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Salento

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Salento
Stati Italia Italia
Regioni Puglia Puglia
Territorio Tutta la provincia di Lecce, la parte centro-meridionale della provincia di Brindisi e la parte orientale della provincia di Taranto.
Superficie 5 329 km²
Abitanti 1 536 969 (2011)
Densità 288,41 ab./km²
Lingue italiano, salentino, dialetti pugliesi di transizione, griko, arbëreshë
Collocazione del Salento in Italia
Collocazione del Salento in Italia

Coordinate: 40°21′00″N 18°10′12″E? / ?40.35°N 18.17°E40.35; 18.17 (Mappa)

Piazza Duomo, Lecce

Ponte Girevole nel Canale Navigabile, Taranto

Veduta della spiaggia degli Alimini e del lago

Il Mare di Porto Cesareo

Mare cristallino a Marina di Lizzano, Lizzano (TA)

Grotte, Santa Maria di Leuca

Baia dell’Orte nei pressi di Punta Palascìa, punto più orientale d’Italia

Il salento, (in salentino: Salentu, in barese e tarantino: Salènde, in greco Σαλ?ντο Salénto), noto anche come penisola salentina e conosciuto come Il tacco d’italia[senza fonte], è una regione geografica italiana coincidente con la parte meridionale della regione amministrativa della Puglia, tra il mar Ionio a ovest e il mar Adriatico a est.

Gli abitanti dell’area, che comprende l’intera provincia di Lecce, quasi tutta quella di Brindisi e parte di quella di Taranto, si distinguono soprattutto per caratteristiche glottologiche rispetto al resto della attuale regione amministrativa pugliese. Da un punto di vista storico il Salento ha fatto parte per molti secoli dell’antica circoscrizione denominata Terra d’Otranto.

 

Indice

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Toponimo[modifica | modifica wikitesto]

Il toponimo Salento ha origini incerte. Secondo un leggenda deriva dal nome del Re Sale, un mitico re dei Messapi. Il nipote del Re Sale poi, il re messapico Malennio – figlio di Dasumno, avrebbe fondato Sybar (primo nome della località costiera Roca, che significa Città del Sole), nonché Lyppiae (l’attuale Lecce) e Rudiae.

Uno studio di Mario Cosmai lo farebbe derivare da “salum”, inteso come “terra circondata dal mare”: i Romani, infatti, indicavano con Sallentini gli abitanti delle paludi acquitrinose che si addensavano intorno al Golfo di Taranto[1]. Esattamente dal libro citato:

« Salento in messapico significa “mare”: ce lo conferma Plinio che dice “Salentinos a salo dicto” (cfr. il greco hals, halòs e il latino salum, mare) »

Piazza San Pietro, Galatina

Secondo Strabone, il toponimo deriverebbe dal nome dei coloni cretesi che qui si stabilirono, chiamati Salenti in quanto originari dalla città di Salenzia[2].

L’ipotesi di Marco Terenzio Varrone, invece, è quella di un’alleanza stipulata “in salo”, ovvero in mare, fra i tre gruppi etnici che popolarono il territorio: Cretesi, Illiri e Locresi[3].

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

Estensione della penisola salentina[modifica | modifica wikitesto]

Limiti geografici e culturali della penisola salentina

« Terra tra i due mari Adriatico e Ionio partendo da una linea condotta dal punto più interno del golfo di Taranto fino alla contrada del Pilone a nord di Ostuni »
(Cosimo De Giorgi, Cenni di geografia fisica della provincia di Lecce, Lecce, 1889)

La penisola salentina, da un punto di vista meramente geografico, è separata dal resto della Puglia da una linea ideale che dal punto più interno del Golfo di Taranto (nel territorio di Massafra) arriva fino all’Adriatico, in corrispondenza dei resti della città messapica di Egnazia (nel territorio di Fasano), ai confini con l’antica Peucezia.

Tuttavia, intendendo il Salento come un’entità culturale, più che geografica, si è soliti spostare i confini leggermente più a sud, lungo la linea che da Taranto, attraverso Grottaglie, San Michele Salentino e Ceglie Messapica, giunge fino a Ostuni. Così definito, il Salento ha quali suoi vertici ideali:

  • Taranto, nell’omonima provincia;
  • Pilone, nel territorio di Ostuni in provincia di Brindisi,
  • Santa Maria di Leuca, nel territorio di Castrignano del Capo in provincia di Lecce, che rappresenta il centro abitato più meridionale della Puglia.

La penisola salentina è il territorio più a Est d’Italia e Punta Palascìa o Capo d’Otranto[4] ne costituisce l’estremità orientale, distante dall’Albania 72 km attraverso il Canale d’Otranto. Secondo le convenzioni nautiche, da Punta Palascìa parte la direttrice ideale che separa il mar Ionio dal mar Adriatico.

Cartina fisica della penisola salentina

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Da un punto di vista geografico, la penisola ha una configurazione pianeggiante in cui si distinguono pochi rilievi collinari nella parte settentrionale (basse Murge) e in quella meridionale (Serre salentine). Può essere quindi suddivisa in:

Una depressione, nota come soglia messapica, separa le ultime propaggini delle Murge dalla Piana messapica.

Suddivisione per zone pedologiche[modifica | modifica wikitesto]

Sistemi pedologici della penisola salentina

Dal punto di vista pedologico, è possibile dividere la Piana messapica in due sottosistemi paesaggistici distinti[5].
Il primo, più orientale, si estende dal brindisino fino ad Otranto ed ha una morfologia quasi completamente pianeggiante o leggermente ondulata, mentre risulta più movimentata nelle aree a ridosso delle Murge, non superando mai i 200 m sul livello del mare.
Il secondo sottosistema, compreso fra l’Arco Ionico tarantino a nord-ovest e la pianura del brindisino ad est, presenta una morfologia nel complesso ondulata, con quote variabili a partire dal livello del mare fino ai 140 m.
L’area delle Serre salentine ha invece una morfologia variabile da leggermente ondulata a marcatamente ondulata, con poche aree pianeggianti e con quote variabili a partire dal livello del mare fino a superare anche i 200 m con la Serra dei Cianci (201 m) nel Salento meridionale. Le pendenze qui presenti possono essere ripide o addirittura trasformarsi in scarpate.
Le restanti aree del territorio salentino non costituiscono un sottosistema pedologico a sé stante, ma confluiscono in parte nel sottosistema dell’Arco Ionico Tarantino, in parte nel sottosistema delle basse Murge e, relativamente al tratto costiero di Ostuni, nel sottosistema del Litorale sub-murgiano Mola-Ostuni.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

La penisola salentina, essendo protesa nel mare, è caratterizzata da un clima più umido rispetto al resto della Puglia, dove invece la presenza dell’Appennino riduce l’apporto di umidità dei venti provenienti da ovest. L’umidità non si traduce in precipitazioni, comunque più cospicue rispetto alla Puglia settentrionale, soprattutto nell’area orientale e adriatica, rispetto a quella occidentale ionica più secca; tuttavia determina una più netta alterazione della temperatura percepita. Le stagioni estive, soprattutto nelle aree più meridionali, sono particolarmente afose ma spesso ventilate, mentre le stagioni invernali sono prevalentemente miti, ma non di rado si può assistere a giornate molto fredde o persino gelide, specie in presenza di vento da nord-est proveniente dai vicini Balcani.

Paesaggio[modifica | modifica wikitesto]

Ulivi nelle campagne di San Vito dei Normanni

Una pianta di fico d’India

Panorama di Leuca dal promontorio del Santuario

Torre di avvistamento a Torre dell’Orso

La torre di Roca Vecchia

Furnieddhu o “pagghiaru” nei dintorni di Lizzano

Il paesaggio presenta molti elementi caratteristici. L’agro salentino è quasi ovunque coltivato, e la vegetazione arborea è per lo più costituita da distese di ulivi secolari, dai tronchi contorti e di grandi dimensioni. La proprietà terriera è generalmente suddivisa in piccoli appezzamenti, separati dai tipici muretti a secco. La pietra è da sempre utilizzata anche per realizzare diverse costruzioni a secco, utilizzate dai contadini per riposare o per riporvi gli attrezzi da lavoro. Tali costruzioni (definite a seconda delle zone furnie??i, pajare, ecc.) sono più simili ai nuraghi sardi che ai trulli pugliesi.

Numerose sono le masserie fortificate risalenti per lo più al XVI, XVII e XVIII secolo. I paesi, in genere poco popolosi, hanno un aspetto tipicamente mediterraneo e sono caratterizzati dal bianco intenso delle costruzioni che li rende abbacinanti nelle giornate di sole. In un paesaggio orograficamente poco caratterizzato, essi spiccano quindi rispetto alla campagna, dominata dal colore rossiccio di un terreno dove è alta la presenza di ferro, a differenza della Puglia centro-settentrionale, dove invece questa colorazione sanguigna è molto più rara. Da un punto di vista cromatico il mare assume una colorazione blu scuro se osservato dall’alte scogliere a strapiombo sul mar Adriatico, e più tenue ma vario nelle sue sfumature (verde smeraldo, verdino, celeste, ecc.) se osservato dalle spiagge sabbiose o dalle basse scogliere del mar Ionio. Lungo le coste di entrambi i mari, i centri abitati non sono numerosi; è però possibile ammirare le numerose ed antiche torri costiere di avvistamento, di forma quadrangolare o circolare, costruite nel corso dei secoli per difendersi dall’arrivo delle orde piratesche.

Flora[modifica | modifica wikitesto]

Si stima che la flora nel Salento annoveri circa 1.500 specie[6]. Una delle peculiarità della flora salentina è quella di comprendere numerose specie con areale mediterraneo-orientale, assenti nel resto della penisola, e diffuse invece nella penisola Balcanica, condizione questa favorita dalla vicinanza delle opposte sponde adriatiche (tra Capo d’Otranto e le coste albanesi ci sono solo 80 km) e dalla presenza di condizioni ambientali analoghe. Sono presenti comunque anche numerose specie ad areale mediterraneo-occidentale, condivise con il resto della penisola[7]
Oltre che dai già citati ulivi secolari che caratterizzano il territorio, la vegetazione è costituita anche dal fico d’India, che cresce spontaneamente sia all’interno sia lungo la costa, e dal mandorlo, che inizia a fiorire già a metà gennaio. In primavera, la terra sotto gli ulivi, il ciglio dei sentieri e delle strade, nonché gli interstizi dei muretti a secco, si ricoprono di fiori in un’esplosione cromatica che va dal giallo intenso dei crochi al rosso dei papaveri.
Durante l’estate, il colore sanguigno della terra diventa protagonista con il verde della macchia mediterranea. Le bacche policrome annunciano poi l’autunno ed il successivo mite inverno.

Tra le specie condivise con i paesi balcanici la più maestosa è senz’altro la quercia vallonea (Quercus ithaburensis subsp. macrolepis), presente in Italia solo nel Salento meridionale, nei dintorni di Tricase. Altra specie di quercia ad areale mediterraneo tipica del Salento è la quercia spinosa (Quercus coccifera) che qui forma boschi puri o misti con il leccio. Altre specie a diffusione balcanica sono il kummel di Grecia (Carum multiflorum), la poco diffusa erica pugliese (Erica manipuliflora) ed altre specie che popolano le garighe salentine quali lo spinaporci (Sarcopoterium spinosum) e lo spinapollici (Anthyllis hermanniae).

Sulla costa rocciosa tra Otranto e Leuca si possono trovare specie endemiche della flora rupestre come il fiordaliso del Capo di Leuca (Centaurea leucadea), l’alisso di Leuca (Aurina leucadea), il garofano salentino (Dianthus japigycus), la campanula pugliese (Campanula versicolor), il cardo-pallottola spinoso (Echinops spinosissimus) e il limonio salentino (Limonium japigycum), mentre sulle dune crescono macchie di ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus).

Notevole è anche la presenza di molte specie di orchidee spontanee, quali l’Anacamptis laxiflora, l’Anacamptis palustris l’Ophrys apifera, l’Ophrys candica e la Serapias politisii che crescono nelle aree paludose, nei pascoli o tra la macchia mediterranea.

Fauna[modifica | modifica wikitesto]

Per quanto concerne la fauna del Salento vi si possono annoverare numerose specie di uccelli quali la gru, l’airone grigio (Ardea cinerea), il germano reale (Anas platyrhynchos), il tarabuso (Botaurus stellaris), la ghiandaia marina (Coracias garrulus), il fistione turco (Netta rufina), il gheppio (Falco tinnunculus), nonché numerose specie di rettili, come lucertole e gechi, di mammiferi, quali ricci, volpi e faine, e di artropodi, quali scorpioni, tarante e lepidotteri come ad esempio Amata phegea[8]. Nel 2010 è stata ufficialmente riconosciuta a livello nazionale una nuova razza di canarino comune, il Canarino salentino ottenuto dall’incrocio casuale di un maschio di ciuffato tedesco e una femmina di bossù belga.[9]

Demografia[modifica | modifica wikitesto]

L’estensione delle tre province di Brindisi, Lecce e Taranto, alle quali oggi ci si riferisce con l’espressione Grande Salento ricalca grosso modo l’antica Terra d’Otranto. Esse hanno una popolazione complessiva di 1.797.865 unità[10]. Possiamo parlare di Salento in senso più culturale che geografico: la sua estensione si riduce a 5.329 km², con una popolazione di 1.536.969 abitanti[10].

Zona Popolazione
(ab)
Superficie
(km²)
Densità
(ab/km²)
Provincia di Lecce 815.387 2.759,39 295,5
Provincia di Taranto
(parte orientale)
369.299 913 404,49
Provincia di Brindisi
(parte centro-meridionale)
352.283 1.657 212,6
Totale Salento 1.536.969 5.329,39 288,4
Cisternino e Fasano 50.618 182 278.12
Provincia di Taranto
(parte nord-occidentale)
210.278 1.524 137.97
Totale delle tre province 1.797.865 7.035,39 255.54

Centri più popolosi[modifica | modifica wikitesto]

Sono otto i comuni del Salento che registrano una popolazione superiore ai 30.000[11]:

Provincia Comune Stemma città Popolazione
Provincia di Taranto-Stemma.png Taranto Taranto-Stemma.png 204.731
Provincia di Lecce-Stemma.png Lecce Lecce-Stemma.png 95.610
Provincia di Brindisi-Stemma.png Brindisi Brindisi-Stemma.png 89.752
Provincia di Brindisi-Stemma.png Francavilla Fontana Francavilla Fontana-Stemma.png 36.572
Provincia Comune Stemma città Popolazione
Provincia di Taranto-Stemma.png Grottaglie Grottaglie-Stemma.png 32.781
Provincia di Brindisi-Stemma.png Ostuni Ostuni-Stemma.png 32.274
Provincia di Lecce-Stemma.png Nardò Nardò-Stemma it.png 32.069
Provincia di Taranto-Stemma.png Manduria Manduria-Stemma.png 31.836

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le colonne doriche a Taranto

Le colonne poste alla fine della Via Appia a Brindisi

L’anfiteatro romano di Lecce

Il Teatro Romano a Lecce

Un torrione del castello di Otranto

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Salento.
« E qui ne’ Salentini / i suoi Cretesi Idomeneo condusse. »
(VirgilioEneide, III. Traduzione di Annibal Caro)
« I Greci chiamarono la Calabria Messapia dal nome del loro comandante, e prima ancora Peucezia, da Peucezio, fratello di Enotro, che risiedeva nel territorio del Salento. »
(Plinio il VecchioStoria naturale, III, 99. Traduzione di Giuliano Ranucci)

La penisola salentina, dai greci anticamente chiamata Messapia (“Terra fra due mari“), era appunto abitata dai Messapi, di origine probabilmente illirica, che nonostante difendessero la propria autonomia dall’antica città greco-spartana di Taranto furono progressivamente assorbiti dall’avanzata dei tarantini, che fondarono una serie di Phroura (avamposti militari) come nel caso di Pezza Petrosa presso Villa Castelli. Tale inimicizia fra le due popolazioni fu anche narrata da Erodoto, quando raccontò della guerra scatenatasi intorno al 474 a.C. fra Taras e la Lega Peuceta, di cui i Messapi facevano parte. In seguito ai conflitti tra Roma e Taranto, cominciati nel 280 a.C. e che sancirono la decadenza della città italiota, il Salento si latinizzò a tal punto da contribuire alla nascita della letteratura latina con figure di spicco quali Ennio e Pacuvio. Brindisi con il suo porto, intorno al 240 a.C., venne dichiarata municipio insieme a Taranto (che più volte ha sconfitto Roma), a Oria ed alle principali città italiche e ai brindisini così come ai tarantini e ai rudini che ebbero come loro massimo rappresentante il grande poeta latino Quinto Ennio, dopo l’ultima grande ribellione guidata da Taranto nell’80 a.C. fu riconosciuta la cittadinanza romana. La città adriatica divenne un porto importante anche se secondario rispetto a quello della fiorente Egnatia e uno degli scali per l’Oriente e la Grecia, infatti molti romani illustri transitarono da Brindisi, diretti in Grecia. Cicerone scrisse le “Lettere Brindisine[12] e Marco Pacuvio realizzò alcune sue tragedie; a Brindisi morì Virgilio, mentre tornava da un viaggio in Grecia. La regione era anche abitata da altre due popolazioni di origine affine, i Calabri e i Salentini. La riforma delle regioni compiuta dall’imperatore Augusto costituì la Regio II Apulia et Calabria di cui Tarantini Rudini e Brindisini fecero parte insieme al resto della Puglia e della Lucania.

Fino al VII secolo sotto la benevola protezione dell’Impero Romano d’Oriente, l’altosalento fu coinvolto nella guerra greco-gotica, divenne poi terra di confine fra Longobardi e Bizantini generando la leggenda del limes bizantino, una muraglia che andava da Taranto a Fasano di cui oggi restano numerose Specchie soprattutto nel territorio di Ceglie Messapica e Villa Castelli.

Tra IX e X secolo il Salento fu spesso assalito dai Saraceni, che si stanziarono a macchia di leopardo sul territorio per periodi più o meno lunghi, fieramente contrastati dai Bizantini, che con Basilio I avevano nel frattempo strappato ai Longobardi l’intera Puglia, istituendovi il Thema di Longobardia. Nel 927 i Musulmani occuparono la città di Taranto, che fu ricostruita in tutto il suo splendore appena quarant’anni dopo dall’Imperatore bizantino Niceforo II Foca e di Brindisi che faticò a riprendersi dal duro colpo subito. In seguito alla conquista normanna furono fondati la Contea di Lecce e nel 1088 il Principato di Taranto. Lecce, in particolare, che dette anche i natali al re normanno Tancredi di Sicilia della famiglia d’Altavilla, uscì in questo periodo dalle nebbie del Medioevo per assurgere a centro principale della penisola salentina, da allora ufficialmente denominata “Terra d’Otranto“. Federico II di Svevia si dedicò così come in altre aree del suo regno al Salento, in particolare modificò profondamente i castelli di Brindisi ed Oria per fare solo alcuni esempi. Nel 1384, sotto gli Angioini, il principe di Taranto Raimondo Orsini Del Balzo – in seguito al matrimonio con la contessa di Lecce Maria d’Enghien – diventò uno dei più ricchi e potenti feudatari del Regno. Alla sua morte, nel 1406, il Re di Napoli Ladislao giunse in armi sotto le mura di Taranto per rivendicarne il possesso, ma Maria d’Enghien, lo respinse per due volte. Alla fine Ladislao propose di sposare la contessa, ottenendo per via diplomatica ciò che non era riuscito a conquistare con la forza.

Nel 1480, sotto gli Aragonesi, Otranto fu invasa dai Turchi guidati da Ahmet Pascià, con l’eccidio di 800 persone che rifiutarono la conversione all’Islam. Fu questo l’episodio più eclatante di una lunga serie di assalti turchi e barbareschi, che si fecero particolarmente intensi nel XVI secolo, tanto che vennero edificate centinaia di torri lungo le coste, da cui poter avvistare in tempo le navi corsare.

Le successive dominazioni spagnole e borboniche ridussero la Terra d’Otranto ad una regione anche politicamente periferica. Va però segnalata una fiorente attività artistica fra XVI e XVIII secolo, che ha fatto di Lecce uno dei centri più cospicui del barocco, e un territorio rurale caratterizzato dalla laboriosità e dalla capacità imprenditoriale dell’aristocrazia. l’altosalento fu terra del brigante Ciro Annicchiarico di Grottaglie fondatore della setta degli eguali che si riproponeva il rovesciamento violento della corona e la costruzione della repubblica salentina, primo anello della repubblica d’Europa. Dopo l’Unità d’Italia, con la legge del 20 marzo 1865, fu infine costituita la 56ª circoscrizione statale, originariamente comprendente tutte e tre le attuali province salentine, con Lecce capitale e sede dell’ufficio di Prefettura e Tribunale competente su tutta la vecchia “Terra d’Otranto”.

Con l’avvento del fascismo furono istituite le nuove province. La provincia di Taranto fu istituita con decreto del 2 settembre 1923, n.1911, quella di Brindisi con la legge 22 dicembre 1927 e si iniziò un processo di bonifica e di lotta alla malaria che infettava dal Medioevo tutta la pianura salentina, opera continuata poi dalle truppe alleate anche con l’utilizzo del DDT.

Cultura salentina[modifica | modifica wikitesto]

Sia dal punto di vista linguistico sia da quello architettonico, folkloristico ed enogastronomico, la penisola salentina si caratterizza per tratti comuni che la distinguono dal resto della regione.

Una questione da tempo dibattuta è quella relativa ai confini culturali del Salento che non corrisponderebbero ai limiti geografici della penisola salentina, ma delimiterebbero un territorio più piccolo, variabile a seconda dell’elemento caratterizzante che viene preso in considerazione. Ad esempio, la convenzione qui seguita, precedentemente definita, pone al di fuori del Salento i territori (che da un punto di vista geografico possono pur sempre definirsi salentini) di Massafra, Statte, Montemesola, Crispiano, Martina Franca, Locorotondo, Cisternino e Fasano. Ma nel caso in cui faccia da discriminante il dialetto, rimarrebbero fuori anche centri importanti come Taranto o Ostuni; mentre si arriverebbe ad includere Egnazia, nei pressi di Fasano, se si facesse riferimento alla cultura messapica, o addirittura Martina Franca, posta in piena Valle d’Itria, se si guarda all’architettura barocca[13].

Va infine ricordato che, nell’interpretazione dei limiti territoriali della cultura salentina, ha giocato un ruolo nel corso del Novecento anche una certa esigenza di autonomia culturale da Lecce delle nuove province di Brindisi e Taranto, alla quale i leccesi hanno risposto serrando le file e rivendicando per sé stessi il marchio esclusivo del concetto di salentinità.

Profilo linguistico[modifica | modifica wikitesto]

I dialetti[modifica | modifica wikitesto]

Nel Salento, tra Ostuni, Ceglie, Taranto a nord, e Grottaglie, Francavilla Fontana, San Vito dei Normanni a sud cade la linea di confine fra le due grandi famiglie dei dialetti dell’Italia meridionale. Il dialetto salentino è molto diverso da quelli della Puglia centro-settentrionale: a differenza di questi ultimi, appartenenti alla tipologia dei dialetti italiani meridionali, esso è classificato come meridionale estremo e costituisce una variante della lingua siciliana, molto simile in particolare al siciliano orientale. Esemplare, a tal proposito, la confusione su cui giocò il cantante e attore Domenico Modugno, cresciuto a San Pietro Vernotico, che per lungo tempo fu considerato siciliano e per tutta la carriera interpretò personaggi siciliani al cinema e in teatro.

Perché a Taranto non si parla il salentino
Il dialetto tarantino[14] si è differenziato da quelli salentini durante il periodo bizantino e longobardo.
Esistendo questa iniziale diversità, i vari popoli che si susseguirono nel controllo del Salento (Saraceni, Normanni, Angioini, Spagnoli, Francesi) lasciarono un’impronta linguistica differente sulla città ionica rispetto agli altri centri salentini.
Il dialetto attualmente parlato a Taranto si è poi sviluppato in maniera ancora più autonoma dalla metà del XX secolo. Leggendo infatti vecchi testi dialettali risalenti agli anni trentaquaranta (tra i quali quelli di Tommaso Gentile), si scopre che la fonetica era molto più vicina a quella salentina, in quanto le pre e post-toniche venivano ancora pronunciate distintamente, si usavano gli articoli determinativi lu e li, così come altri accorgimenti.
Oggi in città convivono due tipi di accenti, a seconda della zona e della provenienza degli abitanti immigrati in loco: uno prettamente tarantino e l’altro più simile al salentino.
Di fatto, i comuni orientali della provincia, anche quelli molto vicini alla città (come San Giorgio Jonico) hanno un dialetto salentino.

Le principali differenze tra il dialetto salentino e il pugliese riguardano tanto la fonetica quanto l’aspetto lessicale e della costruzione periodale. Tale costruzione influenza anche il cosiddetto “italiano regionale”, ad esempio, con la tendenza a porre il verbo alla fine della frase (“Chi è?” “Io sono“) e, nell’area di Martano, ad utilizzare (come in Sicilia e Calabria Centro-Meridionale) un unico tempo perfetto per le azioni finite, indifferentemente da quanto tempo è passato dallo svolgimento dell’azione, cioè senza distinguere tra passato prossimo e passato remoto (esattamente come il perfetto del latino). Tale tempo perfetto possiede terminazioni simili al passato remoto italiano, per cui è quasi sempre erroneamente confuso con questo (se fosse “remoto” dovrebbe riguardare solo azioni compiute da un tempo, appunto, remoto). Ad esempio: “Che dicesti?” per “Che hai detto?“.

Per quanto riguarda la fonetica, nel dialetto pugliese tutte le vocali, ad eccezione della a protonica, hanno perduto ogni vivacità di colore accostandosi alla e muta francese, mentre le vocali accentate sono diventati dei dittonghi dalle tinte svariate. Nel salentino invece non ci sono vocali indistinte, ma ci sono cinque vocali (sistema pentavocalico siciliano); la o si è chiusa si cambia quasi sempre in u, mentre la e chiusa accentata si cambia in i.

È inoltre possibile operare una distinzione tra dialetto leccese e dialetto brindisino: in quest’ultimo anche la “e” non accentata (in particolare quando è in finale di parola) viene resa sempre con “i” (lu mari invece di lu mare), il gruppo “ll” viene reso con “dd” (cavaddu) anziché con il corrispondente suono invertito “??” (leccese cava??u), il gruppo latino “str” rimane pressoché inalterato, mentre nel leccese viene reso con “sc” (“nostro” in brindisino è nueštru, in leccese nesciu), si nota la tendenza a troncare i verbi all’infinito, mentre il leccese si contraddistingue per non troncare mai le parole (anzi nel completare con una vocale anche gli apporti stranieri terminanti in consonante, come càminu per camion, pendentìffi per pendentif). Nel leccese infine non viene quasi mai pronunciata la lettera “v” (uluntà in luogo di vuluntà); in caso di incontro tra due vocali (specialmente se identiche) viene sostituita da una b (betacismo): addù sta’ bbài?, “dove stai andando?” (Lecce). Un dialetto che si assomiglia è quello parlato a Manduria che è di cadenza prevalentemente brindisina però presenta somiglianze al leccese: addò sta’ bbai? (Manduria), uluntà (Manduria).

Il dialetto tarantino, solitamente classificato come appartenente ai dialetti apulo-salentini di transizione, è parlato a Taranto ed in alcuni comuni della provincia a nord-ovest del capoluogo, esterni al Salento. Allo stesso modo, in provincia di Brindisi, i dialetti parlati a Ostuni, Ceglie Messapica, Villa Castelli e San Michele Salentino (oltre a quelli di Fasano e Cisternino) sono da ritenersi pugliesi, con influenze salentine più o meno marcate.

La Grecìa salentina e le enclavi Arbëreshë[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Grecìa salentina e Arbëreshë.

Nel territorio del Salento esistono inoltre delle peculiari enclavi etnico-linguistiche.

In buona parte della regione storica della Grecìa Salentina, nel Salento centrale, si parla un dialetto neo-greco noto come grecanico o griko, che trae probabilmente origine da migrazioni medioevali.

Il parlamento italiano ha riconosciuto la comunità greca del Salento come gruppo etnico distinto e come minoranza linguistica col nome di “Minoranza linguistica grica dell’Etnia Grico-salentina”.

Il territorio della Grecìa salentina, caratterizzato da un’identità culturale a sé stante, comprende attualmente un’area un po’ più vasta della sola isola linguistica e racchiude undici comuni, nove dei quali di lingua ellenofona, per un totale di 54.278 abitanti (dati Istat al 31 dicembre 2005): a Calimera, Castrignano de’ Greci, Corigliano d’Otranto, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia e Zollino della provincia di Lecce, si aggiungono Carpignano Salentino e Cutrofiano, di recente ingresso e non ellenofoni.

A partire dal XV secolo, inoltre, con la diaspora albanese guidata da Giorgio Castriota Skanderbeg, si è stabilita nel Salento una piccola enclave arbëreshë attorno al comune di San Marzano di San Giuseppe (TA), così come è avvenuto anche in altre regioni del centro-sud.

Estratti dai dialetti[modifica | modifica wikitesto]

Segue un confronto basato sul Padre Nostro fra dialetto tarantino e dialetto salentino, nelle versioni settentrionale (brindisino), centrale (leccese) e meridionale:

Táte nuéstre (tarantino)
Táte nuéstre

ca stéje jindr’a le cíjele

cu ssije sandefecáte ‘u nóme túve

cu avéne ‘u règne túve

cu ssija fatte ‘a vulundá’ ttóve

a ccume ‘Ngíjele accussíne ‘ndèrre.

Dànne ósce a nnúje ‘u páne nuèstre e pp’ogne ggiúrne

e llívene a nnúje le díebbete nuèstre

a ccúme nú’ le leváme a lle debbetúre nuèstre

e nnò ffá’ ca n’abbandúne à ‘ndendazzióne

ma lìbberene d’ô mále.

Àmën.

Tani nueštru (brindisino)
Tani nueštru

ca štaj a ‘n’cielu

cu ssia santificatu lu nomi tua

cu veni lu regnu tua

cu ssia fatta la vuluntati tua

comu a ‘n’cielu cussì a ‘n’terra

tanni osci lu pani nueštru
sciurnalieru

e pirdùnini li piccati nueštri

comu nui li pirdunamu alli debbituri
nueštri

e no ndi ‘ndùciri ‘n’tanta??iuni

ma lìbberandi ti lu mali.

E cussì ssia.

Pa?re nešciu (leccese)
Pa?re nešciu

ca staj an cielu

cu ssia santificatu lu nume tou

cu bbegna lu regnu tou

cu ssia fatta la uluntà toa

comu a ‘n’cielu cussì a ‘n’terra

danni osce lu pane nešciu sciurnalièru

e perdùnani li peccàti nešci

comu nui li perdunàmu alli debbitóri
nešci

e nun nni ‘ndùscere ‘n’tenta??ióne

ma lìbberani te lu male.

E cussì ssia.

Padre nošciu (salentino meridionale)
Padre nošciu

ca staj’n’cielu

cu ssia santificatu lu nome tou

cu vvegna lu regnu tou

cu ssia fatta la vuluntà toa

comu’n’cielu cussì’n’terra

danne osci lu pane nošciu sciurnalièru

e pirdùnane li piccàti nošci

comu nui li pirdunàmu alli debbitóri
nošci

e nun nne ‘nnùscere ‘n’tanta??ióne

ma lìbberane de lu male.

E cussì ssia.

Architettura e urbanistica[modifica | modifica wikitesto]

Rosone della Chiesa di Santa Croce a Lecce

Il paesaggio architettonico richiama le città della Grecia per la predominanza assoluta delle case bianche “a calce”, senza tetto (con solaio), soprattutto in campagna e sulla costa, ma i centri storici sono caratterizzati dal barocco leccese, un lascito spagnolo del Plateresco, che rispetto al Barocco del resto d’Italia si spoglia della sovrabbondanza pittorica degli interni e trasforma le facciate esterne di chiese e palazzi in veri arazzi scolpiti. In ciò, molta importanza ha avuto la locale “pietra leccese“, tenera e malleabile e dal caldo colore giallo rosaceo.

La struttura tipica dei centri storici salentini, quindi, è caratterizzata da un tessuto molto compatto (non c’è separazione fra le case) di vicoli bianchi dalle pareti dipinte a calce sempre ravvivata (ad eccezione della città di Lecce e dell’area di Maglie, dove anche le case di civile abitazione sono costruite nella pietra bianco-rosacea proveniente dalle cave di Cursi) sui cui muri campeggiano gli accesi colori degli infissi, inframmezzati da palazzi nobiliari e chiese d’epoca barocca in pietra viva.

Loggia Balsamo in piazza Duomo a Brindisi

Tipica l’entità architettonico-urbanistica della casa a corte di origine araba e diffusa anche in Sicilia. Molti vicoli, infatti, dispongono di quelli che apparentemente sono altri vicoli perpendicolari, ma si rivelano ciechi, terminando pochi metri più in là. Su tale spazio urbano, definito corte (dal latino cohorte, “spazio che comprende l’orto”, “recinto”), si affacciano le porte e le finestre di molte abitazioni, col voluto risultato di farne uno spazio di vita comune, una sorta di popolare salotto dove, nei tempi andati, molte famiglie vivevano gran parte della giornata chiacchierando, ricamando e aiutandosi nelle faccende domestiche.

In genere, oltre all’arredamento povero di piantine in vaso, in una corte non manca mai la caratteristica pila comune, una sorta di lavatoio in pietra corredato di una parte scanalata (stricaturu) su cui strizzare i panni. In alcune aree, addirittura, tali corti sono occultate da un portone (mignano) che finge l’ingresso di un’abitazione, rivelandosi, una volta invece aperto, l’ingresso di questo spazio multi-familiare.

Tradizioni musicali[modifica | modifica wikitesto]

Ballerini di pizzica durante il concerto dei Taricata

Di particolare interesse antropologico sono l’ormai estinto fenomeno del tarantismo, una forma isterica di straordinario impatto scenico, e l’invece rimontante culto per la pizzica, la musica tradizionale e battente che un tempo accompagnava i riti di guarigione delle tarantate, cioè delle donne che si credeva fossero state morse dalla tarantola. In realtà, si trattava di un originale modo di manifestarsi dell’isteria. L’antropologo Ernesto de Martino condusse degli storici studi sul fenomeno, poi confluiti nel classico testo “Viaggio nella terra del rimorso“.

Nella pizzica pizzica tradizionale si balla in coppia. La coppia non necessariamente deve essere formata da individui di sesso opposto: abbastanza comunemente danzano insieme due donne, mentre al giorno d’oggi è sempre più raro osservare due uomini ballare insieme, nonostante in passato la danza fra due uomini fosse molto più frequente di quella fra un uomo ed una donna. Un esempio di danza tra due uomini è riscontrabile, però, ancora oggi nella tradizione ostunese, dove è comune vedere due uomini a ballare, dove uno dei due impersona, o meglio, imita ironicamente, il ruolo della donna.

Una menzione particolare merita la tradizionale pizzica-scherma (detta anche “danza delle spade”, ballata alla festa di San Rocco il 16 agosto a Torrepaduli), in cui la pizzica assume ancor più chiaramente la forma di colonna sonora di uno psicodramma, di tipo maschile e “guerriero” piuttosto che femminile e “sensuale”.

Negli ultimi anni quello della pizzica e della revisione formale del tarantismo, ormai svuotato dei suoi connotati antropologici tradizionali, in forme musicali contaminate e moderne ha assunto dimensioni di fenomeno culturale, al punto da farne il più caratteristico e famoso dei segni di riconoscimento del Salento, che esporta ormai ovunque, quasi come marchio di fabbrica, questa forma musicale.

Enogastronomia[modifica | modifica wikitesto]

Il rustico

Il pasticciotto

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina salentina.

La cucina salentina è caratterizzata da numerosi piatti tipici, soprattutto a base di verdure e pesce, ed è accompagnata da famosi e pregiati vini DOC come il Primitivo di Manduria o il Negroamaro.

Fra gli alimenti più tipici si distinguono i pezzetti, uno spezzatino di carne di cavallo al sugo piccante, e la pitta di patate, una pizza bassa di patate contenente una gran quantità di ingredienti vegetali, quali cipolle, rape, pomodoro. Tipico anche il pane con le olive chiamato puccia e, per quel che riguarda la gastronomia “da passeggio”, il rustico, una sfoglia sottile cotta in forno contenente un impasto di besciamella, di mozzarella, pomodoro, pepe ed occasionalmente noce moscata. Altro alimento tipico di tutta la regione Puglia, sono le friseddhe o frise, ciambelle di pane biscottato fino ad una consistenza di grande durezza, realizzato spesso con grano d’orzo e tagliato a metà cottura in senso orizzontale, che va ammorbidito mediante breve immersione in acqua e quindi condita con olio, sale e pomodoro.

Diffuse anche sono le pittule (o pettule), frittelle di forma grossolana ripiene di rape, fiori di zucca, baccalà o senza ripieno che si gustano inzuppate nel vino cotto. Sono preparate soprattutto d’inverno.

Molto rinomata è la pasticceria, più simile a quella siciliana che alla pugliese, in cui si distinguono il pasticciotto leccese, il fruttone, le bocche di dama, la pasta di mandorla, lo spumone salentino.

Degno di nota è anche il “biscotto cegliese”, candidato per il riconoscimento di prodotto tipico DOP, a base di mandorle tostate, uova e scorza di limone, con varietà ripiena di marmellata di amarene o melecotogne e ricoperto da una glassa a base di zucchero e di cacao, con mandorle provenienti rigorosamente da Ceglie Messapica.

Politica[modifica | modifica wikitesto]

Il Salento, nonostante la sua uniformità, resta una regione soprattutto culturale senza dei veri riferimenti politici, nonostante più volte si sia cercato di identificare sotto un unico profilo politico l’intero territorio.

Nel 2006 i presidenti delle Province di Lecce, Brindisi e Taranto, nonché i sindaci delle rispettive città capoluogo, hanno messo a punto il progetto “Grande Salento“, un tavolo di consultazione permanente finalizzato a creare politiche comuni su cultura, infrastrutture, università, turismo con l’obiettivo di sostenere la crescita socio-economica del territorio mediante interventi e strumenti finanziari coordinati[15].

Al progetto hanno aderito successivamente le Camere di Commercio delle tre province che hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per la collaborazione finalizzata allo sviluppo commerciale. Proprio in riferimento a questi accordi, sono da intendersi anche i cambiamenti di denominazione dell’Università di Lecce, ora “Università del Salento“, e dell’aeroporto di Brindisi, ora “Aeroporto del Salento“.
L’operazione “Grande Salento” comprende le province di Lecce, Brindisi e Taranto nella loro interezza, a differenza del Salento propriamente detto, che non include alcuni comuni delle province di Taranto e Brindisi limitrofi alla provincia di Bari. Vedi l’elenco completo dei comuni salentini.

Economia[modifica | modifica wikitesto]

L’economia del Salento, un tempo prettamente agricola, ha subito, a partire soprattutto dagli anni settanta, un notevole incremento dei settori secondario e terziario che rendono tale zona una delle più ricche del Mezzogiorno d’Italia. Secondo il Sole 24 Ore la provincia di Lecce si colloca, nella classifica stilata per quantificare il benessere economico del 2009, al 44º posto, ben al di sopra di tante altre provincie settentrionali e al di sopra di tutte le altre provincie meridionali.[16]. La condizione economica generale è caratterizzata da un’evoluzione dinamica seppure ancora destinata a variare con le congiunture economiche a causa della ancora scarsa variabilità del sistema produttivo salentino. La lontananza dai mercati, il costo del denaro e la delocalizzazione imposta dalle condizioni di concorrenza del mercato globalizzato sono alla base di una condizione industriale difficile, seppure paradossalmente florida, confrontata con le altre zone del Sud Italia.

Uno dei capitoli d’entrata economica più importante risulta essere il turismo: le bellezze del territorio, ed i numerosi eventi e intrattenimenti proposti, rendono il Salento una meta turistica sempre più ambita, non solo a livello nazionale[17].

Proprio in quest’area stanno prendendo piede inoltre alcuni fra i più innovativi progetti industriali nel campo delle energie alternative.

Agricoltura[modifica | modifica wikitesto]

Olio d’oliva appena centrifugato

L’agricoltura rimane una delle voci principali dell’economia salentina grazie alla produzione di olio d’oliva e di vino. Nel dopoguerra la coltivazione e manifattura del tabacco diedero un po’ di sostentamento ai contadini e quasi il 50% dell’occupazione femminile con le tabacchine. Nel 1961 su 747 000 quintali della complessiva produzione italiana, più di un quinto era costituito dal tabacco levantino leccese. Si contavano all’epoca 36 000 coltivatori, 80 000 tabacchine e 600 tecnici.

La coltivazione dell’olivo e quindi la produzione dell’olio, nel Salento, ha una tradizione antichissima e nonostante siano scarse le notizie circa l’epoca esatta in cui iniziò, ebbe sicuramente come centro di origine il Mediterraneo. Infatti, con ogni probabilità, l’olivo fece la sua comparsa per la prima volta nella Siria per poi diffondersi nelle isole greche (Cipro, Rodi e Creta), in Asia Minore, in Grecia ed infine, tra il VII e il VIII sec. A. C. anche nel Salento.

A portare l’olivo nella penisola salentina furono, probabilmente, i navigatori Fenici. In ogni caso spetta ai Greci il merito della trasformazione dell’olivo selvatico in olivo coltivato. Infatti, proprio in Grecia si raggiunse grande esperienza nelle tecniche di coltivazione di questa importante coltura. In Grecia, inoltre, l’olivo era considerata una pianta sacra e pertanto si faceva largo uso dell’olio non solo come alimento, ma anche nei riti funerari o nelle premiazioni. Nell’ambito dell’economia salentina l’olivicoltura ha sempre rivestito un ruolo di primo piano. Nel corso della dominazione romana la superficie olivetata fu interessata da una notevole espansione ed il Salento, sotto Augusto occupava il primo posto tra le aree olivetate. Anche i Saraceni, tra l’VIII e il IX sec., nonostante le loro sistematiche devastazioni favorirono l’espansione dell’olivicoltura diffondendo una varietà di oliva: la ‘cellina‘ o ‘saracena’.

Forte impulso diede anche la presenza dei monaci basiliani, che dall’area orientale si trasferirono nel Salento perché perseguitati. Alla colonizzazione bizantini va riconosciuto il merito d’aver istituito fiere e mercati per commercializzare più facilmente i prodotti agricoli. Un’ulteriore espansione delle aree olivetate viene rilevata anche durante il periodo della dominazione normanni.

La diffusione dell’olivicoltura comportò la nascita di intensi traffici commerciali che svolgendosi prevalentemente per via marittima consentì lo sviluppo di numerose città portuali. Inizialmente un fiorente commercio si concentrò nelle località di San Cataldo, Castro e Otranto intorno al XVI sec. ma già a partire dalla fine del ‘500 e gli inizi del ‘600 Gallipoli crebbe tanto da essere riconosciuta quale la maggiore piazza commerciale europea in materia di olio. La sua importanza fu tale che le venne riconosciuto il privilegio di stabilire di anno in anno il costo dell’olio ed in cambio di questo pregiato prodotto qui si riversava ogni genere di merce dal cuoio, la lino, allo zucchero, ai legnami fino al ferro. Qui venivano commercializzati anche gli scarti della lavorazione dell’olio e le qualità meno pregiate che venivano impiegate nella produzione di sapone e frequenti erano gli scambi con Marsiglia, la capitale europea del sapone.

L’oliveto nel Settecento occupava ormai estensioni notevoli nel territorio del Basso Salento. Ciò è riconducibile ala politica economica di Giovanni di Borbone, che in futuro sarebbe divenuto il celebre Carlo III Re di Spagna, il quale incentivò la coltura dell’olivo promettendo in cambio ai latifondisti una riduzione delle tasse. La considerevole esportazione di olio riusciva ad assicurare oltre la ricchezza dei produttori ma anche notevoli guadagni alle casse dello Stato.

La produzione viti-vinicola ha subito negli ultimi vent’anni una grande esplosione commerciale da quando il vino salentino, una volta utilizzato esclusivamente come vino da taglio per aumentare la gradazione dei vini settentrionali, ha iniziato a godere di una notorietà crescente come corposo ma raffinato vino da tavola. I più noti vini dell’area sono il Primitivo, il Negroamaro, il Rosato del Salento. Tra le altre produzioni agricole è diffuso anche il mandorlo, il pomodoro nel tarantino e, nel brindisino, il carciofo. Per motivi climatici, non attecchiscono, invece, alcune culture tipiche della Puglia, quale il ciliegio. Negli ultimi anni la popolazione occupata nel settore primario è andata calando su tutto il territorio.

Artigianato[modifica | modifica wikitesto]

Le tradizioni più importanti dell’artigianato salentino sono l’antica e celebrata lavorazione della cartapesta leccese (famosi i “pupi” per presepe), la terracotta nella realizzazione dei caratteristici fischietti (in particolare nel Leccese), campanelle e folletti, e con i quataràri (costruttori di recipienti in terracotta); la ceramica (i cui maggiori centri di produzione sono a Cutrofiano e a Grottaglie); la lavorazione del ferro battuto con cui si producevano anche i noti balconcini bombati dei palazzi; il ricamo; la lavorazione artistica del vetro; la lavorazione del legno; la lavorazione artistica del rame.

Di recente ha ripreso vigore la scultura in pietra leccese, con tecniche più moderne e nuove forme.

In via di estinzione invece gli zùcari o zucàri (intrecciatori di corde), e i panaràri (intrecciatori di giunchi, canne, e virgulti d’olivo, per farne cesti e altri tipi di contenitori di fogge tradizionali)

Industria[modifica | modifica wikitesto]

In merito al settore secondario, gioca un ruolo di primo piano l’area industriale di Taranto, la cui attrattività occupazionale presenta un forte fenomeno di pendolarismo. Nella città ionica sorgono gli stabilimenti siderurgici dell’Ilva e dell’indotto, l’arsenale militare e una grande raffineria dell’Eni. In anni recenti tuttavia, la crisi della metallurgia ha ridotto l’occupazione in tale settore. Sempre nella zona industriale opera l’unico insediamento italiano della Vestas, società che produce impianti eolici.

Brindisi ospita l’industria aeronautica, quella di materie plastiche e alcuni mobilifici. La città è, inoltre, leader per la produzione di energia elettrica in Italia. Sul territorio comunale insistono tre grandi centrali pertinenti ai gruppi ENEL, Edipower ed Eni Power ed è inoltre prevista la realizzazione di un’importante centrale fotovoltaica.

L’area leccese è caratterizzata per lo più dalla piccola e media industria, soprattutto nel comparto del tessile-calzaturiero (Casarano) ed agroalimentare.

Il problema dell’inquinamento[modifica | modifica wikitesto]

Sia a Brindisi sia a Taranto sono in progetto due rigassificatori, fortemente osteggiati dalla popolazione e dalle autorità locali per motivi di sicurezza, in quanto ritenuti troppo vicini alle città e ai rispettivi porti ed aree industriali.

Le preoccupazioni dei residenti sono anche motivate dai dati allarmanti relativi sia all’inquinamento ambientale, sia all’aumento delle neoplasie nell’area salentina. Sotto accusa, per quanto riguarda le emissioni annue di anidride carbonica, sono in particolare la centrale termoelettrica Enel di Brindisi sud, con 15.340.000 tonnellate, l’Ilva di Taranto con 11.070.000 e le centrali termoelettriche Edison di Taranto con 10.000.000 di tonnellate.

Nell’assenza di dati ufficiali, sono stati reportage giornalistici o analisi condotte sul territorio dalle associazioni ambientaliste e dagli enti locali a evidenziare «la presenza di pesticidi e metalli pesanti oltre i limiti consentiti nelle coltivazioni di ortaggi destinati alla vendita, nel sottosuolo e nella falda profonda del territorio compreso tra Brindisi e Cerano»[18].

Per quanto riguarda la diossina, si diffonderebbe su una vasta area geografica, a seconda dei venti, in particolare tramite un camino dell’impianto di agglomerazione alto 220 metri dell’Ilva.
Gli impianti dell’Ilva emettevano nel 2002 il 30,6% del totale di diossina italiano, ma secondo le associazioni ambientaliste, la percentuale sarebbe salita nel 2005 al 90,3%, contestualmente allo spostamento in loco delle lavorazioni “a caldo” dallo stabilimento di Genova[19]. In base ai dati INES (Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti) del 2006, la percentuale si sarebbe infine assestata al 92%.

Nel dicembre 2008, la Regione Puglia ha approvato a maggioranza una legge regionale contro le diossine. La norma impone limiti alle emissioni industriali a partire da aprile 2009: l’Ilva, come le altre aziende, dovrà scendere a 0,4 nanogrammi per metrocubo entro il 2010[20]. Nel febbraio 2009, una modifica alla legge regionale ha però allungato i tempi per il primo taglio dei limiti di diossina a 2,5 nanogrammi per metrocubo, spostando dal primo aprile al 30 giugno l’entrata in vigore del limite stesso[21].

Il 22 ottobre 2012, l’allora Ministro della Salute Balduzzi presenta nel capoluogo tarantino il rapporto “Ambiente e Salute a Taranto: evidenze disponibili e indicazioni di sanità pubblica”. Lo studio evidenzia un eccesso di incidenza per tutti i tumori del 20% circa [4]. Nel dicembre 2012, in un consiglio comunale monotematico del Comune di Lecce, viene presentato il Rapporto Registro Tumori 2012 che conferma la gravissima situazione di rischio tumori nel territorio delle province di Brindisi, Taranto e Lecce.

È interessante rilevare in proposito come nel piccolo centro di Torchiarolo nel 2006 e nel 2007 si sia ripetutamente superato il livello limite delle polveri sottili, anche se l’Enel ha ufficialmente negato che la causa principale possa essere imputata alla vicina centrale[22]. In ogni caso, l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima che ha sede presso l’Università del Salento, ha realizzato uno studio sull’inquinamento atmosferico con il quale si dimostra come a condizionare negativamente l’ambiente del Salento siano la centrale di Cerano e l’Ilva di Taranto[23].

Anche in provincia di Lecce vi sono delle imprese ritenute inquinanti; in particolare l’inceneritore di sansa esausta e di rifiuti speciali (CDR) della Copersalento (S.p.A) di Maglie, che secondo le rilevazioni dell’ARPA avrebbe superato di 420 volte[24][25] il limite di legge sull’emissione di diossine. Altri impianti ritenuti a vario titolo inquinanti sono: il cementificio Colacem di Galatina, l’inceneritore della Biosud a Lecce e numerosi frantoi di pietra calcarea con impianti di bitume situati anche a ridosso di aeree abitate come a Soleto, Galatina, Sternatia e Corigliano.

Il circuito di Nardò[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Pista di Nardò.

Una menzione merita il circuito automobilistico di Nardò. Situato nella Terra d’Arneo, è utilizzato dalle case automobilistiche di tutto il mondo per le prove sperimentali sui nuovi veicoli. La caratteristica del circuito è la sua forma perfettamente circolare, la quale, unita a un’opportuna inclinazione del manto stradale, tale da bilanciare la forza centrifuga, ne fa un infinito rettilineo virtuale per i veicoli che lo percorrono a una velocità compresa tra i 90 ed i 249 km/h.

Il circuito ha un raggio di circa 2 km, una circonferenza di 12,6 km e presenta una variazione altimetrica molto modesta (il dislivello massimo è di circa 40 metri con una pendenza che non supera mai il 2%). Il circuito è in una zona sottoposta ad agricoltura intensiva, pertanto è dotato di una serie di sottopassi per permettere il raggiungimento delle coltivazioni situate al suo interno. Nel complesso, l’impianto è costituito da una pista circolare e una pista dinamica per vetture, una pista circolare e una pista dinamica per veicoli industriali, una pista rumore, una pista pavimentazioni speciali, varie piste sterrate, officine e laboratori. In tale circuito veniva a effettuare delle prove il futuro campione del mondo di formula uno Fernando Alonso. Nell’aprile del 2012 l’impianto è stato acquistato dalla Porsche.

Turismo[modifica | modifica wikitesto]

« Il Salento è una terra di miraggi, ventosa; è fantastico, pieno di dolcezza; resta nel mio ricordo più come un viaggio immaginario che come un viaggio vero. »
(Guido Piovene, Viaggio in Italia, 1957)

Il Tafaluro a Torre Sant’Andrea

Tramonto sul mare di Torre San Giovanni

Una delle principali voci di entrata economica è comunque quella turistica che porta le spiagge e le masserie del Salento ad essere affollate di turisti durante il periodo estivo. Nel corso dell’anno 2011 la penisola salentina ha registrato un trend in netta ascesa fermandosi circa su due milioni di arrivi, facendo registrare così una delle presenze più alte degli ultimi anni, attestandosi su nove milioni circa di presenze. Un fenomeno di nicchia è legato all’attenzione da parte di facoltosi turisti esteri, per lo più britannici, nei confronti dell’ospitalità rurale salentina, tanto che, secondo alcuni, è in atto nell’area un processo di valorizzazione analogo a quello riscontrato pochi anni fa nella campagna toscana, che è scherzosamente definito Salentoshire in analogia all’altrettanto scherzoso Chiantishire toscano, il fenomeno è sviluppato soprattutto nella provincia di Brindisi e Lecce.[26].

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti stradali[modifica | modifica wikitesto]

I principali assi viari sono[27]:

la direttrice adriatica Bari-Brindisi-Lecce-Maglie-Otranto

le direttrici ovest-est Taranto-Brindisi e Taranto-Lecce

le direttrici nord-sud Lecce-Gallipoli e Maglie-Leuca

la Litoranea Salentina;
la Strada statale 274 Salentina Meridionale che collega Gallipoli con Leuca.

Collegamenti ferroviari[modifica | modifica wikitesto]

Tracciato Ferrovie Sud Est nel Salento

Essi sono assicurati da:

  • Le Ferrovie del Sud-Est, che gestiscono in concessione diverse linee locali, tra le quali le uniche che servono il Basso Salento fino a Gagliano del Capo e alcune tratte interne nel brindisino e nel tarantino.

Porti[modifica | modifica wikitesto]

Il porto di Brindisi

Il porto di Otranto

Aeroporti[modifica | modifica wikitesto]

L’aeroporto di Brindisi

Luoghi di interesse[modifica | modifica wikitesto]

Luoghi di interesse naturalistico[modifica | modifica wikitesto]

Spiaggia a Conca Specchiulla

Spiaggia di Torre dell’Orso

Baia dei Turchi a Otranto

Baia presso Santa Cesarea Terme

Uliveti nelle campagne di San Vito dei Normanni

La CEE ha definito molte località dell’area mediterranea “siti di interesse comunitario” (SIC)[28], per importanza ambientale. La Repubblica Italiana ha proposto sulla base del Decreto 25 marzo 2005, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 157 dell’8 luglio 2005 e predisposto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, l’elenco di tali SIC nell’ambito della Regione Puglia, individuando 77 candidature. Fra queste, la parte maggiore riguarda la provincia di Lecce con ben 32 SIC. Nelle province di Brindisi e Taranto si sono individuati 8 SIC per ciascuna.

Le coste salentine

Le coste sono ampie e sabbiose soprattutto sul Mar Ionio, le cui acque sono caratterizzate a questa latitudine da una trasparenza e da cromatismi rari; spettacolari sono le scogliere a picco sul mare, soprattutto sul Mare Adriatico. Tra le spiagge più note ci sono quelle sabbiose di Ugento, Pulsano, Lizzano, Campomarino, San Pietro in Bevagna, Torre dell’Orso, Porto Cesareo, Gallipoli, Santa Maria di Leuca, Otranto e Ostuni, e per quanto riguarda le spiagge rocciose, tra le più notevoli meritano citazione Castro, Santa Cesarea Terme le marine di Nardò (Santa Maria al Bagno e Santa Caterina) e Porto Badisco.

Le grotte carsiche

Le grotte si aprono lungo la costa orientale, incastonate nelle ripide scogliere che partendo da Santa Maria di Leuca giungono a Punta Palascìa (Otranto). Tali formazioni di natura carsica in corrispondenza di Castro, assumono un notevole sviluppo, di cui la Grotta Zinzulusa è il più significativo esempio, e al cui interno sono stati rinvenuti pittogrammi e vari reperti paleontologici, che insieme a quelli della vicina Grotta Romanelli sono per la maggior parte custoditi ed esposti nel museo di Maglie. Ricco di grotte carsiche è anche la costa delle marine Neretine(Nardò)

Gli oliveti

Le distese di alberi di olivo nelle campagne, sono state inserite nel 2007 nell’elenco dei 100 luoghi italiani da salvare dal Fondo per l’ambiente italiano[29].

L’Oasi protetta dei Laghi Alimini

L’oasi costituisce uno dei luoghi naturali più pregiati del Salento, con un ecosistema che ospita varie specie animali e vegetali e costituiscono una “Zona di Protezione Speciale” (ZPS), proposta come Sito di Importanza Comunitaria europeo (pSIC). Tra i maggiori luoghi di pregio dell’oasi dei laghi Alimini, è da segnalare sulla costa la Baia dei Turchi.

La Riserva naturale statale Torre Guaceto

La riserva si estende per circa 1.200 ha presentando un fronte marino che si sviluppa per 8.000 m L’area è configurata come un rettangolo più o meno regolare, con una profondità media di 3.000 metri, attraversata e divisa dalla strada statale 379. Una significativa varietà di ambiti diversificati si succedono in questo tratto costiero per alcune centinaia di metri verso l’entroterra. Al suo interno vi sono piccole zone umide che si formano durante e dopo le piogge e che scompaiono nei periodi più caldi, ed alcune risorgive di acqua dolce anche esse stagionali.

Il Parco naturale regionale Bosco e paludi di Rauccio

Il Parco delle Cesine

Il nome del parco trae origine dalle “cesine”, stagni acquitrinosi sulla costa adriatica, è una zona umida formata dagli stagni Salapi e Pantano Grande, alimentati dalla pioggia e divisi dal mare da dune sabbiose.

Il Parco di Porto Selvaggio e Palude del Capitano

Il parco, istituito nel 2006, comprende sia la zona del parco naturale attrezzato (istituito nel 1980) sia la palude (classificata come area naturale nel 1997). La costa è rocciosa e frastagliata, e caratterizzata da pinete e macchia mediterranea. Ricco di storia e archeologia, con i numerosi siti archeologici come quello della grotta del Cavallo, da poco menzionata dalle più importanti riviste scientifiche perché al suo interno sono stati trovati i resti del primo uomo sapiens della storia umana inoltre lungo il litorale sono dislocate le affascinanti Torre dell’Alto e Torre Uluzzo. È un luogo magico ricco di flora e fauna.

L’Isola di Sant’Andrea

L’isola, sulla costa ionica, si estende per circa cinque ettari e dista poco più di un miglio dal centro storico di Gallipoli. È completamente pianeggiante e la sua altezza massima non supera i tre metri. Questa caratteristica, che porta l’isola ad essere spazzata dai marosi in caso di forte vento, la rende poco adatta ad ospitare una ricca vegetazione.

L’Oasi Palude La Vela

La palude, sulle sponde del Mar Piccolo di Taranto, è un’area naturale protetta di proprietà demaniale a valenza naturalistico-ambientale. L’ambiente è prevalentemente di tipo palustre, con canneto e macchia mediterranea, ampi acquitrini e zone periodicamente sommerse.

Il Parco Costa Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase

Il parco comprende anche la zona dove sorge il faro di Punta Palascìa, punto più orientale d’Italia. L’istituzione dell’area protetta, dislocata lungo la costa orientale del Salento (costa alta a picco sul mare), mira a conservare e recuperare le specie animali e vegetali; salvaguardare i valori e i beni storico-architettonici; incrementare la superficie e migliorare la funzionalità ecologica degli ambienti naturali.

Il Parco Dune costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo

Il parco, sulla costa adriatica, presenta habitat e ambienti costieri di elevato interesse naturalistico e paesaggistico, ed è rientrato nel progetto “Habitat prioritari” istituito dalla Direttiva n. 92/43/CEE. Presenta una vegetazione alofila e numerose dune ricoperte da macchia mediterranea, particolare ginepri (Juniperus oxycedrus e Juniperus phoenicea), lecci e garighe di Euphorbia spinosa.

Luoghi di interesse artistico[modifica | modifica wikitesto]

Luoghi d’interesse architettonico[modifica | modifica wikitesto]

Basilica Cattedrale di Gallipoli

La facciata della cattedrale di Otranto

Un bastione del castello di Copertino

Il centro storico di Ostuni

Il Duomo di Brindisi

Cattedrale di San Cataldo a Taranto

Interno della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina

Basilica di Santa Croce e Palazzo dei Celestini a Lecce

Ceramica messapica presso il centro di documentazione messapica di Oria

Orecchino in oro, fine IV secolo a.C. (Museo nazionale archeologico di Taranto)

I centri storici delle città

tra cui spiccano quelli di Gallipoli, Ostuni, Martina Franca, Ceglie Messapica, Lecce, Taranto, Manduria, Francavilla Fontana, Oria, Otranto, Nardò, Lizzano, Avetrana, Maglie, Tricase, Grottaglie.

Le cripte basiliane

Numerose sono le chiese rupestri dipinte con motivi religiosi in epoca medioevale, luoghi di antico culto ricavati in antri naturali, secondo la tradizione dai monaci basiliani provenienti dall’Oriente, spesso però non vi sono dati certi per tale ipotesi, le cui volte e pareti sono ricoperte da pitture in stile bizantino. Rilevante è l’esempio della Chiesa rupestre Ss.Annunziata, con la omonima cripta a Lizzano, in cui sono presenti più di 22 affreschi del IX secolo; oppure la cripta di Santa Cristina a Carpignano Salentino datata 959 e dipinta da Teofilatto. Note sono anche quelle di Vaste, frazione di Poggiardo, la grotta di San Biagio a San Vito dei Normanni, quella del Crocefisso nei pressi di Ugento, la cripta di Sant’Angelo nel territorio di Lizzano, o la cripta della Madonna del Gonfalone, così chiamata dall’immagine raffigurante la Vergine Maria posta alle spalle dell’altare, nei pressi di Sant’Eufemia, frazione di Tricase.

L’architettura rurale

Tra le architetture rurali sono degni di nota, Pajari – Furnieddhi (simili ai trulli, a forma di tronco di cono e con pianta circolare, costruiti con pietre ricavate dai terreni circostanti, senza l’aiuto di alcuna malta o sostegno), i muretti a secco (particolare tipo di muro costruito con blocchi di pietra grezza del posto di varia forma e dimensione, opportunamente disposti senza uso di malte o leganti di alcun genere), le masserie, presenti in gran numero nella terra d’arneo e in agro di Nardò e nella fascia jonica tra Taranto e Gallipoli, (grandi aziende agricole fortificate, abitate a volte anche dai proprietari terrieri, e che comprendono gli alloggi dei lavoratori stagionali, le stalle, i depositi per foraggi ed i raccolti).

Le chiese in stile Romanico pugliese

Tra le chiese in stile romanico sono degne di nota la chiesa di Santa Maria del Casale e la Cattedrale a Brindisi, la Chiesa dei Santi Nicolò e Cataldo a Lecce, la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina e la chiesa di San Domenico Maggiore a Taranto

La Città fortificata ed il Castello di Acaya

Acaya è una piccola frazione del comune di Vernole, in provincia di Lecce. Situata a 5 km dal mare Adriatico e dalla Riserva naturale Le Cesine gestita dal WWF, costituisce l’unico esempio di città fortificata ancora intatta di tutto il Sud Italia. Acaya, chiamata Salapia e poi Segine in epoca messapica, sorge lungo l’antichissima arteria che arrivava fino a Otranto. L’abitato, nel 1535, fu integralmente ristrutturato, fortificato e riordinato urbanisticamente da Giangiacomo Dell’Acaya, un umanista versato nelle matematiche, ingegnere militare di Carlo V e feudatario di Acaya. Ultimati i lavori nell’anno 1535, ne cambiò anche il nome affinché, come scrisse nell’epigrafe sulla porta d’ingresso al paese, a Dio piacendo, il nome dell’antica Acaya dalla quale giunsero i suoi avi potesse essere rinnovato nelle terre salentine. Il paese presenta un impianto ortogonale con un cardo e un decumano. Di forma quasi quadrata, le mura del borgo sono rinforzate ai quattro angoli da baluardi di cui quello di sud-ovest e costituito dal castello di Acaya. In tal modo la fortificazione risulta adeguata ai più aggiornati principi della fortificazione alla moderna. Sotto il castello è stata ritrovata evidenza archeologica di una chiesa di culto greco basiliano del IX secolo, con importanti icone affrescate. Sono presenti tre piazze lungo l’asse diagonale che corre in direzione SO-NE e che parte dal castello per concludersi con il convento dei frati minori.

Le fortificazioni medievali e le torri di avvistamento

Numerose sono le torri costiere di avvistamento erette fin dal XV secolo lungo le coste, con l’obiettivo di avvistare e difendersi per tempo dalle flotte nemiche saracene provenienti dall’oriente In gran numero presenti sul litorale ovest della costa salentina, le più imponenti quelle comunemente dette “serie si Nardò”. Numerosi i castelli e le masserie che svettano per il territorio, nei paesi e nelle città.

Il borgo di Ostuni

Il borgo, è uno dei più belli d’Italia con le viuzze che si arrovellano tra le tipiche case in calce bianca. L’apparente disordine distributivo delle abitazioni intorno alla cattedrale dà al centro storico una conformazione unica. È una delle città più famose del Sud Italia, simbolo della Puglia in numerosi spot pubblicitari e turistici di interesse internazionale.

Il centro storico di Lecce

Il centro storico di Lecce, chiuso nelle antiche mura intervallate dall’Arco di Carlo V, da Porta Rudiae e da Porta San Biagio, è ricchissimo di opere d’arte, fra le quali si segnalano alcuni dei mirabili esempi barocchi presenti, la Piazza del Duomo, la Basilica di Santa Croce e il Palazzo dei Celestini, la chiese di San Giovanni Battista e di San Matteo e i maestosi resti dell’Anfiteatro e del Teatro, entrambi di epoca romana. Si staglia severo invece il Castello di Carlo V nei pressi di Piazza Sant’Oronzo. Fuori dalle mura le torri angioine di Belloluogo e del Parco e il grande complesso monastico degli Olivetani.

Le architetture barocche

Il Barocco leccese, nato alla fine del XVI secolo, nel clima della Controriforma, si protrae fino alla prima metà del Settecento in un tutt’uno col Rococò e si presenta come uno dei modelli artistico-architettonici più particolari d’Italia, tanto che si aggettiva, identificando l’area interessata. L’architettura barocca è rigogliosa a Lecce e in tutti i comuni della provincia, nella Grecìa Salentina e nei grossi centri del basso Salento, quali Galatina, Gallipoli, Maglie, Nardò, Copertino, Galatone e Lequile. Le articolate decorazioni delle facciate di chiese e palazzi creano scenografici apparati di visionaria esuberanza che è unica nel suo genere, resa possibile dall’impiego della calda e tenera pietra calcarenitica (tufo). Il capoluogo leccese, ricchissimo di monumenti, conserva dei capolavori dell’arte barocca: la basilica di Santa Croce e il complesso monumentale dei Celestini e la piazza del Duomo, considerata tra le più belle d’Italia. Ma il barocco è diffusa anche a nord di Lecce, soprattutto nelle cittadine di Manduria, Mesagne, Francavilla Fontana, Taranto e l’altra capitale del barocco Martina Franca che presenta, però, uno stile più sobrio ed elegante ma allo stesso tempo anch’esso molto fastoso.

Il Capo di Leuca ed i suoi paesi

Di notevole interesse sono i palazzi nobiliari, le stradine bianche e le chiese barocche poco distanti dal mare dei paesi del Capo di Leuca. Fra questi, il comune di Specchia è inserito nell’elenco dei cento borghi più belli d’Italia.

Le ville signorili in stile eclettico

Lo stile eclettico salentino rappresentò una forma di manierismo architettonico diffuso durante il periodo della belle epoque, le cui testimonianze si trovano soprattutto a Leuca, Nardò, Santa Caterina e Lecce.

Architettura contemporanea

Un’interessante realizzazione di architettura contemporanea nel Salento è il Cimitero Monumentale di Parabita; progettato nel 1968 dal Gruppo GRAU (Gruppo Romano Architetti Urbanistici) di Roma ed inaugurato nel 1983.

il Borgo antico di Taranto

Situato sull’isola e collegato alla terraferma dal Ponte Girevole e dal Ponte di Porta Napoli. Interessanti sono i vicoli stretti e ingarbugliati e le facciate degli alti palazzi in pietra calcarenitica (tufo e carparo). Vi si può ammirare la Cattedrale di San Cataldo, il duomo di San Domenico Maggiore e il Tempio di Poseidone (Taranto). Inoltre è possibile visitare il museo etnografico, il Museo Spartano di Taranto[30] e i vari ipogei situati al di sotto dei palazzi.

Luoghi d’interesse archeologico[modifica | modifica wikitesto]

  • L’area della necropoli messapica presso Manduria: L’area presenta interessanti resti messapici riguardanti tombe di varie epoche, un fossato, una duplice cinta muraria e resti di alcune vie dell’antica città.
  • L’area archeologica messapica di Roca: È stata riportata alla luce l’antica città fortificata di Roca Vecchia sorta su un precedente sito preistorico. Sulle pareti della grotta marina della Posia piccola sono state ritrovate iscrizioni in lingua messapica e latina, oltre a graffiti preistorici[31].
  • I reperti archeologici e gli Ori di Taranto: I reperti archeologici testimoniano come la lavorazione dei metalli preziosi, e in particolare dell’oro, fosse una delle attività più sviluppate nella città magno-greca tra il IV ed il I secolo a.C.
  • I resti archeologici e le zone archeologiche di Taranto, Saturo, Pulsano e Lizzano.
  • Le zone archeologiche di Casale di Apigliano: Gli elementi venuti alla luce nelle zone archeologiche sono in grado di fornire informazioni circa il periodo bizantino e il periodo angioino. Con riferimento al primo, sono stati rinvenuti resti di alcune abitazioni rurali costruite con la tecnica del muro a secco, che evidenziano la presenza di un insediamento abbastanza esteso. Più ricchi sono invece i ritrovamenti riferibili al periodo angioino, come i resti di una cappella che si ritiene rappresenti la chiesa di San Giorgio.
  • Museo spartano di Taranto – Ipogeo Bellacicco

    L’ipogeo Bellacicco”, sito nel Borgo Antico di Taranto in corso Vittorio Emanuele al civico 39, è una struttura che deriva da un’antica cava spartana (VIII sec a.C.) e che narra la storia di Taranto sin dall’epoca geologica risalente a circa 65 milioni di anni fa, con successive tracce magno-greche, bizantine, medioevali e del XVIII secolo. L’ipogeo si sviluppa su tre livelli per complessivi 700 m² e per 14 metri sotto il livello stradale. Al suo interno si trova il banco di roccia calcarea, sulla quale si possono ammirare i resti fossili dei mitili tipici di Taranto. Le mura perimetrali sono di origine bizantina, mentre è molto probabile che il muro che divide la struttura dal mare possa avere origini magno-greche. L’ipogeo ha infatti uno sbocco esclusivo al livello del mare, che permette l’accesso diretto alla battigia del lungomare del Borgo Antico. Su questa struttura è stato eretto in epoca successiva il Palazzo de Beaumont Bonelli, residenza della Marchesa De Beaumont e del Principe Bonelli suo marito. Entrambe le strutture, benché private, sono a disposizione dei visitatori gratuitamente, in quanto patrimonio della storia e dell’arte di Taranto. Dal 2015 l’ipogeo Bellacicco ospita permanentemente il Museo Spartano di Taranto[32]

Principali musei[modifica | modifica wikitesto]

Museo nazionale archeologico di Taranto – MarTa

Fondato nel 1887 e ubicato presso il settecentesco Convento di San Pasquale Baylon, è tra i più importanti musei archeologici d’Italia ed espone, tra l’altro, una delle più grandi collezioni di manufatti dell’epoca della Magna Grecia, tra cui i famosi Ori di Taranto.

Museo Provinciale “S. Castromediano” di Lecce

Intitolato al duca di Cavallino Sigismondo Castromediano che ne volle l’istituzione nel 1868, è situato nel Collegio Argento. Il museo si divide in cinque sezioni: Didattica, con il plastico del Salento che riporta tutti i siti di rilevanza storico-artistica; Antiquarium, con vasi attici a figure nere e a figure rosse e vasi italici (VI e V secolo a.C.) e vari altri reperti archeologici: oggetti in bronzo, monete antiche e lapidi con iscrizioni messapiche; Topografia, con le antiche mappe del Salento; Pinacoteca, con tele di scuola veneta e napoletana (tra XV e XVIII secolo) e anche alcune sculture romaniche e rinascimentali; Sala mostre, con opere di artisti contemporanei (tra XIX e XX secolo).

Museo Archeologico Provinciale di Brindisi

intitolato all’illustre archeologo e glottologo Francesco Ribezzo, è articolato in sei sezioni dedicate all’archeologia, all’etnografia e all’arte.

Altri musei[modifica | modifica wikitesto]

Università e ricerca[modifica | modifica wikitesto]

Università del Salento[modifica | modifica wikitesto]

Il sistema della formazione universitaria del Salento è imperniato sull’Università del Salento, già Università di Lecce. A Lecce, sede principale dell’ateneo, hanno sede 8 facoltà.

I primi movimenti atti alla formazione dell’Università come la conosciamo oggi risalgono al XVIII secolo. Già in età medievale erano presenti diversi luoghi di istruzione, indicati nei documenti contemporanei come università, anche se differenti dall’accezione che ne diamo oggi.

L’università del Salento ha alcune succursali anche nella provincia di Brindisi. Di particolare interesse risulta il Parco Scientifico e Tecnologico Ionico-Salentino (PASTIS) presso Mesagne, compartecipato dall’Università del Salento, ove è presente un acceleratore Tandetron per la datazione di reperti archeologici col metodo del Carbonio 14.

Nel 1998 è stato attivato presso l’università del Salento l’Istituto Superiore Universitario di Formazione Interdisciplinare (ISUFI), una delle Scuole Superiori d’Italia, costruita sul modello della Scuola Normale di Pisa. La Scuola realizza programmi di alta formazione nell’ambito dei seguenti settori: Nanoscienze, e-Business Management, Giurisprudenza e Politica dell’area Euromediterranea, Beni Culturali. Anche grazie al traino dovuto all’ISUFI, dal 2000 l’ateneo salentino ha conosciuto una crescita senza precedenti, soprattutto nel ramo scientifico, che è uno tra i più avanzati ed efficienti d’Italia.

Altro importante ramo è quello archeologico: l’università del Salento, infatti, svolge numerose attività di scavo in tutta Italia, e in diversi ambiti: preistorico, classico e medievale. All’estero l’università effettua ancora oggi scavi in Ucraina, Turchia, Medio Oriente, Malta, Egitto.

Il continuo incremento dell’offerta formativa registra una risposta direttamente proporzionale da parte dell’utenza: la popolazione studentesca è passata dalle 77 unità del 1955 alle oltre 27.000 del 2006.

Facoltà di Taranto[modifica | modifica wikitesto]

Taranto, invece, è sede della seconda facoltà di Ingegneria del Politecnico di Bari e di numerosi corsi di laurea erogati dall’Università degli Studi di Bari, nonché sede decentrata della LUMSA – Libera università Maria SS. Assunta di Roma e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Il 17 maggio 2006 il rettore dell’Università di Bari, Giovanni Girone, ha firmato il decreto che sancisce l’autonomia delle seconde facoltà di Economia, di Giurisprudenza e di Scienze matematiche, fisiche e naturali a decorrere dal 1º ottobre 2006: questo costituisce un passo importante verso l’istituzione dell’Università degli Studi di Taranto, che per altro è stata oggetto di numerosi disegni di legge fino ad oggi non concludenti.

Sede LUM di Poggiardo[modifica | modifica wikitesto]

Dal marzo 2007 sono attivi presso la sede di Poggiardo i corsi in Economia dell’Azienda Moderna (classe 17) e in Giurisprudenza istituiti dalla Libera Università Mediterranea Jean Monnet, un ateneo privato con sede a Casamassima.

Laboratorio nazionale di nanotecnologie[modifica | modifica wikitesto]

Nell’ambito dell’ISUFI, opera a Lecce il National Nanotechnologies Laboratory (NNL), centro di eccellenza a livello internazionale sulle nanotecnologie, che ha ricevuto riconoscimenti di varia natura, tra cui la visita ufficiale del Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano il 15 settembre 2006. Il laboratorio segue linee di ricerca sia di tipo fondamentale, che di tipo fortemente applicato, grazie alle partnership con le multinazionali tecnologiche residenti presso di esso (STMicroelectronics, Agilent Technologies, TechInt, Alenia Marconi System) che appoggiano i loro programmi di formazione e reclutamento post laurea sull’ISUFI.

Dhitech[modifica | modifica wikitesto]

Il Distretto tecnologico regionale High Tech, con sede a Lecce, è una società consortile finalizzata alla competitività e all’innovazione nella ricerca scientifica. Comprende il Laboratorio Nazionale di Nanotecnologie e svolge ricerca su nanotecnologie, materiali avanzati, innovazione digitale e tecnologie di informazione e comunicazione (ICT), affiancando ricercatori universitari a quelli di aziende tecnologiche italiane e non. Tra i soci figurano l’Università del Salento, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, AVIO S.p.A., Engineering Ingegneria Informatica S.p.A., Fiamm S.p.A., Leuci S.p.A., STMicroelectronics.

Centro ricerche ENEA[modifica | modifica wikitesto]

Il centro ricerca di Brindisi è presente fin dai primi anni novanta con uno sportello tecnologico. Nel 2001 l’ENEA ha consolidato la propria presenza nella città adriatica, rilevando le strutture del Centro Nazionale per la Ricerca e lo Sviluppo dei Materiali, e creando un proprio centro all’interno della “Cittadella della Ricerca”. Attualmente operano nel Centro l’Unità Tecnico Scientifica Materiali e Nuove Tecnologie (MAT), l’Unità Tecnico Scientifica Fusione (FUS), l’Unità Tecnico Scientifica Tecnologie Fisiche Avanzate (FIS) e il Progetto Speciale Clima Globale (CLIM).

Istituti territoriali del CNR e istituti autonomi[modifica | modifica wikitesto]

Nel territorio salentino sono presenti vari istituti del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) o afferenti ad esso. In particolare a Lecce sono presenti l’Istituto per i beni archeologici e monumentali e le sezioni dell’Istituto di scienze delle produzioni alimentari, dell’Istituto per la microelettronica e microsistemi, dell’Istituto di fisiologia clinica e dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima. Taranto è, invece, sede dell’Istituto sperimentale talassografico “Attilio Cerruti” e della Fondazione marittima “Ammiraglio Michelagnoli” che opera d’intesa con lo stesso CNR e con organismi universitari.

Osservatorio ambientale di Campi Salentina[modifica | modifica wikitesto]

L’Osservatorio dell’inquinamento dell’atmosfera e dello spazio circumterrestre[33] è un consorzio tra Provincia di Lecce e città di Campi Salentina per il monitoraggio ambientale nella provincia di Lecce. Esso gestisce la “Rete Provinciale di Monitoraggio Atmosferico” dal 2001, avvalendosi anche del supporto scientifico dell’Università e del CNR di Lecce e della collaborazione con il CNR di Bologna, su un programma di monitoraggio extratmosferico, riguardante il controllo continuo dei detriti spaziali, sia naturali che artificiali: tramite una rete radar che ha stazioni a Bologna, Lecce, Campi Salentina e Modra (Slovacchia), il programma valuta la posizione degli oggetti extratmosferici tramite triangolazioni tra questi centri. L’osservatorio svolge inoltre attività di monitoraggio dei campi elettromagnetici ad alta e bassa frequenza (elettrodotti). In particolare, ha svolto un esteso monitoraggio dei campi elettromagnetici sul territorio dei comuni a nord di Lecce e svolge il monitoraggio costiero.

Eventi[modifica | modifica wikitesto]

Festival[modifica | modifica wikitesto]

La Notte della Taranta a Melpignano

Festival del Cinema Europeo a Lecce (aprile)

È un susseguirsi di proiezioni nell’arco di una settimana, fino ad arrivare alla serata di consegna dell’Ulivo d’oro ad attori e registi internazionali del grande schermo.

Salento finibus terrae festival a San Vito dei NormanniOstuniFasano (fine luglio)

È una rassegna cinematografica internazionale di cortometraggi e si presenta con una formula originale: promuove e premia i corti dividendoli in tre categorie: “Registi pugliesi”, “Registi italiani” e “Registi internazionali”.

Notte della Taranta nei comuni della Grecìa Salentina (agosto)

È un festival di musica popolare salentina, dove la pizzica tradizionale e quella rivisitata incontrano le musiche tradizionali nazionali ed internazionali. Consiste in un tour per i paesi della Grecìa Salentina e per altri comuni del Salento, che si apre a Corigliano d’Otranto e si conclude con il grande concerto finale a Melpignano, che dura fino alle prime luci del mattino.

Rock Metal Fest a Pulsano (agosto)

È un festival musicale, organizzato dall’associazione Rock Metal Events[34]. Ogni anno dal 2009 si alternano musicisti e gruppi rock metal emergenti, principalmente provenienti dal Salento.

Salento International Film Festival a Tricase (agosto)

È un festival cinematografico del cinema indipendente, organizzato dall’associazione CineSalento. Si articola nelle tre sezioni: “Lungometraggi world cinema”, “Documentari”, “Cortometraggi”.

De Finibus Vocis a Tricase (agosto)

Il De Finibus Vocis è un concorso canoro nazionale annuale promosso dalla diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca che si prefigge di dare spazio ai giovani talenti che vogliono entrare nel mondo dello spettacolo.

Città del Libro a Campi Salentina (ultima settimana di novembre)

È un festival letterario: la rassegna nazionale degli autori e degli editori presenta una nutrita esposizione della grande e media editoria italiana e si propone come occasione per riflettere sulle sfide dei nostri tempi, utilizzando le formule consuete dell’incontro con l’autore, il cinema e il teatro, nonché tavole rotonde, mostre, laboratori e concorsi. Forte è il coinvolgimento del pubblico e in particolare delle scuole.

Alba dei Popoli a Otranto (dicembre)

È una rassegna di arti, culture, ambiente, musica e spettacoli e si svolge nell’ambito dell’Otranto Festival.

Premi[modifica | modifica wikitesto]

Premio Barocco a Gallipoli (giugno)

È un riconoscimento d’eccellenza a personaggi dello spettacolo, della cultura, dell’arte, della scienza e dello sport che si sono particolarmente distinti rendendo grande il nome dell’Italia nel mondo (dal 2007 al 2009 si è svolto a Lecce per poi ritornare a Gallipoli).

Premio Rodolfo Valentino a Lecce (luglio)

È un riconoscimento alla carriera dei protagonisti del cinema internazionale intitolato al celebre divo del cinema muto, nato a Castellaneta. La cerimonia di consegna del premio, istituito nel 1972, dal 2004 si svolge a Lecce come tra 1972 e 1980 (nel 1977 si è svolto a Bari).

Premio Zeus a Ugento (settembre)

È un riconoscimento pubblico a coloro che si distinguono nel campo dell’archeologia. Le sezioni del Premio sono:Giovani laureati in Archeologia in Italia ed all’estero; Premio alla carriera; Innovazione e Tecnologia; Restauro Archeologico; Investimenti in Ricerca e Missione all’estero.

Premio Grinzane Terra d’Otranto a Otranto (novembre)

È un riconoscimento internazionale sul tema del confronto interculturale. Presenta due sezioni: per un’opera letteraria che tratta il tema della tolleranza e dell’integrazione e per una particolare attività nel campo della solidarietà e del dialogo.

Premio Luigi Coppola – Città di Gallipoli a Gallipoli ed itinerante in Italia

Il Premio “Luigi Coppola” – Città di Gallipoli viene assegnato a Medici, Ricercatori ed Associazioni, che si sono distinti nel campo della Medicina e della Biologia non solo dal punto di vista scientifico ma anche sociale ed antropologico.

Tradizione[modifica | modifica wikitesto]

La focara di Novoli poco dopo l’accensione

La Processione dei Misteri a Taranto

Il palio di Oria

Tavola di San Giuseppe a Cocumola

Luminarie per la festa di Santa Domenica

La Focara di Novoli (16-18 gennaio): È il caratteristico falò della festa patronale di Sant’Antonio abate, un monumento di ingegneria agraria formato da decine di migliaia di fascine di tralci di vite, che supera l’altezza ed il diametro di venti metri, il quale viene acceso con un tripudio di fuochi pirotecnici la sera del 16 gennaio. Nei Giorni del Fuoco, inoltre si assiste a innumerevoli rassegne e gare di fuochi pirotecnici e si ammirano le esposizioni artistiche delle grandi luminarie. L’evento è stato oggetto di un documentario della National Geographic e di servizi della Nippon Press.

La Tavole di San Giuseppe (18-19 marzo) a San Cassiano, Sava, Lizzano, Cocumola, San Marzano di San Giuseppe, Erchie, Uggiano la Chiesa, Giurdignano, Poggiardo, Avetrana, Monteparano e Faggiano e: è un’antica tradizione in cui, in onore si San Giuseppe si imbandiscono grandi tavolate con piatti tipici. Durante la visita alla taula si possono assaggiare lu cranu stumpatu e la massa culli ciciri o i “vermiceddhri” cioè il grano e la pasta con i ceci.

La Settimana Santa a Taranto (marzo o aprile): È una suggestiva e mistica serie di riti che, inoltre, vede i componenti le due principali Confraternite della Chiesa di Taranto gareggiare per aggiudicarsi le statue e le poste nelle processioni dell’Addolorata e dei Misteri.

Il Palio di Taranto (maggio e luglio): È una manifestazione in costume che consiste in due regate con dieci barche a remi abbinate ai rispettivi rioni della città. Il trofeo viene assegnato solo dopo le due gare che si disputano l’8 maggio e la terza domenica di luglio.

Il Fuoco di San Ciro a Grottaglie (ultima domenica di gennaio): Viene allestita in piazza una grande catasta di legno, alla quale poi si dà fuoco. Si svolge anche una processione e si sparano fuochi artificiali.

Il Torneo dei Rioni di Oria (seconda settimana di agosto): È una manifestazione in costume, di ambientazione medievale, che si svolge in due giorni: sabato si tiene il corteo storico per le vie cittadine e domenica si giocano le gare tra i quattro rioni della città, per l’assegnazione del Palio.

Maggio della Madonna Odigitria a Villa Castelli (tutto il mese di maggio): La statua della Vergine viene portata in trionfo lungo le vie della città e viene ospitata di casa in casa per tutto il mese Mariano.

La Danza delle spade a Torrepaduli (15 e 16 agosto): È un ballo della “Notte di San Rocco” in cui, al ritmo incalzante dei tamburelli, coppie di uomini mimano un duello danzando e “sfidandosi” con le braccia e le mani.

La Cavalcata dei Devoti a Ostuni (26 agosto): È un antico rito dei festeggiamenti per il patrono Sant’Oronzo. La Cavalcata di sant’Oronzo è una sfilata di cavalli e cavalieri, bardati con gualdrappe e divise rosse ricche di ricami e lustrini. Di particolare interesse è anche lo svolgimento di due fiere in contemporanea, nei tre giorni di festa.

La Festa patronale di Santa Domenica a Scorrano (dal 5 al 7 luglio): si celebra la Santa patrona della Città, Santa Domenica. In questi giorni di festa, le ditte di luminarie si sfidano nella creazione di elaborate “parazioni” (in dialetto locale) ovvero nel costruire grandiose costruzioni in legno ricoperte da migliaia di lampadine.

Fiere[modifica | modifica wikitesto]

Fiera Campionaria a Galatina (giugno)

È una grande vetrina espositiva (63 edizioni) per il Commercio, l’Industria e l’Artigianato, finalizzata alla valorizzazione dei prodotti locali.

Fiera Pessima a Manduria (marzo)

È una fiera campionaria generale che tratta della produzione agroalimentare, dell’artigianato, del commercio, del tempo libero e dei servizi.

Fiera di S.Lucia a Scorrano (13 dicembre)

suggestiva fiera natalizia per le vie del centro storico di Scorrano. Le luminarie Natalizie e le bancarelle Natalizie nel contesto storico rendono questa fiera unica e molto attesa.

Mercatino del Gusto a Maglie (luglio-agosto)

È un percorso enogastronomico per le strade, le piazze, le corti e i giardini della città. La fiera gode anche della collaborazione di Slow Food, che porta al Mercatino I Presidii del Gusto di Puglia.

Fiera del Sole a Pulsano (luglio-agosto)

Fiera di San Cosimo a Oria

Fiera dell’Ascensione a Francavilla Fontana

Fiera di Natale a Sava (dicembre)

Fiera di S.Biagio ad Avetrana (Aprile)

Fiera di S.Vito a Ortelle (Ottobre)

Fiera di San Pasquale Baylon a Lizzano (17-18 maggio)

Expo 2000 a Miggiano (3º fine settimana di Ottobre)

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Rally del Salento sulle strade della provincia di Lecce (giugno)

è una competizione automobilistica valevole per il Campionato Italiano Rally, per il Trofeo d´Italia Rally GT e per la Coppa Europa Rally.

Rievocazione storica della Milano-Taranto a Taranto (luglio)

è la rievocazione della celebre corsa motociclistica che si disputò dal 1937 al 1940 e dal 1950 al 1956, anno in cui una legge dello Stato abolì le gare agonistiche su strada. Sul lungomare della città ionica è posto il simbolico traguardo per i partecipanti.

Folklore[modifica | modifica wikitesto]

La Quaremma (la Quaresima)

in vari paesi salentini. Trattasi di un pupo di pezza, una vecchietta vestita di nero “cu lu maccaturu” (fazzoletto nero per la testa) “la scialla” (con lo scialle) e “lu tamantile” (grembiule dalla vita in giu) intenta a filare la lana “cu la cunucchia” (conocchia) e “lu fusu” (il fuso); alla vita sono appesi sette taralli d’orzo senza lievito che vengono tolti uno per settimana in attesa della Santa Pasqua. La vecchietta non rappresenta altri che la Quaresima e viene esposta il mercoledì delle Sacre Ceneri all’angolo di una strada o sui balconi, in varie cittadine salentine per poi essere bruciata la sera del sabato Santo in pubblica piazza. Nei paesi della Grecìa Salentina, le vecchiette si espongono in gruppi di tre poiché la tradizione si rifà a Cloto, Atropo e Lachesi, le Moire greche intente a filare lo stame della vita arrotolandolo sul fuso e reciderlo a seconda della lunghezza di vita assegnata ad ogni uomo.

Elenco completo dei comuni salentini[modifica | modifica wikitesto]

Comuni salentini appartenenti alla provincia di Brindisi[modifica | modifica wikitesto]

Brindisi, Carovigno, Cellino San Marco, Ceglie Messapica, Erchie, Francavilla Fontana, Latiano, Mesagne, Oria, Ostuni, San Donaci, San Michele Salentino, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vernotico, San Vito dei Normanni, Torchiarolo, Torre Santa Susanna, Villa Castelli.

Comuni salentini appartenenti alla provincia di Lecce[modifica | modifica wikitesto]

(intera provincia)
Acquarica del Capo, Alessano, Alezio, Alliste, Andrano, Aradeo, Arnesano, Bagnolo del Salento, Botrugno, Calimera, Campi Salentina, Cannole, Caprarica di Lecce, Carmiano, Carpignano Salentino, Casarano, Castri di Lecce, Castrignano de’ Greci, Castrignano del Capo, Castro, Cavallino, Collepasso, Copertino, Corigliano d’Otranto, Corsano, Cursi, Cutrofiano, Diso, Gagliano del Capo, Galatina, Galatone, Gallipoli, Giuggianello, Giurdignano, Guagnano, Lecce, Lequile, Leverano, Lizzanello, Maglie, Martano, Martignano, Matino, Melendugno, Melissano, Melpignano, Miggiano, Minervino di Lecce, Monteroni di Lecce, Montesano Salentino, Morciano di Leuca, Muro Leccese, Nardò, Neviano, Nociglia, Novoli, Ortelle, Otranto, Palmariggi, Parabita, Patù, Poggiardo, Porto Cesareo, Presicce, Racale, Ruffano, Salice Salentino, Salve, San Cassiano, San Cesario di Lecce, San Donato di Lecce, San Pietro in Lama, Sanarica, Sannicola, Santa Cesarea Terme, Scorrano, Seclì, Sogliano Cavour, Soleto, Specchia, Spongano, Squinzano, Sternatia, Supersano, Surano, Surbo, Taurisano, Taviano, Tiggiano, Trepuzzi, Tricase, Tuglie, Ugento, Uggiano la Chiesa, Veglie, Vernole, Zollino.

Comuni salentini appartenenti alla provincia di Taranto[modifica | modifica wikitesto]

Avetrana, Carosino, Faggiano, Fragagnano, Grottaglie, Leporano, Lizzano, Manduria, Maruggio, Monteiasi, Montemesola, Monteparano, Pulsano, Roccaforzata, San Giorgio Ionico, San Marzano di San Giuseppe, Sava, Taranto, Torricella.

Comuni geograficamente parte del Salento e culturalmente compresi in altre aree[modifica | modifica wikitesto]

Geograficamente, rientrano nel territorio della Penisola Salentina alcuni comuni della Valle d’Itria Martina Franca (TA), Locorotondo (BA), Cisternino (BR), Fasano (BR) ed alcuni comuni a Nord di Taranto Crispiano (TA), Massafra (TA), Statte (TA). Tuttavia questi comuni presentano caratteristiche culturali e folcloristiche pugliesi, pertanto si è soliti non inserirli tra quelli del Salento.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Numerosi film e fiction hanno per sfondo ed ambientazione varie località del Salento[35]. Tra di essi si segnalano:

Cinema

Serie TV

Letteratura[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mario Cosmai, Antichi toponimi di Puglia e Basilicata, Levante, 1991.
  2. ^ Strabone, Geografia. L’Italia, libri V e VI.
  3. ^ Marco Terenzio Varrone, Rerum Rusticarum De Agri Cultura.
  4. ^ Posto a 18° 31′ 18 longitudine Est
  5. ^ Il sito di Biopuglia.
  6. ^ Medagli P. e Ruggiero L. Le specie mediterraneo-orientali e gli endemismi della Flora Salentina GIROS notizie 2002; 21: 7-10.
  7. ^ Tornadore N., Marchiori S., Marcucci R. Consistenza floristica e caratteristiche corologiche della flora pugliese. Thalassia Salentina, 1988; 18: 21-46
  8. ^ G. Costa 1857 – vedi bibliografia
  9. ^ http://www.agraria.org/canarini/salentino.htm%7C URL consultato il 14 marzo 2012
  10. ^ a b Dato Istat al 30 settembre 2011
  11. ^ Dato Istat al 31 dicembre 2011
  12. ^ Cicerone, Epistulae – Ad Familiares, 14 – 4.
  13. ^ A tal proposito, alcuni studiosi distinguono fra una forma forte ed una debole del concetto astratto di salentinità, associando alla prima la provincia di Lecce e le zone del brindisino e del tarantino, caratterizzate dalla compresenza di tutti i tratti caratteristici (primo tra tutti, il dialetto), mentre in una definizione più debole ricadrebbero le altre aree più settentrionali, nelle quali si osserva la presenza solo di alcuni elementi ritenuti caratterizzanti.
  14. ^ Per approfondire si consiglia “Ricerca sul verbo nel dialetto tarentino” di Rosa Anna Greco, “Nuovi contributi per la storia della lingua a Taranto” di Giovan Battista Mancarella e “Ajère e ôsce – Alle radici del dialetto tarantino” di Giancinto Peluso
  15. ^ Il testo del protocollo del Grande Salento.
  16. ^ [1].
  17. ^ [2].
  18. ^ Cerano: la storia infinita – L’Ora del Salento (27 aprile 2007).
  19. ^ La Puglia dei veleni – L’Espresso (30 marzo 2007).
  20. ^ Regione, sì alla legge antidiossina: “Così Taranto sarà meno inquinata” – La Repubblica (17 dicembre 2008).
  21. ^ DIOSSINA: ACCORDO ILVA TARANTO, TUTELA AMBIENTE E LAVORO – ANSA (19 febbraio 2009).
  22. ^ La centrale di Cerano non inquina – La Gazzetta del Mezzogiorno (14/03/2007).
  23. ^ Tumori, a «caccia» della diossina – La Gazzetta del Mezzogiorno (28/05/2007).
  24. ^ Copersalento, diossina: 420 volte superiore ai limiti consentiti dalla legge. Agenzia Sudnews (16/10/2008)
  25. ^ Diossina nel Leccese valori 420 volte oltre il limite. La Gazzetta del Mezzogiorno (16/10/2008)
  26. ^ Residenti stranieri in provincia di Brindisi (Istat 31-12-2006).
  27. ^ [3] vedi
  28. ^ Siti di interesse comunitario.
  29. ^ L’elenco dei cento luoghi da salvare.
  30. ^ Apre i battenti il “Museo spartano”. URL consultato il 2015-05-22.
  31. ^ Il sito di archeosalento
  32. ^ Museo spartano di Taranto ~ Filonidetaranto su www.filonidetaranto.it. URL consultato il 2015-05-22.
  33. ^ Il sito dell’Osservatorio di Campi Salentina
  34. ^ Sito dell’asscociazione Rock Metal Events
  35. ^ Per approfondire, consulta il sito www.apuliafilmcommission.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Arditi, Corografia fisica e storica della Provincia di terra d’Otranto, Arnaldo Forni, Bologna, 1979
  • P. Arthur – A. Bramato – P. Tagliente – B. Vetere, Medioevo e Rinascimento al Castello Carlo V di Lecce, Congedo Editore, Galatina, 2003
  • M. Bernardini, Lupiae, Centro Studi Salentini, Lecce 1959
  • E. Boaga, I Carmelitani in Terra d’Otranto e di Bari in epoca moderna (note di ricerca), in Ordini religiosi e società nel mezzogiorno moderno. Atti del seminario di studio (Lecce, 29-31 gennaio 1986), B. Pellegrino e F. Gaudioso (a cura di), I, Galatina
  • A. Calabrese, The sentential complementation of salentino: a study of a language without infinitival clauses, in A. Belletti (a cura di), Syntactic Theory and the Dialects of Italy, Rosenberg & Sellier, Torino, 1993
  • M. Cazzato, Guida ai castelli Pugliesi 1. La provincia di Lecce, Congedo editore, Martina Franca, 1997
  • V. Cazzato – S. Politano, Topografia di Puglia: Atlante dei “monumenti“ trigonometrici; chiese, castelli, torri, fari, architetture rurali, Congedo editore, Galatina, 2001
  • G. Costa, Catalogo sistematico della fauna salentina, Editrice Salentina, Lecce, 1857
  • F. D’Andria (a cura di), Lecce romana e il suo teatro, Congedo Editore, Galatina, 1999
  • F. M. Dell’Anna, Galugnano, una storia minore, Congedo Editore, Galatina, 2003
  • R. De Vita (a cura di), Castelli, torri ed opere fortificate di Puglia, Editoriale Adda, Bari, 1974
  • S. Fischetti, Lizzano per san Giuseppe. Le tavolate devozionali. Storia e costume, Edizione “Amici della «A. De Leo»”, Brindisi 1988
  • L. Giardino – M. Lombardo (a cura di), Il Tempo e le sue Orme percorsi turistico-culturali nel Salento, Mesagne, 2004
  • E. Groves, Contribuzione alla flora della Terra d’Otranto, Nuovo Giorn. Bot. Ital., 1876.
  • E. Groves, Flora della Costa Meridionale della Terra d’Otranto, Nuovo Giorn. Bot. Ital., 1887.
  • L. A. Montefusco, Le successioni feudali in Terra d’Otranto, Istituto Araldico salentino, Lecce, 1994
  • M. R. Muratore, Guida del Salento 2, Congedo Editore, Galatina, 1997
  • M. A. Orlando, “L’Uomo e la Pietra nel Salento preistorico. Guida alla comprensione e alle escursioni sul territorio”, Pubbl. Scient. Museo Civico Maglie, Lecce, 2007
  • G. Peluso – Ajère e ôsce. Alle radici del dialetto tarantino, Edizioni Bnd, Bari, 1985
  • F. Piccarreta – G. Ceraudo, Manuale di aerofotogrammetria archeologica – metodologia, tecniche e applicazioni, EdiPuglia, Bari, 2000
  • C. D. Poso, Il Salento normanno. Territorio, istituzioni, società, Itinerari di ricerca storica, Galatina, 1988
  • A. Sanasi, Antiche vie del Salento, Congedo editore, Galatina, 1971
  • A. Spagnolo, Nuovo annuario di terra d’Otranto, Congedo editore, Galatina, 1957
  • V. A. Sirago, Il Salento al tempo di Augusto, Brindisi, 1979

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