Osservatore e narratore Ersilio Teifreto Carnevale a Novoli di qualche anno fà.(É autorizzata la riproduzione dei contenuti e immagini con indicazione dell’autore e del sito di provenienza.)

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Carnevale a Novoli Salento

qualche anno fà

di ErsilioTeifreto

Un proverbio recita: l’epifania tutte le feste porta via, a Novoli aggiungiamo Sant’Antonio Abate le riavvia.

 

Della mia infanzia  ricordo che Papà Antonio Teifreto chiamatu

(Mesciu Ucciu leccese)

e Mamma Quarta Rosa chiamata ( La Rusina sciappo) con gli amici dopo il 17gennaio finita la festa della Fòcara di S.Antonio Abate,organizzavano durante

il carnevale una festa nella nostra abitazione. Il giradischi negli anni 50 era ormai alla portata di tutti, l’occorrente per mascherarsi si poteva trovare in Piazza Regina margherita nell’emporio te lu Ninicchiu Toscanu si potevano

trovare una scelta di maschere, coriandoli,vestiti ecc…in piazza Aldo Moro di

fronte al Tempietto di (Sant’Oronzo) c’era un negozietto dove vendevano li confetti sfusi e presi con le mani quanti ne uei? li cacai confetti ripieni cu lu rusoliu, le mennule riccie, e li coloratissimi cannillini che si conservavano nella ursa, i mascherati se li procuravano per lanciarli nelle case dove venivano ospitati.

Il Festino era il luogo dove si poteva ballare sino a tarda notte, purchè non

arrecasse fastidio al vicinato. Poteva essere adibita a festino la camera più grande della casa  per un numero limitato di invitati.

Il festino era organizzato dal padrone di casa o da una persona di sua fiducia.

L’ingresso era presieduto dal ”portinaio” (lu purtinaru) persona di fiducia

dell’organizzazione, responsabile dell’ingresso degli invitati e delle compagnie mascherate. L’ordine e la disciplina erano tenute in sala dal “caposala”,

il quale animava e coordinava tutta la serata.

Lui decideva i balli  e chi doveva ballare, nonchè il momento dell’ingresso

e dell’uscita delle compagnie mascherate oltre al momento in cui fare espletare   i giochi.

La  Mascherata era costituita da una o più persone ,tutte coperte in viso (veli, mascherine, maschere,ecc.). Garantiva per le maschere il “conduttore”,

persona maggiorenne,uomo o donna, ma comunque conosciuta in loco.

Questi era responsabile delle maschere e della mascherata sia per strada che nel festino. Il conduttore unitamente alle maschere ,si portava all’ingresso dei festini e, dopo essersi fatto riconoscere presentandosi chiedeva ospitalità per la compagnia da lui guidata:  Chiedeva ”Cè permèssu pe le maschere?”.

Il capo sala tramite il portinaio consentiva o meno l’ingresso alla compagnia.

Al conduttore veniva chiesto dal caposala quali balli preferisse. Nel festino entrava una compagnia per volta , alla quale era riservato un posto fisso e tutte le attenzioni di ospitalità, accogliendola con applausi le maschere Salentine più conocsciute erano “Lu Titoru di Gallipoli e lu Paulinu di Martignano”.

A musica iniziata il caposala invitava maschere e conduttore al ballo:

“Maschere e conduttore possono invitare”.Le maschere solo dopo essere state autorizzate potevano invitare al ballo i cavalieri del festino e solo questi; il conduttore ,dopo le maschere,invitava al ballo una dama se uomo,un cavaliere se donna. I componenti del festino non potevano rifiutare il ballo né alla maschera né al conduttore .Il capo sala a propria discrezione decideva quanti balli

concedere alla compagnia;comunque al momento di congedarla, ringraziava la stessa con la fatidica frase:”Ringraziamo maschere e conduttore”.

Seguivano applausi  a ritmo e suon di musica. Alle ore 24 dell’ultimo giorno (martedì) il capo sala esclamava

 

Chiangiti lu carniale è muertu”.

 

 

 

 

Il primo sabato e domenica di Quaresima “Ncete le pignata”.

Gli stessi componenti del festino, ormai libero da vincoli di ospitalità per le maschere ,si trovavano tra giochi e balli a vivere il clima carnevalesco attorno

”A na pignata”.

La “Pignata” era un recipiente di creta,per l’occasione contenente ceci, biscotti,cioccolatini nonchè per la sorpresa degli invitati ,qualche volatile o coniglio, unitamente a coriandoli e stelle filanti.

La pignata veniva preparata dalle dame per i cavalieri ed un’altra dai cavalieri

per le dame;. I candidati si avvicendavano alla “rottura” bendati e muniti di un bastone;essi dovevano individuare la collocazione della pignata guidata dall’intensità della musica e, con un colpo dall’alto verso il basso, rompere la stessa. Mia moglie Pina Sorrenti chiamata a Torino ”La Canosina”  mi raccontava che anche nella zona di Canosa  i genitori organizzavano questo tipo di feste per creare occasioni di matrimonio per le loro figlie. Gli uomini non potevano sedere vicino alle donne. Era compito del capo sala, tenuto a far rispettare le regole, decidere  quali e quanti cavalieri potevano invitare le donne al ballo. Aveva il potere di allontanare dal festino chi non avesse un comportamento consono.

Oggi i tempi sono cambiati e anche a Novoli lu carniale se festeggia con  le sfilate di carri allegorici.

 

Proverbio Noulese

Li uai te la pignata li sape la cucchiara ca li ota

I guai della pentola li conosce il cucchiaio che li gira.

 

Osservatore Ersilio Teifreto

Carnevale Novoli Salento

qualche anno fà