Il Duplex funzionava così: alzavi il telefono, era libero, facevi il numero e parlavi con chi avevi chiamato.La finalità era quella di rendere i costi del telefono accessibili a chiunque, risparmiando il 34% della spesa.

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Il Duplex, la trepida attesa

Roberto Deidda, 15 settembre 2008, 8:35

Come si spiega l’ordine dei numeri sul telefono? Scoprilo!

La tecnologia da sempre condiziona i rapporti sociali e ne crea di nuovi. A volte non sempre piacevoli. Oggi che abbiamo la possibilità di avere diversi numeri di telefono, cellulari, avvisi di chiamata, conversazioni a tre, fa sorridere pensare che non tanto tempo fa telefonare da casa non era scontato.

Avete presente il Duplex? Si trattava di una tecnologia inventata nel 1928 dallaStipel (Società Telefonica Interregionale Piemontese e Lombarda), acquisita dalla nascente SIP, che consisteva nel condividere la propria linea telefonica con un altro utente.

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La finalità era quella di rendere i costi del telefono accessibili a chiunque, risparmiando il 34% della spesa.

 

Il Duplex funzionava così: alzavi il telefono, era libero, facevi il numero e parlavi con chi avevi chiamato. Oppure alzavi il telefono, e non succedeva niente. Perché il tuo compagno di Duplex evidentemente era al telefono. Tradotto, “mors tua vita mea”, un incubo.

Come nel Far West, vinceva chi alzava la cornetta più velocemente. Non c’erano regole di ingaggio che regolassero questa “conversatio ad escludendum”, si poteva solo sperare nelle telefonate brevi.

Oltre a non poter chiamare, e lì volendo l’alternativa era la cabina telefonica, quando il Duplex era impegnato non si potevano nemmeno ricevere telefonate. L’unica cosa da fare era armarsi di un sorriso e andare a bussare, con cortesia ed educazione (altri ricordi vintage), alla porta del nostro amico di Duplex, generalmente un vicino di casa.

“Sa sto aspettando una telefonata importante”. I più sfortunati erano quelli che condividevano la linea con famiglie numerose o con figli adolescenti alle prese con pene amorose. Oppure chi capitava con un vicino antipatico. Il segnale che avvertiva della fine della conversazione avversaria era un breve squillo del telefono e, come quando a scuola suonava la campanella, chi era in attesa di telefonare correva verso la libertà prima che il segnale tornasse ad essere nuovamente occupato.

Con il passare degli anni e l’aumento generale del benessere, verso chi aveva il Duplex cominciò anche una discriminazione classista, “poverini hanno il Duplex”, come fosse una malattia sociale.

Gli anni ’90 segnarono la fine della schiavitù da telefonata condivisa. Le nuove generazioni furono liberate, grazie alle nuove tecnologie delle telecomunicazioni, dalla frustrazione dell’attesa. E condannate inconsapevolmente ad una nuova dipendenza. La perenne reperibilità.