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Chi abbia familiarità con le riviste che pubblicano progetti d’architettura, vede replicarsi sovente i medesimi luoghi e progettisti. Una grande limitazione per un territorio, come quello italiano, che conserva fortunatamente ancora un variegato panorama di contesti culturali, capaci di dare origine a realizzazioni che accolgono gli accenti e lo spirito dei luoghi. Progetti è nato con una missione precisa: osservare e documentare la cultura progettuale che si sviluppa in architettura e nel design nei vari territori della penisola. Per dare voce e visibilità anche a quella parte della scena architettonica contemporanea destinata, soprattutto per la sua collocazione territoriale, a restare in ombra. Ad esaminarla con curiosità, la realtà italiana è infinitamente sfaccettata e per questo interessante e vivace: Progetti offre un inedito itinerario di visita alle province dell’inventività.

 

 

La Villa Farfalla

Sul dorso scuro e ripido di una collina a sud di Lucca c’è una vena bianca di marmo apuano. Davanti a quella vena c’è uno stretto pianoro e lì sopra una vecchia casa colonica abbandonata cadeva lentamente a pezzi. La casa aveva un tetto a due spioventi e una facciata di pietra bucata da poche finestre disposte a caso secondo funzione. Michel Boucquillon, architetto belga, girava la campagna lucchese in cerca di un posto per mettere radici, per se e per le tre donne (Donia, la moglie deliziosa e due bambine) che compongono la sua famiglia ora che dopo essersi confrontato con l’architettura (è autore, fra l’altro, del Parlamento Europeo a Bruxelles …) si dedica principalmente al disegno industriale e per questo gli è sufficiente un ufficio virtuale in un clima più dolce di quello del nord dove è nato. Michel ha raccolto la sfida di quel posto remoto sulla collina ricciuta di vegetazione scura: ha reso praticabile la strada, ripulito il terreno intorno alla casa. Poi ha riportato alla luce la rara vena di marmo bianco apuano e infine ha demolito e ricostruito la casa con lo stesso marmo recuperato sul posto, fino a trasformarla in un’ icona astratta nel suo profilo caratteristico, dando alle poche aperture una nuova funzione legata alla vita che si svolge all’interno della casa. La facciata in pietra, ridotta così a un ideogramma di casa, è un’immagine consueta messa lì a dialogare con le altre facciate di case coloniche sulla collina di fronte. Sul colmo del tetto si appoggia una struttura “ponte” metallica che raggiunge la parete di pietra dall’altra parte e serve a reggere, oltre al tetto, il solaio del primo piano che si sviluppa senza sostegni intermedi dalla facciata alla parete di roccia. Le falde del tetto, imperniate sulla trave centrale, possono sorprendentemente ruotare verso l’alto aprendosi di 30 gradi e permettono una ventilazione naturale. Le due pareti laterali sono interamente di vetro e saranno chiuse da persiane a libro che, aperte, si impacchettano in alto: memoria di antichi sepacci di legno o grandi frangisole. La costruzione si raccorda col suolo con un elegante sistema di muri a retta realizzati con pietra cavata sul posto che contengono funzioni accessorie a quelle dell’abitare coperte da terrazze che servono per soggiornare all’aperto quando la stagione lo prevede. La “casa Boucquillon” è una casa-studio sperimentale costruita in perfetta armonia con il suo ambiente. E’ autosufficiente per l’acqua che raccoglie da una sorgente sul posto e per l’energia, fornita da pannelli solari. I 100 mq. di tetto apribile favoriscono come si è visto la ventilazione naturale degli spazi interni e le grandi persiane mobili contribuiscono all’isolamento dall’esterno delle grandi superfici vetrate. Gli spazi interni sono sorprendenti, colorati e pieni di idee, dalla grande scala- scultura elicoidale disegnata da Donia che unisce i due piani, al grande camino fino all’irripetibile plasticità della pietra viva che chiude le stanze a sud. Posso dire che questa è una casa che rimarrà fra le più interessanti dell’architettura contemporanea in Italia, ed ha tanto più valore perché è quello del costruire è un impegno saltuario nell’attività di Michel Boucquillon, dedicata ormai quasi esclusivamente al disegno industriale. “Il disegno industriale mia nuova passione” dice Michel. “I miei strumenti affinati da una vita spesa a cercar di imparare a fare architettura servono anche per il disegno industriale. L’architettura si vive dall’interno, è fatta di luce, di suoni, di profumi, anche; il contenitore è quasi un accessorio, un limite allo spazio in cui si vive. Un prodotto industriale, invece, deve essere in continuità armoniosa con l’Architecttura. Deve essere uno strumento per l’uomo, in totale armonia con la sua sensibilità, sua sensualità, suo corpo, suo senso del l’ecologia, … e con le sue disponibilità economiche. L’armonia della convivenza dipende da capricciosi parametri: gli umori, le mode, le tendenze del momento breve in cui la fruizione si consuma.” Ribadisce Michel e continua: “I mezzi che ho per disegnare lo spazio sono utili per disegnare gli oggetti”.

Testo di Paolo Riani
Foto di Pietro Savorelli

Intervento
Abitazione privata
Luogo
Pozzuolo (LU)
Progettisti
Michel Boucquillon, Donia Maaoui
Committente
Privato
Anno di redazione
2009
Anno di realizzazione
2010
Imprese esecutrici
Arvo Srl, Albacos Srl
Imprese fornitrici
Teknai (resina pavimento), Rubber (impermeabilizzazione), Studio RIMA (ingegneria strutturale), Special Porta (porte), Acquamass (bagni) Valli arredobagno (accessori bagno), Artemide (luci), Serralunga (sedie e tavoli), Edra (divano), Magis (dondolo), Porro (tavolo da pranzo), IB love Me (rubinetteria), SIGMA coating (tinteggiature), Donia Maaoui-Boucquillon (sculture), Foster by Alessi (vetro-ceramica), Elemento Acqua (piscina), creazioni in ferro officina del Tessandoro (persiane), Martinelliluce (luci), Tecnopiù (impianto elettrico), Ferrari ( tensostrutture), Konvert (arredi trasformabili 2016)
Dati dimensionali
400mq
Caratteristiche particolari
Tetto totalmente apribile in struttura metallica

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