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VENTIMIGLIA (Im). Sant'Antonio Abate e le sue radici ventimigliesi. 

[ ID: 259 ]

Localizzazione e recapiti: 

La devozione per Sant'Antonio Abate ha radici profonde a Ventimiglia. Ha ben ragione il prof. Durante nel ricordarlo. 
Non si deve dimenticare l'intitolazione della chiesa delle Canonichesse Laternanensi, in pieno Seicento, proprio a questo santo e dunque la profonda tradizione che legava lo stesso a Ventimiglia. 
Dal dipinto ora in proprietà comunale si passa immediatamente alla considerazione della devozione locale.

Descrizione:  La popolarità del santo è tale che è difficile separare la leggenda dalla realtà.
Non è neppure mancato l'inserimento della Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, cosa che ha ravvivato la devozione tardomedievale.
In relazione a Ventimiglia sono illuminanti le testimonianze di Gerolamo Rossi, il quale, citando il Gioffredo ed un'opera agiografica, il Compendium Antonianae Historiae, dà ampio spazio alla vicenda leggendaria dell'origine ventimigliese del santo.
Secondo la pia tradizione, infatti, il padre di Antonio, un alessandrino di nome Beabasso, sarebbe giunto a Ventimiglia per motivi commerciali nel 253 (secondo la cronologia ufficiale i limiti della vita del santo sarebbero tra il 250 ed il 17 gennaio del 356). Qui avrebbe sposato una ventimigliese, di nome Guitta, Gietta o Ghitta. Unione dalla quale sarebbe nato Antonio. Già qui ci sono incoerenze, per il nome germanico della madre. E si tenga conto che la santità di Antonio è legata invece all'eremitaggio orientale, solitario.
Sempre secondo la leggenda, la madre ventimigliese sarebbe stata di nobili origini. I conti di Ventimiglia sostenevano di appartenere alla discendenza del santo. Il Rossi cita i pellegrinaggi di alcuni Ventimiglia a Vienne nel Delfinato, ove si conservano le reliquie del santo. Lo stesso Rossi, in un altro scritto inedito, che comunque ha fornito materia alle pubblicazioni, ricorda la presenza della presunta culla del santo nel castello di Ventimiglia, preziosissima reliquia. La memoria devozionale rimane anche dopo che I Ventimiglia lasciano la città, tanto che la comunità può portare in processione il baldacchino sopra le reliquie del santo, diritto che spetta ai Ventimigliesi eventualmente presenti a Vienne.
Nel corso del Seicento ci si riannoda a questa tradizione quando si deve costruire il convento femminile (fig.) sui ruderi del castello dei Ventimiglia, ove già probabilmente sorgeva un sacello dedicato al santo. Santo del quale non si può non ricordarsi all'atto della dedica della chiesa. In fondo ci si riferiva ad un personaggio la cui esperienza eremitica non poteva non essere esemplare per le suore ivi raccolte.
Si deve proprio ai "principali" ventimigliesi un'importante iniziativa a sostegno della devozione per il Antonio, iniziativa peraltro limitata ai settori più elevati della società cittadina. Sono Antonio Porro, finora noto per aver ceduto gli spazi per la costruzione dell'oratorio detto "dei Neri" sull'attuale via Garibaldi, e Gio Girolamo Lanteri, i quali affidano la redazione di un testo agiografico su Sant'Antonio Abate al Padre Teofilo Raynaudi, che il Rossi dice originario di Sospel. 
Il Raynaudi pubblica allora a Roma nel 1648, i Symbola Antoniana. La Biblioteca Aprosiana conserva ben due copie di questo volumetto, dei quali uno proviene dal convento dell'Annunziata e l'altro è stato donato alla Biblioteca nel 1653 dall' Eccellentissimo cittadino ventimigliese Domenico Antonio Sismondi. L'opera è dedicata, tramite i committenti, al vescovo Lorenzo Gavotti. Si tratta di un compendio che riferisce della vita e dei valori sostenuti dall'esperienza religiosa del santo, con tutte le sue vicende leggendarie legate alla città, inclusi miracoli come la guarigione del figlio de re di Barcellona. Ecco dunque la figura del santo guaritore, con il maiale sempre a fianco, da cui trarre il sego per curare il “fuoco di Sant'Antonio”. 

Tipologia monumento:  Edificio civile 

Tipologia immagine:  Tela-quadro 

Fruibilità:  Nel quadro di proprietà ora del Comune di Ventimiglia non a caso Antonio Abate è rappresentato vicino ad un bambino, in relazione forse a fatti notissimi nella fase di redazione dell'opera, nel XVII secolo, con una veduta della zona della Marina.

Autore: Alessandro Giacobbe, 21 Gennaio 2011

Url:  http://www.ventimiglia.biz 

Rilevatore:  Feliciano Della Mora, Ersilio Teifreto (E se Sant'Antonio Abate fosse nato in italia?)

Data ultima verifica sul campo:  24/06/2012

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