monte, considerato il vertice di magia legata ai Celti e ai sacrifici umani e altre località misteriose legate ai Templari come l’abbazia di Sant’Antonino di Ranverso e la Sacra di San Michele e otterrete un triangolo che include altre località Templari misteriose, come Trana con il Santuario della Madonna Nera, che è la “madonna” intesa come simbolo della Madre Terra venerata dai Templari, Selvaggio con il Santuario della Madonna di Lourdes, e i Laghi di Avigliana non privi di leggende.
Magico, misterioso, un luogo sacro dalle potenti energie nascoste nelle viscere della Terra: questo è il Musinè, un antico vulcano, ricco di gallerie, cunicoli, passaggi e alcuni tutt’ora inesplorati, che racchiude nelle viscere il segreto di misteriose forme di vita aliene, di ufo e di sanguinosi riti sacrificali di cui ancora oggi si possono vedere le tracce dei rupi da cui venivano gettati i corpi, o di strane coppelle in cui “si dice” scorresse il sangue delle vittime.
Storia, leggenda o fantasia resta il Monte simbolo dell’ufologia e dei misteri.

Tra le località di questa zona vi è Pianezza, che offre diversi punti di interesse turistico da visitare, come un’escursione alla cima del Musinè, oppure un viaggio alla vicina Torino, o all’aeroporto di Caselle, alla Reggia della Venaria Reale e alla valle di Susa.
La prima tappa potrebbe essere il vicino Santuario di San Pancrazio, dove la leggenda narra che nel 1450 un contadino, mentre falciava il grano, troncò la gamba alla moglie e le preghiere che l’uomo rivolte al santo, con la promessa di edificare in loco un pilone votivo, salirono fino a San Pancrazio e l’arto si riattaccò miracolosamente.
Ma si sa che c’è un detto “Passata la festa gabbato il santo” e così la promessa non fu mantenuta e un anno dopo la poveretta fu colta da un tremendo dolore alla gamba e con disperazione vide che si era staccata! L’uomo colto dalla disperazione rifece il voto e stavolta lo mantenne, salvando così l’arto alla moglie.
Intorno al pilone in seguito fu edificata una cappella. Nel 1562 avvenne un altro miracolo, riportato poi su un quadro votivo, tutt’ora conservato.
Nel 1647 il marchese di Pianezza fece edificare un convento di frati agostiniani scalzi, che ospitò 12 religiosi.

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