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Italia Etimologia Il nome "Italia" venne usato per la prima volta dagli autori greci e latini, nella fattispecie da Erodoto. Con tale nome si indicava la parte meridionale della penisola, l'antico Bruttium abitato dagli Itali (da Italo, re degli Enotri) (attuale Calabria centrale) secondo quanto tramandato anche da Dionigi di Alicarnasso, Tucidide e Virgilio, poi il nome fu esteso ad indicare i connazionali della Magna Grecia, che venivano detti Italiótai. Da qui si evince che si parla dell'Istmo di Catanzaro che è il punto più stretto d'Italia e si trova tra i due golfi citati da Antioco di Siracusa. Storicamente, l'utilizzo del nome "Italia" dal punto di vista politico risale invece alla Lega italica, con capitale a Corfinio, nell'odierno Abruzzo, attestato dal suo utilizzo nelle monete coniate dalla lega per designare i territori in essa ricompresi. L'etimologia del nome, secondo una tesi antica, si basa sul nome greco italós, che significa toro, come forma contratta e grecizzata dell'umbro vitlu (vitello). Tale etimologia era stata già tramandata dagli stessi greci che vedevano l'origine del nome in Ouitoulía, ossia "terra dei vitelli". Essa fu in seguito riproposta da Dionigi d'Alicarnasso, Varrone, Aulo Gellio e Sesto Pompeo Festo. Alcuni sostengono che tale nome derivi dal vocabolo "Italòi", termine con il quale i Greci designavano i Vituli, una popolazione che abitava le terre a sud dell'istmo di Catanzaro, grosso modo l'area ionica oggi occupata dalle provincie Catanzaro e di Reggio Calabria e che adorava il simulacro di un vitello. Il nome significherebbe quindi "abitanti della terra dei vitelli". Secondo Dionigi di Alicarnasso la popolazione degli Itali era costituita da una parte dei Siculi che non varcò lo Stretto per stabilirsi nell'odierna Sicilia, rimanendo dunque nell'estremo lembo di terra che è l'attuale Calabria centrale. Tale popolo avrebbe assunto il proprio nome dal leggendario re Italo, così che la zona precedentemente detta Ausonia avrebbe preso il nuovo nome di "Italia" (come riportato anche da Tucidide e Virgilio). Secondo Aristotele (Politica, VII, 9, 2) gli Itali erano così chiamati in onore del loro re Italo appunto, che pare abbia trasformato gli Enotri, da nomadi che erano, in agricoltori, e che abbia anche dato ad essi altre leggi, e per primo istituito i sissizi. Infatti fino all'inizio del V secolo a.C., con Italia si arrivò ad indicare l'intera attuale regione calabrese, poi tutta la parte meridionale del Paese e, dal 49 a.C., quando alla Gallia Cisalpina furono concessi i diritti di cittadinanza romana, anche le regioni settentrionali della penisola. Tali confini vennero ulteriormente dilatati con la riforma amministrativa dell'imperatore Augusto (27 a.C.) che li portò a ovest fino al fiume Varo (presso Nizza) e ad est fino al fiume Arsa, in Istria. Secondo un'altra ipotesi l'origine del nome non è una forma grecizzata dell'umbro, bensì un termine di derivazione etrusca. In Etrusco esisteva difatti il termine Italòs, che indicava il toro, probabilmente derivato da *vitalu, con caduta del digamma. Questo termine fu usato dagli Etruschi per indicare i popoli italici (dell'Italia centro meridionale); ciò è stato in parte affermato da Apollodoro, che sosteneva che il termine italòn fosse un termine di derivazione tirrenica, e quindi etrusca, usato per indicare il toro. Lo stesso confermava il bizantino Giovanni Tzetzes, che presumibilmente non conosceva la fonte di Apollodoro e, forse, lo aveva appreso da qualche altra fonte antica. Appare inoltre molto più probabile che il termine sia passato dall'etrusco al greco, piuttosto che dall'umbro, per altri due motivi: utilizzare il termine italòn per indicare un popolo ha probabilmente una connotazione negativa, in quanto rimanderebbe ad una certa inferiorità; considerando la superiorità tecnico culturale degli Etruschi, e le condizioni dei rapporti che esistevano fra questo popolo e le genti italiche, è molto probabile che gli Etruschi abbiano utilizzato tale appellativo con lo scopo di deridere i propri vicini. Appare in secondo luogo difficile credere che tale appellativo fosse stato applicato a tutti i popoli italici a partire da un piccolo popolo, mentre la sua paternità etrusca renderebbe più probabile la sua diffusione su vasta scala. Su quest'ultimo punto ci sono state ipotesi divergenti; ad esempio c'è chi, come il filologo Domenico Silvestri, sostiene che il nome sia passato dall'etrusco al greco, ma già con il suo significato finale. In pratica gli Etruschi chiamavano la penisola già Italia e i suoi abitanti Itali. Altri sostengono che il termine Italia sia derivato dal greco Aithàle, termine usato per indicare l'isola d'Elba ed alcune vicine, trasformatosi poi in Aitlìa, Eitalìale, Etalìa, Italìa. Aithàle in greco significa fumosa o fumante, ed avrebbe indicato la presenza di molte fornaci per la lavorazione dei metalli. Tale presenza è però attestata solo sull'isola d'Elba e non in tutto il sud Italia, ragion per cui difficilmente questo nome si sarebbe potuto diffondere a tutta la penisola, a meno che, come sostiene Felice Vinci, il termine non si riferisca ai numerosi vulcani presenti nell'Italia meridionale (Etna, Vesuvio e le isole Eolie): in questo caso Aithàleia o Aithalia sarebbe la "terra che fuma". Altri sostengono che il termine Aithàle avesse indicato una tecnica di coltivazione, eseguita appiccando incendi sui campi con lo scopo di aumentarne la fertilità, ma tale tecnica era diffusa in tutto il Mediterraneo. Vi è poi chi sostiene che Aithale rimandi al concetto del tramonto, per il fatto che l'Italia era per i Greci la terra dove tramontava il sole, ma tale nome avrebbe potuto essere applicato anche alla Sicilia, o alla Numidia, che godevano della stessa caratteristica. Più di recente il filologo Giovanni Semerano, noto per le sue controverse teorie sui rapporti tra le lingue indoeuropee e le lingue semitiche, propose l'ipotesi che il termine Italia derivi da Atalu, una parola accadica ricostruita da Semerano e che significherebbe "terra del tramonto". Egli basava le sue idee su considerazioni di tipo linguistico: la "i" del latino vitulus è breve, mentre la "i" di Italia è lunga. A parte il fatto che Atalu è priva di i (sia brevi che lunghe), secondo i critici della teoria di Semerano non esisterebbero sufficienti motivi storici che possano avere portato un termine accadico dalla Mesopotamia all'Italia. L'Italia è anche poeticamente chiamata il "Belpaese". Anche se oggi pochi ne conoscono l'origine, tale denominazione risale al grande successo editoriale che ebbe, a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento, il volume Il Bel Paese, pubblicato nel 1876 dall'abate Antonio Stoppani con l'intento di illustrare le bellezze d'Italia. A sua volta, probabilmente, questo titolo intendeva rimandare alla definizione che molti secoli prima diedero all'Italia gli stessi Dante e Petrarca. Storia La storia dell'Italia ha fortemente influenzato la storia, la cultura e lo sviluppo sociale sia d'Europa che del resto del mondo. Il popolamento del territorio italiano risale alla preistoria, epoca di cui sono state ritrovate importanti evidenze archeologiche. In epoca storica, tra i vari popoli dell'Italia antica sono degni di nota, in particolare, i Liguri, i Veneti ed i Celti nell'Italia settentrionale, gli Etruschi i Latini ed i Sanniti in quella centrale, mentre al sud prosperarono le colonie greche, mentre in Sardegna fin dal II millennio a.C. fioriva l'antica civiltà dei sardi. Una delle più importanti culture antiche sviluppatasi sul suolo italiano fu quella Etrusca (a partire dall'VIII secolo a.C.) che influenzò profondamente Roma e la sua civiltà, in cui molte importanti tradizioni mediterranee ed eurasiatiche trovarono la più originale e duratura sintesi politica, economica e culturale. Nata in Italia, da sempre terra di confine e di incontro tra popoli e culture diverse, la civiltà romana seppe valorizzare gli apporti provenienti dall'Etruria e dagli altri popoli italici, dalla Grecia e dalle altre regioni del Mediterraneo Orientale (Palestina – culla del Cristianesimo – ma anche Siria, Fenicia, ed Egitto). Grazie al suo impero, Roma seppe poi diffondere la cultura ellenistico-romana in zone dell'Europa e del nord Africa fino allora rimaste ai margini della civiltà. Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, per un lungo periodo (tredici secoli) il territorio della penisola si articolò in diversi stati, a volte indipendenti, a volte parte di domini più grandi (anche a guida extra italica). Il più longevo fra essi fu lo Stato Pontificio, che resistette fino alla presa italiana di Roma nel 1870 e che fu poi ricostituito come Città del Vaticano nel cuore della capitale italiana. All'ultimo imperatore romano di occidente seguì la costituzione di due regni romano-barbarici successivi (quello degli Eruli e degli Ostrogoti). La riannessione dell'Italia all'impero romano, operata da Giustiniano (guerre gotiche, metà del VI secolo d.C.) fu formalmente di breve durata perché, già fra il 568 ed il 570, i Longobardi, popolazioni germaniche provenienti dall'attuale Ungheria, occuparono parte del paese, ma rappresentò una formidabile continuità politica e culturale e garantì il benessere economico della penisola e di tutta l'europa romana per molti anni. Successivamente l'area romano-bizantina fu soggetta ad una serie di amputazioni territoriali riuscendo però a sopravvivere fino all'XI secolo, mentre i Longobardi dovettero assoggettarsi ai Franchi di Carlo Magno fin dalla seconda metà dell'VIII secolo. Con l'800 l'Italia centrosettentrionale entra a far parte dell'impero germanico, mentre poco dopo la Sicilia passa agli Arabi. Lo sviluppo di una civiltà comunale (a partire dall'XI secolo circa) diede nuovo impulso alla vita economica e culturale dell'Italia centro-settentrionale mentre nel sud si veniva formando il regno Normanno, fra i più moderni, tolleranti e meglio amministrati dell'Europa del tempo. Dai comuni si formarono le repubbliche marinare e più tardi le signorie. In età comunale ebbe inizio l'Umanesimo e il Rinascimento, caratterizzato da una vistosa rinascita delle arti, che ebbe grande influenza nel resto di Europa. Le dominazioni straniere e le varie trasformazioni degli stati che si erano formati sul territorio proseguirono fino alla prima metà del XIX secolo, quando si sviluppò, sulla scia della Rivoluzione francese e le imprese napoleoniche, una serie di movimenti volti alla creazione di un'Italia indipendente e unitaria; questo periodo è detto Risorgimento. L'Italia contemporanea nacque come stato unitario quando il 17 marzo 1861 la maggior parte degli stati della penisola e le due isole principali vennero unite sotto il re di Sardegna Vittorio Emanuele II della dinastia dei Savoia. Architetto dell'unificazione dell'Italia fu il primo ministro del re, Camillo Benso Conte di Cavour che, dando mezzi e supporto (seppur non riconoscendolo direttamente) a Giuseppe Garibaldi, consentì l'annessione al Piemonte del Regno delle Due Sicilie. Il processo di unificazione fu aiutato dalla Francia, che – insieme al Regno Unito – aveva interesse a creare uno stato anti-asburgico guidato da una dinastia reale amica (i Savoia) e capace di evitare la nascita di uno stato repubblicano in Italia (desiderato da alcuni "patrioti" come Mazzini e come era già in parte accaduto a Roma, Milano, Firenze e Venezia durante i moti rivoluzionari del 1848). Tuttavia, il processo di unificazione suscitò il malcontento di una parte del popolo italiano (soprattutto nel meridione), che si sentiva sempre più povero e oppresso. Questa fu una delle cause della nascita del brigantaggio, fenomeno che sconvolse il nuovo governo italiano e che ebbe tra i suoi maggiori esponenti Carmine Crocco, Pietro Monaco, Michelina De Cesare, Domenico Tiburzi. La prima capitale fu Torino, già capitale del Regno di Sardegna e punto di partenza del processo di unificazione dell'Italia. In seguito alla Convenzione di settembre (1864), la capitale fu spostata a Firenze. Nel 1866, l'Italia acquisì dall'Impero asburgico il Veneto, in seguito alla guerra, che vide l'Italia alleata alla Prussia di Bismarck. Dall'unificazione rimanevano escluse la Corsica e la regione di Nizza, città di Garibaldi oltreché Roma ed i territori limitrofi, che erano sotto il controllo del Papa e protetta da Napoleone III. Grazie alla sconfitta della Francia ad opera dei prussiani con una rapida azione militare il 20 settembre 1870 anche Roma venne annessa e venne proclamata capitale del regno. In seguito, con i Patti lateranensi del 1929, il Papa ottenne la sovranità sulla Città del Vaticano. Un'altra entità autonoma all'interno dei confini italiani è la Repubblica di San Marino. L'Italia riconosce, inoltre, il Sovrano Militare Ordine di Malta come ente con propria soggettività nel diritto internazionale e gli concede una zona extraterritoriale sempre nella città di Roma, precisamente sull'Aventino. Ma anche dopo la presa di Roma nel 1870, l'Unità d'Italia non era ancora completa, mancavano infatti le cosiddette "terre irredente": il Tirolo italiano, Trieste, l'Istria, la Dalmazia e altre terre che i nazionalisti italiani reclamavano all'Italia. Il Trentino, Trieste, l'Istria e Fiume furono annesse a seguito dei trattati di pace seguiti alla prima guerra mondiale imposti da Francia, Inghilterra e Stati Uniti agli Imperi centrali perdenti e alla successiva impresa di Fiume compiuta da Gabriele d'Annunzio. Dopo la prima guerra mondiale si affermò la dittatura Fascista, evento che comportò la perdita delle libertà politiche per oltre vent'anni ed il disastroso coinvolgimento del Paese nella seconda guerra mondiale a fianco della Germania. Dopo la fine della guerra il 2 giugno 1946 un referendum stabilì l'abbandono della monarchia come forma di governo e l'adozione della repubblica parlamentare; in questo stesso giorno i cittadini italiani vennero chiamati a votare anche per l'elezione di un'Assemblea Costituente che, nel dicembre del 1946, cominciò a lavorare alla stesura di una Costituzione. La nuova costituzione entrò in vigore il 1º gennaio 1948. L'Italia è un membro fondatore della NATO e dell'Unione Europea, avendo istituito con Belgio, Francia, Germania Occidentale, Lussemburgo, Paesi Bassi il 18 aprile 1951 (per mezzo del Trattato di Parigi) la Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA) ed ha partecipato a tutti i principali trattati di unificazione europea, compreso l'ingresso nell'area dell'Euro nel 1999. Inno: Inno di Mameli-Goffredo Mameli(1827-1849)
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