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Il senso del Tau
12 agosto 2013 di devid91
Sotto il segno del Tau
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E’ trascorsa da poco la Festa di Sant’Antonio.
Il giorno dopo, a molti rimane ancora oscuro il significato di quella settantina di tappetini viola con la lettera gialla “T” che sono stati appesi ai balconi delle case di piazza Garibaldi e di quelle lungo il percorso delle vie Nazionale e Foscolo.
A sciogliere il dubbio interviene l’arciprete di Milena.
Rosario Castiglione
Don Rosario Castiglione, pur intento a sovrintendere ai lavori di preparazione del palco e della scenografia del musical Venite Gente, pazientemente ci ricorda il senso di quella lettera T.
Quel segno T non è altro che il simbolo della lettera Tau, la ventiduesima ed ultima lettera dell’alfabeto ebraico.
Essa ha un valore altamente simbolico. Rappresenta la fine del percorso religioso, lo scopo ultimo della vita di ogni bravo cristiano. La Tau indica la via che porta al ricongiungimento con Dio, restandogli sempre fedele e rispettando i suoi insegnamenti.
Sant’Antonio con la Tau sul mantello
La Tau ha anche un altro valore: rappresenta il simbolo della Croce, caro ad ogni buon cristiano.
La Tau ha quindi lo stesso significato dell’ultima lettera dell’alfabeto greco l’omega ( ω ), non è un caso che i primi cristiani la scrivevano simbolicamente nei luoghi sacri ed anche nelle catacombe, assieme alla prima lettera l’alfa ( α ) per ricordare ai credenti che c’è un inizio ed una fine, entrambi in Cristo.
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PER SAPERNE DI PIU’
Il Tau
Origini bibliche
Il segno del Tau (taw in ebraico) ha un’origine antichissima, risalente alla Bibbia: lo si ritrova nel libro della Genesi (4, 15), nell’Esodo (12, 7), in Giobbe (31, 35) ma soprattutto in Ezechiele (9, 3-4), quando dice:
«Il Signore disse: Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un Tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono…»
In questo passo il Profeta Ezechiele raccomanda a Israele di restare fedele a Dio fino alla fine, per essere riconosciuto come simbolicamente segnato con il “sigillo” del Tau sulla fronte quale popolo scelto da Dio fino alla fine della vita. Infatti, nell’alfabeto ebraico il Taw (o Tau) è l’ultima lettera e rappresentava il compimento dell’intera opera rivelata di Dio. Questo segno veniva anche trascritto come X, + o T e nella trascrizione greca il segno venne associato alla lettera Tau, che poi divenne a sua volta “T” nell’alfabeto latino.
Il Taw ebraico
Il Tau fu adottato prestissimo dai cristiani per un duplice motivo. Esso, appunto come ultima lettera dell’alfabeto ebraico, era una profezia dell’ultimo giorno ed aveva la stessa funzione della lettera greca Omega, come si legge nell’Apocalisse di San Giovanni: «Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente dalla fonte dell’acqua della vita… Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine» (Apoc. 21,6; 22,13). In secondo luogo, i cristiani vedevano in questo segno la prefigurazione della croce di Cristo come compimento delle promesse dell’Antico Testamento, perché essa rappresentava il mezzo con cui Cristo ha rovesciato la disobbedienza del vecchio Adamo, diventando il nostro Salvatore come “nuovo Adamo”.
Antoniani e Francescani
La Tau degli Antoniani
Convento antoniano di Valmontone (RM)
Durante il Medioevo, la comunità religiosa di Sant’Antonio Eremita, con la quale S. Francesco era familiare, era molto impegnata nell’assistenza ai lebbrosi. Questi uomini usavano la croce di Cristo, rappresentata come il Tau greco, quale amuleto per difendersi dalle piaghe e da altre malattie della pelle. Nell’iconografia classica, Sant’Antonio eremita è sempre riconoscibile dalla grossa Tau cucita sul saio all’altezza del petto. Nei primi anni della sua conversione, San Francesco avrebbe lavorato con questi religiosi nella zona di Assisi e sarebbe stato ospite nel loro ospizio presso San Giovanni in Laterano a Roma. Francesco parlò spesso dell’incontro con Cristo, nascosto sotto l’aspetto di un lebbroso, come del punto di svolta della sua conversione. È quindi fuor di dubbio che Francesco, in seguito, avrebbe adottato e adattato il Tau quale distintivo o firma, combinando l’antico significato della fedeltà per tutta la vita con il comandamento di servire gli ultimi, i lebbrosi del suo tempo.
Tau dipinto da S. Francesco
Cappella della Maddalena nel Santuario di Fonte Colombo (RI)
La simbologia del Tau acquistò un significato ancora più profondo per S. Francesco, dal momento in cui nel 1215 Innocenzo III promosse una grande riforma della Chiesa Cattolica ed egli ascoltò il sermone del Papa in apertura del Concilio Laterano IV, contenente la stessa esortazione del profeta Ezechiele nell’Antico Testamento: “Siamo chiamati a riformare le nostre vite, a stare alla presenza di Dio come popolo giusto. Dio ci riconoscerà dal segno Tau impresso sulle nostre fronti“. L’anziano papa, nel riprendere questo simbolo, avrebbe voluto – diceva – essere lui stesso quell’uomo “vestito di lino, con una borsa da scriba al fianco” e passare personalmente per tutta la Chiesa a segnare un Tau sulla fronte delle persone che accettavano di entrare in stato di vera conversione [Innocenzo III, Sermo VI (PL 217, 673-678)].
Questa immagine simbolica, usata dallo stesso Papa che solo cinque anni prima aveva approvato la nuova comunità di Francesco, venne immediatamente accolta come invito alla conversione. Per questo, grande fu in Francesco l’amore e la fede in questo segno, come ricorda San Bonaventura di Bagnoregio nella “Vita di San Francesco d’Assisi (Legenda major)” Cap. IV, 1079:
“…E in realtà il Santo nutriva grande venerazione ed affetto per il segno del Tau, lo raccomandava spesso nel parlare e lo scriveva di propria mano sotto le lettere che inviava, come se la sua missione consistesse, secondo il detto del profeta, nel segnare il Tau sulla fronte degli uomini che gemono e piangono, convertendosi sinceramente a Cristo“.
Tommaso da Celano ci tramanda un altro uso del Tau da parte di San Francesco: egli lo tracciava sui muri, sulle porte, e sugli stipiti delle celle, e questa affermazione è confermata dall’archeologia: ad es., al tempo del restauro della cappella di Santa Maddalena (detta anche della Madonna) a Fonte Colombo (RI) fu rinvenuto nel vano di una finestra, dal lato del Vangelo, un Tau, dipinto in rosso, ricoperto poi con una tinta del secolo XV. Questo disegno risale allo stesso san Francesco.
I Cavalieri Templari
Tau templare a Viterbo
Sede dell’antica mansione
La croce taumata fu adottata simbolicamente anche dall’ordine dei Cavalieri Templari, specialmente nel primo periodo del loro sviluppo. Gli scudieri Templari avevano una Tau rossa cucita sul mantello, che diventava croce patente intera al momento del passaggio al grado di Cavaliere. Il Tau è l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico e significa il compimento della Creazione, l’individuo in cui inizia la seconda parte dell’Opera, il Principio che conclude la Sintesi; si riferisce parimenti al Pane quotidiano e al Verbo Divino, cioè alle necessità fisiologiche e all’elevazione spirituale in osservanza della Parola evangelica: “l’uomo non deve vivere di solo pane ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio”. Secondo alcune interpretazioni esso indica un tesoro, oppure il luogo dove esso giace sepolto. Ma più semplicemente si può pensare che esso sia stato adottato dall’Ordine come duplice richiamo sia alla Croce, sia alla lettera “T” iniziale di Templum, ossia “Tempio”. Come simbolo templare lo si ritrova talvolta raffigurato in emblemi o stemmi posti sui palazzi o sulle chiese delle loro antiche commanderie. Un significativo esempio, recensito in questo sito, lo ritroviamo a Viterbo, nei pressi della chiesa di S. Maria in Carbonara, su uno stemma scolpito posto all’esterno dell’antica mansione, oggi trasformata in ristorante.
I Cavalieri del Tau
Tau dei Cavalieri d’Altopascio
Torre dell’antica Magione
Una Tau bianca era l’emblema distintivo di un altro Ordine Ospitaliero, sorto più o meno nello stesso periodo di altri più famosi, come quello degli Ospitalieri di San Giovanni, chiamato ordine dei “Frati di San Jacopo di Altopascio“, ufficializzato nell’aprile del 1239. Poiché i compiti di assistenza e cura dei pellegrini finirono per includere anche un’opera di protezione nei loro confronti, l’ordine prevedeva tra i suoi ranghi anche dei Cavalieri armati di spada, che divennero presto noti comeCavalieri del Tau. L’Ordine acquisì in breve tempo fama, onori e ricchezze, tanto da diffondersi ben oltre il territorio di origine (il borgo toscano di Altopascio, in prov. di Lucca) e da annoverare “obbedienze” in tutta Italia, nonché in altripaesi d’Europa come la Francia, la Spagna, la Germania e l’Inghilterra.
Il declino di quest’ordine religioso-cavalleresco iniziò nel XIV secolo anche a causa del trasferimento della sede del papato ad Avignone, che provocò una riduzione dei traffici verso Roma. L’ordine fu soppresso definitivamente nel 1587 per opera di papa Sisto V, ed i suoi beni furono ceduti alla Milizia di Santo Stefano creata nel Granducato di Toscana.
Il “Mappamondo a T”
Il “Mappamondo a T”
Ad influenzare questi ordini religiosi nell’adozione del Tau non furono, probabilmente, soltanto i passi biblici. Nel periodo medievale, infatti, questo simbolo permeava profondamente anche la vita di tutti i giorni. Infatti, persino le rappresentazioni geografiche del Mondo erano riconducibili a questo segno. Sono frequenti, infatti, le illustrazioni in cui il Mondo viene rappresentato suddiviso nei tre continenti allora conosciuti: l’Asia, che veniva posta generalmente nella parte alta della carta, mentre l’Europa e l’Africa nella parte inferiore, rispettivamente, nella parte sinistra e in quella destra della metà inferiore. I tre continenti erano poi separati l’uno dall’altro da un mare che prendeva la forma di una “T”, ed il tutto era inscritto in una circonferenza. Questa raffigurazione, nota anche come “Mappamondo a T”, non pretendeva di essere una rappresentazione reale del Mondo ma piuttosto una simbolica.
Rosa-Croce e Massoneria
La Tau fa la sua comparsa come simbolo anche nei secoli successivi, soprattutto nell’ambito esoterico. Ad esempio, nella “Fama Fraternitatis“, primo manifesto del movimento dei Rosa-Croce, apparso per la prima volta a Cassel nel 1614, si narra del ritrovamento della tomba del padre eponimo, Christian Rosencreutz, da parte di alcuni confratelli. Al centro del sepolcro si trovava un altare rotondo ricoperto da una lastra di rame, su cui era incisa la seguente iscrizione: “Hoc Universi compendium nisus mihi sepulcrum fuit” («Mi sono riservato per sepolcro questo compendio dell’Universo»). Sotto l’altare un’altra lastra in rame ricopriva il corpo dell’eponimo, che fu ritrovato intatto, con in mano un libello di pergamena scritto con caratteri d’oro, ed intitolato proprio “T“: esso viene definito “il nostro più grande tesoro dopo la Bibbia e non deve essere esposto con leggerezza alla censura del mondo“.
Nell’ambito della Massoneria, la forma di questa lettera richiama ben due strumenti dell’arte muratoria, il martello dello scalpellino e la squadra a doppio angolo retto. Ma come simbolo assume il suo più alto significato nell’emblema delRito dell’Arco Reale, dove compare nella forma del “Triplo Tau“. Questo glifo, inscritto in un triangolo equilatero ed in un cerchio, è considerato simbolo sacro per eccellenza, che per Jung rappresenta nell’inconscio collettivo la delimitazione dell’ambito sacro e la fissazione su un centro spirituale universale. In origine era una Tau sovrapposta ad una H, per indicare “Templum Hierosolymae” (Tempio di Gerusalemme), acquisendo poi una propria autonomia simbolica.
L’Emblema dell’Arco Reale
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Pubblicato su Religiosità | 3 commenti
3 Risposte
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su 14 agosto 2013 a 10:48 am | Rispondi
Lia
Buon giorno a tutti.
Volevo complimentarmi dal profondo del mio cuore con il Comitato della festa di S. Antonio per aver realizzato quest’anno questa novità che, a mio parere, è eccezionale. Sabato pomeriggio li ho visti arrampicati ad una scala a montare queste bandiere e mi sono incuriosita. Sabato sera, al corso, eravamo tutti con il naso all’insù e, per mezz’ora, non si parlava d’altro. Domenica mattina il colpo d’occhio, soprattutto in piazza, era stupendo, quasi commovente.
Idea eccezionale, realizzata benissimo. Spero e credo che ora li metteranno ogni anno e per questo mi permetto un piccolo consiglio da sarta: due laccetti di raso a metà bandiera sarebbero utili a evitare gli scherzi del vento. pensateci e intanto COMPLIMENTI… -
su 14 agosto 2013 a 12:23 pm | Rispondi
Milanese
Complimenti anche da parte mia. Complimenti al Comitato e soprattutto ai nostri due sacerdoti che sapientemente guidano le iniziative dei giovani. Tutta la festa e’ stata bellissima, non solo gli stendardi ai balconi. S. Antonio e’ tornato ad essere quella festa tanto attesa che era una volta e che era andata scemando. Sono davvero contenta e orgogliosa. Anche io voglio dare un piccolo suggerimento. Perché non chiedere a Carlo Petix di raccontare una sera come e’ nata la devozione e la festa di S. Antonio e se ci sono aneddoti curiosi? A me piacerebbe conoscerli.
Ancora complimenti e… W S. Antonio! -
su 14 agosto 2013 a 2:01 pm | Rispondi
paesano
Ciao.
Complimenti ragazzi. Avete avuto un’idea bellissima. Erano molto eleganti e mai a Milena si era vista una piazza cosi. Conosco i sacrifici che ci vogliono ma voi godetevi il successo di tutta la festa e non mollate. Poi queste bandiere (non tappetini) hanno fatto da cornice perfetta pure per il bellissimo Musical di lunedì. Tutti quelli che sono venuti a Milena sono rimasti meravigliati di questa cosa e mi sa mi sa che qualcuno copiera’.
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