*Beatrice Palmero, Origini e genealogie dei conti di Ventimiglia nelle rivendicazioni territoriali sabaude di età moderna. Una ricerca tra archivio e biblioteca, “Intemelion”, 12 (2006), p. 193 – 204.
Dalla rivista Intemelion: “L’incrocio tra le genealogie dei conti di Ventimiglia-Lascaris, pubblicate a metà Seicento, e i documenti dell’archivio di Corte di Torino mettono in risalto un insieme di carte prodotte in quel periodo in ambiente piemontese. Si tratta di memorie e discorsi storici sui conti e la contea di Ventimiglia, che suggeriscono infine un percorso attraverso le rivendicazioni territoriali dei Savoia ai danni dei dominii genovesi nel ponente ligure.”
*Giuseppe Palmero, Stratigrafia di un microterritorio urbano: il quartiere storico del Castello, “Intemelion”, 3 (1997), p. 49 – 70, 10 tav.
Dalla presentazione della rivista Intemelion:“Il carattere orientativo di questo saggio (corredato da 10 tavole) ha il compito di radunare ed ordinare gli elementi essenziali già conosciuti, ponendoli in relazione con altri ancora inediti, con l’intento di offrire un quadro valutativo sulle considerevoli potenzialità storico-archeologiche del territorio esaminato.” L’A. deduce (p. 56) da un presunto atto dell’anno 954 – in realtà da riferirsi molto probabilmente al 1147 – che i conti di Ventimiglia abbiano costruito la loro residenza nella città di Ventimiglia – ovvero il castello di S. Antonio di Vienne – soltanto nei secoli XI-XII. Questo è dedotto poiché il conte Guido chiede futura ospitalità ai monaci lerinesi di S. Michele di Ventimiglia solo nell’eventualità in cui il conte non avesse ancora costruito un “hospicium” nella medesima città. Tuttavia, dagli scavi archeologici, è emerso che la chiesa di S. Michele risalirebbe all’inizio del XII secolo, cioé al tempo del padre del conte Guido Guerra conte di Ventimiglia – autore dell’atto del 1147 retrodatato al 954 da storici locali e non – conte, quest’ultimo, vissuto fra il 1105 e 1167 circa. Nell’atto di Guido Guerra, infatti, si conferma che la chiesa fu istituita dal padre. Quanto al significato del termine “hospicium”, probabilmente, è da considerare come equivalente a “palazzo”. Ma l’inesistenza di un palazzo al 1147 non esclude che già nel X-XI sec. i conti risiedessero in un meno comodo “castrum” ventimigliano. Ovvero, che con la riserva di ospitalità, richiesta ai monaci beneficiati, il conte intendesse, semplicemente, garantirsi una residenza più comoda, sino al completamento dei lavori di miglioramento dell’antico e ‘spartano’ castello di Ventimiglia. Oltre tutto, dopo la guerra con Genova degli anni 1140 – 1146, non è escluso che i conti di Ventimiglia volessero garantirsi una stabile dimora in Ventimiglia – presso la cappella di S. Michele esente e immune per giurisdizione – indipendentemente dalle pretese genovesi sul castello di S. Antonio.
(http://www.intemelion.it/castello.pdf)
*Giuseppe Palmero, Le strutture ospitaliere intemelie nel basso medioevo. L’Ordine del Tempio ed altri fenomeni di religiosità assistenziale, “Intemelion”, 6 (2000), p. 5 – 32.
(http://www.intemelion.it/strutture.pdf)