Torino capitale della cultura 2019 candida La via francigena di SantAntonio di Ranverso, la Sacra di San Michele e Novalesa

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La candidatura di Torino Capitale europea della Cultura
Confronto fra le istituzioni locali per accogliere la sfida

INTERVENTI: Rolando Picchioni

La provincia di Torino si candida a Capitale Europea della Cultura per il 2019. Un titolo da strappare a mostri sacri come Siena e Ravenna, a nobili decadute come Palermo, a outsider insidiose come Matera e persino a un ruggente Nord Est che si presenta compatto ai blocchi di partenza resuscitando il fantasma della Serenissima. La candidatura della cenerentola delle istituzioni non è legittimata, come sostiene qualcuno, da un fatto puramente residuale: di essere cioè l'unico ente non gravato all'orizzonte da scadenze elettorali o giudiziarie. È anzi proprio questo il suo punto di forza. La sfida di ripensare il rapporto di scala fra la metropoli e il territorio. L'innesco per compilare un'inedita mappa di risorse e di creatività e trasformarla in progetto.

Gli atout sono tantissimi, e molti li conosciamo bene. Una Torino che ha ritrovato l'orgoglio irreversibile di capitale di cultura e turismo. La Venaria e le Residenze reali. Le fortezze alpine di Fenestrelle, Exilles, Bramafam. La Via Francigena con Sant'Antonio di Ranverso, la Sacra di San Michele e la Novalesa. La cultura di montagna e di confine, cui proprio la Provincia ha dato sedi permanenti a Casa Olimpia e Casa Ceresole. Persino l'identità manifatturiera di una città che vuole tenacemente continuare a restare operaia potrà cessare di essere il freno a mano tirato, il disco rotto che riporta ogni volta a una vocazione passatista, e trasformarsi in risorsa. Quale altro territorio è disseminato della memoria di due esperienze industriali così antitetiche nel plasmare la dimensione sociale e civile e il rapporto fra individuo e lavoro come il capitalismo fordista e l'umanesimo olivettiano?

Sta a noi cercare di non imitare la bulimia di quelle città che si candidano a qualsiasi cosa senza la certezza assoluta di poter garantire risorse adeguate. Con Torino Capitale Mondiale del Libro abbiamo constatato quanto anche un progetto definito «geniale» dall'Unesco sia costretto a rinunciare a molte legittime ambizioni di fronte alla penuria dei mezzi. Al presidente Saitta e all'assessore Perone va il merito indiscutibile di aver saputo guardare avanti, su un arco lungo a sufficienza da offrire a questo traguardo concrete prospettive di successo. Dalla nostra c'è il tempo per censire le eccellenze e chiamarle a raccolta in un disegno organico. Per consolidare i protagonisti emergenti e offrire loro solide reti, come la formula dei Parchi Culturali che il Piemonte sta felicemente iniziando a sperimentare. Abbiamo il tempo per individuare risorse che oggi forse appaiono labili, ma che potranno aggregare dietro un disegno innovativo il dinamismo dei migliori stakeholder. Ma soprattutto abbiamo il tempo per veder nascere e incubare idee nuove, e far sì che sulla scacchiera della cultura quelli che oggi sono pedoni un domani possano diventare alfieri.

Rolando Picchioni
Presidente Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura

(30 agosto 2010)

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