Il Matrimonio Novolese passeggiando nel passato del rituale di preparazione “Lu liettu te la Zita”
ERSILIO TEIFRETO AGOSTO 2017 NEL NOVOLESE
Matrimonio 2016 mia fglia Nadia con Piero all'Abbazia di Ranverso Torino
Il mio racconto segue usi e costumi riferiti agli anni 50/60 nelle tradizioni Novolesi quando si organizzava il matrimonio. m Oggi diciamo che la forma dal punto di vista delle usanze è molto cambiata, anche se alcune tradizioni sono rimaste.
La prassi tradizionale fatta di presentazione, conoscenze, fidanzamento ufficiale davanti ai familiari più intimi, presupposti di date, dichiarazione di patrimonio la dote panina 12/24 /36, ecc., ecc., ormai non viene quasi mai rispettata.
Adesso tutto viene fatto in modo più semplice e spontaneo. Anni fa tutto cominciava con qualche incontro segreto tra i due interessati. Una volta che il legame diventava una cosa seria e vera, subentrava sempre un uomo del paese che aveva la funzione di mediatore, il cui rispetto fungeva da sicurezza e da legame per le famiglie degli aspiranti fidanzati. Se questo rituale aveva un esito positivo, i due giovani erano, a tutti gli effetti, fidanzati ufficialmente.
Il fidanzamento poteva durare molti anni prima che si arrivasse al matrimonio. Qualche volta durava, poco ma quasi sempre in questo caso i fidanzati se ne fusciane (per tanti motivi) lasciando di stucco i genitori che già pregustavano per i loro figli un bel matrimonio coi fiocchi.
Per quelli che invece seguivano la prassi tradizionale (lu sinnicu, la dota, lu liettu)
la Prumessa dove si giuravano amore anticipava i giorni prima del matrimonio che erano vissuti in modo frenetico. La sposa era impegnata nel sistemare la dota e l’arredo della stanza da letto. Lo sposo arredava le altre stanze, completando l`arredamento della cucina con alcuni mobili come a mattrabbanca o cascia ed alcuni utensili come lu pisaturu (oggetto in legno a forma di calice, usato per raffinare il sale o altri ingredienti). “Usanza voleva, che il suocero, acquistava per loro anche le mutanne, li quasetti, li fazzuletti e la crivatta. Usanza tutt’ora vigente nei confronti del suocero. Il medesimo obbligo aveva lo sposo verso la suocera.
Nel giorno del matrimonio le donne vicine di casa preparavano “Lu liettu te la Zita”.
Occorrevano molte sedie , le vicine le prestavano volentieri ,in casa la Cristalliera che veniva chiusa a chiave conservava i bicchieri di cristallo e il rosolio.
I genitori invitano gli amici e chiedevano quante persone partecipavano al matrimonio.
Il corteo nuziale partiva da casa, usciva prima lo sposo in mezzo a un gruppo di amici , a poca distanza seguiva la donna tra un gruppo festoso di ragazze, entrambi erano seguiti dalle note di allegre tamburellate.
Dopo la cerimonia religiosa, i genitori di lui e di lei annunciavano a tutti il valore della dote Panina 36/ 24/12 ecc.. tutti gli invitati si recavano presso la nuova abitazione degli sposi e, le donne in casa e gli uomini sulla terrazza, festeggiavano, terminando con balli che si protraevano sino a tardi.
La mattina del giorno dopo, le suocere si recavano presso l’abitazione degli sposi per avere la prova, dalle lenzuola, della verginità della sposa. Il risultato, se negativo, poteva essere motivo di forti contrasti tra le due famiglie.
Li spusi, issiane te casa topu ottu giurni, uscivano da casa per la prima volta, dopo otto giorni, recandosi in chiesa e a far visita ai suoceri. Alla scadenza dei nove mesi, tutti s‘aspettavano la nascita di un bambino.
autore Ersilio Teifreto