Mons. Luigi Pappacoda (1639-1670), dichiarò S. Antonio Abate protettore della comunità Novolese il 28 gennaio 1664.

 

 Per la prima volta nella storia  le reliquie di Sant'Antonio Abate hanno lasciato la città di Arles per essere trasportate  a Novoli per  tutti i fedeli Pugliesi.

Origini del culto

La devozione verso Sant'Antonio Abate crebbe gradualmente sino ad acquistare carattere ufficiale il 28 gennaio 1664, giorno in cui il vescovo di Lecce, Mons. Luigi Pappacoda (1639-1670), dichiarò S. Antonio Abate protettore della comunità novolese.

I documenti sulla Ia Visita Pastorale dello stesso vescovo registrano, al 18 maggio 1640, la ricognizione canonica della "Ecclesia Sancti Antonimi", con una annotazione molto importante: "Olim sacellum", sulla quale sono risultati pareri discordanti. Il primo è quello dell'Arditi, secondo cui il sacellum sarebbe il tempietto legato al luogo di culto dei "Cavalieri Costantiniani" durante le loro crociate. Altri, invece, credono che il sacellum sia il tempietto votivo al santo, che, assieme alla devozione popolare verso l'anacoreta, rappresenta la base della comunità ecclesiale di Novoli.

La devozione antoniana venne ufficializzata nel XVII secolo, attraverso importanti tappe:

  • 1640: si inizia ad erigere una nuova chiesa in onore di S. Antonio Abate, completamente a spese dei fedeli
  • 1662la chiesa è completata ed è retta da un Priore ecclesiastico e da un Procuratore laico. Novoli, così, può vantare una nuova chiesa, costruita grazie al "concorso copioso" dei suoi abitanti
  • 1664: il 20 gennaio il Sindaco Antonio di Marso Ricciato, gli Uditori Angelo Mazzotta e Pietro Giordano, gli Ordinati Armilio Greco e Domenico Dell'Atti, gli Eletti e gli Aggiunti di Reggimento, con il consenso del Luogotenente Domenico Saracino, del Conte di Novoli Giuseppe Antonio Mattei deliberano di nominare S. Antonio Abate patrono della comunità
  • Il 28 gennaio mons. Luigi Pappacoda, durante la sua visita pastorale, ufficializza la richiesta dell'autorità civili e religiose e dichiara il Santo monaco protettore di "quella Terra"

Nonostante la nuova chiesa, costruita con le "elemosine" dei cittadini, il vero culto tardò diversi anni. La Sacra Congregazione dei riti di Roma diede il suo parere favorevole solo settant'anni dopo il 28 gennaio del 1664, precisamente il 3 agosto 1737, dopo una nuova ed incalzante richiesta del popolo, riunito il 2 giugno 1737 dal Sindaco Lorenzo Ruggio, alla presenza del Luogotenente Giovanni Battista Agazi. La nuova proclamazione ufficiale della Curia vescovile di Lecce, comprendente il decreto della Congregazione, con la quale si accertava che Novoli non avesse altri protettori, avvenne il 23 agosto dello stesso anno.

Da allora, il 17 gennaio fu dichiarato festivo e la festa in onore del taumaturgo è cresciuta sempre di più, come l'orgoglio e la gioia dei novolesi, i quali, però, dovettero attendere fino al 27 luglio del 1924 per esporre e venerare la reliquia del Santo che giunse da Tricarico, paese in provincia di Matera, segnando una delle pagine più importanti e belle della storia del centro nord – salentino. La S. Reliquia fu riposta prima sull'altare che contemplava il simulacro del Santo e poi nella nicchia marmorea all'interno della Cappella di S. Antonio.

Successivamente, dopo le giornate di preghiera e festa, fu predisposta una lapide sulla quale venne riportato il discorso che Madaro aveva pronunciato, insieme ai nomi dei vescovi di Tricarico e di Lecce, che tanto si erano prodigati per questo importante avvenimento, destinato ad entrare nelle pagine più importanti della storia novolese.

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