- Le streghe di Mezzomerico (NO) mezzomerico Si sa che il Piemonte è da sempre luogo di misteri oscuri, conserva molte "città delle streghe" e si contende luoghi in cui si sono svolte presunte stregonerie. Uno di questi è Mezzomerico. Pare che in queste zone boschive abbiano vissuto diverse streghe nel XVII secolo. Il fatto era conosciuto a tal punto che qualsiasi fatto strano veniva giustificato come causato da loro. Il Comune conserva diversi documenti di vere e proprie testimonianze di cittadini sui sabba per richiamare il diavolo, una bestia nera e vigorosa che invitava le streghe all'orgia. Il fatto strano è che questi documenti conservano particolari al limite della pornografia! L'inquisizione qui non ebbe tregua, molte uccisioni vengono purtroppo ancora ricordate. Le streghe erano solite rifugiarsi nel boschi e sui monti e non a caso sul monte Veglia esistono luoghi che riportano nomi omonimi, come per esempio il Rio delle Streghe direttamente nel parco, oppure i Laghi delle Streghe, vicino ad Arona. Non è un caso inoltre che ci troviamo vicino ai luoghi di Somma Lombardo e Golasecca, boschi in cui, incredibilmente e perchè no, inspiegabilmente ancora oggi, nel XXI secolo sono avvenuti rituali inneggianti Satana sull'orlo della follia. Ne parlarono i giornali tempo fa, vennero arrestati i responsabili, ma tutt'ora non sappiamo quanto questi boschi effettivamente possano influire sulla psiche degli uomini. Fonte La leggenda di villa Pastore (AL) villa2 Appollaiata in cima ad una collina appena fuori da Valenza c'è Villa Pastore, chi non la conosce non può nemmeno immaginare che ruolo abbia avuto sia negli anni della storia della città, sia nei ricordi dei giovani degli anni 70/80. Di questa costruzione ormai segnata dal tempo, non si sa niente, non esistono o non si trovano documenti o libri che ne parlano, le uniche cose che si ricordano sono le poche leggende tramandate negli anni. Si parla di spiriti e, ombre vaganti sia intorno alle poche mura rimaste sia nei campi circostanti. La figlia degli occupanti della casa morì molto giovane, la sua tomba è ancora visibile all'interno del parco della casa stessa. A proposito di questa sfortunata bambina, una leggenda racconta che tutti gli anni nel mese di Luglio nel campo sottostante la villa si vede correre la sua sagoma. Si racconta anche di persone che hanno sentito un pianoforte suonare. La casa in se è innocua, tuttavia Elisa e il fratellino sono state vittime di una presenza ostile legata o alla famiglia Pastore o alla collina stessa. La parte destra dei due edifici, sempre guardando Valenza è quella più preoccupante, ci sono vibrazioni molto forti, mentre avvicinandosi alla tomba di Elisa si avverte una sensazione di tranquillità quasi di protezione non è sicuramente un’entità malvagia lo spirito della bambina ma solo una vittima. Fonte Il castello di Novi Ligure (AL) Torre-Castello-di-Novi-e1398356684362 Tra poco la torre del Castello di Novi Ligure, posta sulla collina vicino al borgo antico, verrà riaperta al pubblico. Se gli umani sono stati esclusi a lungo, altri abitanti hanno continuato a dimorare nell’antica fortificazione: secondo la leggenda, infatti, la torre di Novi ospita un fantasma. Diversi l’hanno visto: tra le testimonianze più credibili, quella di un ragazzo, andato sulla collina per una notte di divertimento insieme ad alcuni amici. Il giovane parlò di “Un cavaliere senza testa, armato di tutto punto, sopra un bellissimo cavallo bianco”, che girò due volte intorno alla struttura per poi sparire. Nonostante la paura, riuscì a notare diversi dettagli: il cavaliere fantasma di Novi è vestito con un’armatura di metallo, le braccia e le gambe coperte da una cotta, la spada nel fodero ed un elmo in mano. Particolarmente interessanti le scritte sulla corazza, dal coloro rosso vivo e recante il lettere maiuscole “VI A CAPPELLA NIGER”. Il significato non è certo ma, tra le ipotesi più credibili, “Oh, uomo malvagio allontanati dalla capra”. Come prevedibile, gli storici hanno indagato sulla possibile identità dello spettro ed, in base alle vicende locali, hanno ristretto la lista dei sospetti. Al primo posto, Teofrone, vassallo del Marchese del Monferrato inviato a Novi per presidiare la fortezza e la città. Guerriero valoroso, Teofrone protesse il borgo per cinque anni, soprattutto contro i Tortonesi. Più volte sconfitti in battaglia, questi ultimi ricorsero all’inganno: sfruttando la confusione di una festa di primavera, riuscirono ad infiltrare 200 soldati presso la Pieve. Uscito dal castello con un seguito di pochi servitori, Teofrone fu rapidamente catturato. Padroni del castello, i Tortonesi rinchiusero il nemico in una segreta, dove venne poi decapitato. La seconda ipotesi ruota intorno alla figura di Donna Orriga di Campofregoso. Nobile della famiglia dei Gambara, di forte personalità, bell’aspetto ma indole tiranna, fu per anni la padrona di Novi. Suo passatempo preferito, reclutare occasionali amanti di cui poi si disfava tramite una serie di morti atroci, decapitazione inclusa. Il cavaliere sarebbe così uno dei sventurati compagni e l’iscrizione sulla corazza ricorderebbe forse tanto lui (o forse, tutti gli uomini a rischio di tentazione) di stare lontano dalle donne malvagie (rappresentate dalla capra, simbolo del male per definizione). Fonte Lo spartito del diavolo (VC) spartito Esistono dei luoghi che, seppur deputati al bene, come un cancro che si diffonde e si ramifica in tutto il corpo, si tramutano e cambiano forma ed intenzione. Questo è il caso della chiesa del S.S. NOME DI MARIA, detta anche SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE VIGNE. Si trova nel vercellese, nel comune di Trino, ma per trovarla è più facile recarsi alla frazione di Lucedio. Poco distante, un piccolo cimitero da cui si diparte un sentiero percorribile solo a piedi. Immersi tra gli alberi ed in un silenzio quasi innaturale, ecco stagliarsi la chiesa circondata da rovi. Alcune macabre storie che sfociano nella leggenda (ma che allo stesso tempo sembrerebbero essere avvalorate da documenti risalenti al 1684) narrano che alcune ragazze del posto scelsero questo luogo appartato per evocare ed incontrare Satana. Le suore novizie della chiesa, tentando di salvare le anime delle giovani penitenti, caddero loro stesse vittime del Maligno. Iniziò un periodo di riti demoniaci e sabbatici all’insegna della lussuria più sfrenata. Le suore, divenute sacerdotesse nere, tentarono in ogni modo i fedeli che si recavano in chiesa fino a convincerli di abiurare Dio per scegliere la fede del Maligno. L’eco di queste perversioni giunse fino a Roma e finalmente, nel 1784, un decreto papale fece sconsacrare la chiesa. Sebbene l’edificio sia ormai chiuso ed abbandonato, sembra che l’energia negativa abbia affondato le proprie radici in questa zona e tutt’oggi capita che di notte avvengano strani ritrovi di streghe o vengano celebrati riti satanici. Premetto che consiglio di non entrare nell’edificio, ma di osservarlo solo dall’esterno. E’ chiuso al pubblico da decenni ed è pericolante. Unicamente per fini giornalistici e per realizzare questo articolo, sono penetrato all’interno della chiesa attraverso una grossa fessura nell’abside ritrovandomi dietro all’altare maggiore. Polvere, calcinacci, capitelli a forma di angeli che mi osservavano dall’alto e, purtroppo, testimonianze di recenti messe nere. Un’unica navata che si apre verso l’alto con un’enorme e suggestiva cupola ancora parzialmente affrescata. E poi, ecco che il mio sguardo si sofferma al di sopra del portone d’ingresso. Se in altre chiese è la sede abituale di un vero organo a canne che si affaccia a balconcino, qui si è trovata una curiosa soluzione stilistica tramite un trompe – l’oeil totalmente dipinto. I colori sbiaditi dal tempo e dalle incurie, lasciano comunque trapelare l’oggetto che stavo cercando: lo spartito del diavolo. Per capire meglio la sua origine ci dobbiamo spostare nel vicino principato di Lucedio (al quale dedicherò un intero articolo) nel quale sorge la chiesa di Santa Maria. La tradizione vuole che all’interno della sua cripta sia stata intrappolata una presenza maligna grazie ad un magico spartito composto da un abate. Come questa sequenza di note sia in grado di bloccare il demone, è allo stesso tempo in grado di liberarlo se suonato al contrario! Una leggenda senza fondamento e senza prove che si tramandò per secoli fino a quando, durante delle rilevazioni avvenute nel 1999 all’interno del vicino Santuario della Madonna delle Vigne, ci si accorse che lo spartito del diavolo… era una realtà! Come poter provare che lo spartito fosse proprio quello tramandato dalla leggenda? L’associazione TESES (Team Sperimentale Esplorazioni Sotterranee) con il supporto della dott.ssa Paola Briccarello, ricercatrice di scritti di musica antica, ha scoperto che l’andamento grave dei primi tre accordi lascino supporre che siano invece le note conclusive di un tema musicale. Inoltre eseguendo lo spartito palindromo, la composizione ha una melodia ‘fastidiosa’. Se invece si prova ad eseguirla al contrario (da destra verso sinistra, dal basso verso l’alto), acquista un ‘senso armonico’. Altra prova atta comprovare che si tratti dello spartito maledetto, è quello di analizzarlo tramite i canoni enigmatici, particolari parole sottoforma di anagrammi celati tra le note. Le tre righe musicali creano infatti, nell’ordine, le seguenti parole: DIO FEDE ABBAZIA Termini religiosi confortanti, ma se suonati/pronunciati al contrario producono l’effetto opposto. In questa particolare zona, sembra che le nebbie salgano d’improvviso ammantando ed oscurando ogni cosa; sembra inoltre che di notte compaiano strane luci e strane figure dalle quali bisogna stare lontani. Avendo pubblicato la foto dello spartito del diavolo, i più temerari potranno tentare di eseguirlo al contrario. Però non vi consiglio di sfidare la sorte: potreste risvegliare e liberare un demone che non vi darà più pace. Fonte Sant' Antonio di Ranverso 4075141730_a435fa1b94 Spesso il sacro ed il profano si sono incontrati e trovati a braccetto nel corso della storia. Nella graziosa piazzetta antistante l’abbazia di Ranverso,
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