Sant’Antonio Abate nel MedioevoA Novoli il culto di S. Antonio Abate è antichissimo, risale, infatti in epoca bizantina

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Data: 16/01/2002 – Ora: 15:29
Categoria: Cultura

Si accende questa sera la monumentale Focàra a Novoli, il falò dedicato al patrono Sant’Antonio. Un’immensa catasta di sarmente, tralci di vite affastellati in grosse facine, di 20-25 metri d’altezza, anticamente veniva costruita nella piazza antistante il santuario; ma, nel 1951, venne spostata in una piazzetta circolare, ubicata in una via distante appena 50 metri dal tempio.
L’origine della fòcara risale, pare, al XV secolo, al tempo della presenza veneziana a Novoli. Furono proprio i veneziani a convincere gli abitanti di Novoli della necessità di un unico falò monumentale. A Novoli il culto di S. Antonio Abate è antichissimo, risale, infatti, all’epoca bizantina anche se soltanto nel gennaio del 1664 l’allora vescovo di Lecce, Mons. Luigi Pappacoda, dichiarò il Santo protettore di Novoli. Antonio Abate, patriarca del monachesimo anacoretico orientale visse tra il 250 e il 336 d.C. in Egitto. Ebbe fama di asceta in lotta continua contro i demoni che gli apparivano sotto le sembianze di bestie feroci. Morì in Egitto, pare, il 17 gennaio del 336. Nel Medioevo il popolo fece di S. Antonio Abate il protettore degli animali domestici, delle stalle e dei prodotti della terra ed era facile trovare le icone nelle stalle e nei rari ovili esistenti a Novoli. Il Santo divenne poi, il taumaturgo della peste e dei contagi, in particolare dell’herpes zoster, detto Fuecu te santo ‘Ntoni. Legata alla figura del Santo è la tradizione del maialino, che nella fantasia popolare rappresenta un demonio vinto e condannato a seguire il Santo nelle sue peregrinazioni. La ragione storica del fatto, però, può essere rapportata all’allevamento dei suini durante il Medioevo, epoca in cui il maiale costituiva la base dell’alimentazione, quando i maiali liberi scorazzavano liberi per i centri abitati. Si giunse, così, alla sacralizzazione della bestia quando gli antoniani, frati ospedalieri che si richiamavano alla regola di S. Antonio, ebbero il privilegio di allevare maiali che vagavano per le vie dei paesi mantenuti dalla carità pubblica.
I momenti della festa, tanto nella civiltà contadina, quanto nella società attuale, non sono cambiati ma hanno subito poche trasformazioni. Erano e sono essenzialmente questi: la Novena, la Benedizione degli animali, l’Intorciata, i Sacramenti, la Fòcara (Falò), i Fuochi.
Tra tutti questi, il momento che caratterizza la Festa di Novoli è senza dubbio la Fòcara. La Fòcara, per antica tradizione, è costurita dai Pignunai (contadini costruttori di covoni di grano) da pignu (pino). E, infatti, la fòcara richiama la forma conica della pigna e del covone. Per fare la Fòcara occorrono non meno di 70-80 mila fascine di sarmente. Molti devoti le offrono ma tante vengono acquistate. La Fòcara viene accesa la sera del 16 gennaio a termine della processione durante lo sparo di una grande fuoco pirotecnico; arde tutta la notte e per tre giorni si lascia ammirare da migliaia di turisti affascinati da uno spettacolo inusuale. (VS)

postato dal divulgatore della festa della Fòcara nel Nord Italia ed estero Ersilio Teifreto