Nomignoli dei Novolesi.“Noulari, poppitu/poppiti appellativo ai Novolesi Poppito vuol dire letteralmente Campagnolo contrapposto al Cittadino Li marcanti te Noule si distinguevano per il loro stile di vita ad Hoc dellUfaneria Novolese

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Risposta al Blog ToriNovoli da parte del  Prof. Armando curatore della FondazioneTerraDotranto

Nella mia precedente risposta ho riportato i nomignoli dei Novolesi a memoria; ora, invece, riproduco integralmente dalla fonte appena citata: malesciana: malavoglia; poppitu: cafone)“Noulari, poppitu/poppiti appellativo ai Novolesi  Poppito  vuol dire letteralmente Campagnolo contrapposto al Cittadino

 Li marcanti te Noule si distinguevano per il loro stile di vita ad Hoc dell’Ufaneria Novolese                    

Fòcara di Novoli la versione di Jdetoshi  Nagasawua

In salentino, Poppitu”  – secondo alcune versioni derivante dal latino post oppidum, al di là della cinta muraria – indica chiunque provenga da un altro paese: lo straniero, l’estraneo, l’altro da sé, in quanto tale persona incivile, bassa, volgare.Una delle ipotesi più acclarate sull’origine etimologica del termine “poppita” (genericamente al maschile “poppito” o meglio in dialetto “poppitu”) fa risalire il termine all’espressione latina “propter oppidum” che alla lettera significa “presso,nelle vicinanze della città” riferendosi a tutti quei salentini del loco leccese del basso salento e della grecìa salentina(c’è da dire infatti che il salento ha come confine superiore la zona di ostuni seppure fenomeni tipicamente salentini,come il tarantismo e la pizzica,abbiano avuto luogo nell’allora provincia di Matera) vengono chiosate anche da insigni scrittori, operatori culturali, uomini di cultura, da Cataldo Motta a Livio Romano, da Antonio Errico a Edoardo Winspeare.“A Campi Salentina, secondo le più antiche testimonianze, dicevano dei vicini “Noulari, facce te quatari” (Novolesi dalla faccia tinta con il nero del fondo della pentola) come dire scuri di viso. Ciò poteva essere oggettivamente vero tenuto conto delle origini medioorientali dei primi Salentini e della presenza a Novoli di schiavi neri catturati dai predatori cristiani. E poi, Sant’Antonio Abate, patrono del paese, non veniva dall’Egitto e non aveva forse la pelle scura? Ma ai Novolesi quell’epiteto non andava giù, e per tutta risposta dicevano dei Campiensi “camauri te Campie (neri più del nero).

Stando sempre ad antiche testimonianze, i Novolesi sono chiamati dagli abitanti di Trepuzzi “Noulini trapulini” (Novolesi imbroglioni). Si riferivano all’intraprendenza dei Novolesi la cui economia è stata sempre caratterizzata dal commercio del vino e dell’olio in un primo momento, e più recentemente da quello dei tessuti (famosi sono infatti “li marcanti te Nóule” (i mercanti di Novoli). In passato, si sa, il commercio non aveva una nomea del tutto positiva, il commerciante era sempre un po’ lesto di mano oltre che di parola, ecco spiegato allora quel “trapulini”. Il nomignolo (in dialetto “ngiúru”, ingiuria), tuttavia, se pure rispecchiava un luogo comune, non era ovviamente ben accetto; da qui la reazione immediata dei Novolesi: “Fessianti te Tripuzze” (Fessi di Trepuzzi).
Anche gli abitanti di Carmiano avevano da dire la loro su quelli di Novoli, così li chiamavano “nasi uddhati” (nasi chiusi) per via della parlata nasale. Ma anche in questo caso, pronta la replica: “Carmignoti senz’iddhìcu” (Carmianesi senza ombelico). I Novolesi, si è detto, avevano un atteggiamento di distacco nei riguardi degli abitanti dei paesi vicini. La cosa non andava giù e, d’altro canto quel loro essere “ufàni “ (vanitosi), sempre lustri e azzimati, non suscitava certo le simpatie. Ecco allora l’epiteto sferzante: “Pupi te Nóule”, come dire belli, perfetti, ma somiglianti ai pupi del presepe.”.

ricerca di Ersilio Teifreto